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In Afghanistan la guerra non è finita: "Il mondo si sta dimenticando di una tragedia umanitaria"

Stefano Sozza è il Country Director di Emergency in Afghanistan da aprile 2022: "Un Paese devastato dalle lotte interne, dall’eredità del conflitto e dal progressivo spegnersi dei riflettori"

di ELISA SERAFINI -
1 settembre 2022
emergency in afghanistan 2

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Stefano Sozza è il Country Director di Emergency in Afghanistan da aprile 2022 in un Paese devastato dalle lotte interne, dall’eredità della guerra e dal progressivo spegnersi dei riflettori. Sozza, laureato in Diritti dell’uomo e Etica della Cooperazione Internazionale, inizia a lavorare come operatore umanitario nel 2014 e, dopo esperienze con diverse organizzazioni non governative in Palestina, Sudan, Iraq e Siria, comincia la sua collaborazione con Emergency nell’aprile 2022 con il ruolo di Country Director in Afghanistan. Qual è la condizione attuale del Paese, rispetto a violenza, diritti e sanità, rispetto a un anno fa? "La situazione del Paese è critica. La prima cosa che notiamo è come l’Afghanistan sia scomparso dai media, se non per fatti sporadici di cronaca o anniversari, e anche dall’agenda internazionale. Nonostante il Paese stia soffrendo una crisi economica senza precedenti, con boom di criminalità. Ciò che ci preoccupa è, innanzitutto, la crisi economica, con aumento dei prezzi e disoccupazione che affamano oltre 23 milioni di persone. La crisi economica e il conseguente impoverimento della popolazione sono elementi che possono spingere le persone a trovare escamotage per sopravvivere. Questa circostanza, unita al fatto che nel Paese ci sono tantissime armi, può scatenare episodi di violenza di cui siamo già oggi testimoni e che riscontriamo nei nostri ospedali. Nel nostro ospedale di Kabul abbiamo riscontrato un aumento tra il 50 e il 60% di casi di ferite da armi da taglio o da fuoco, in conseguenza di crescita di rapine e atti criminosi".
Centro chirurgico per vittime di guerra di Kabul. Afghanistan, 2022

Centro chirurgico per vittime di guerra di Kabul. Afghanistan, 2022

Qual è lo stato della sanità? "A livello strutturale e sanitario, i dati ONU mostrano che almeno il 59% degli afghani è in bisogno di assistenza umanitaria, 6 milioni in più rispetto a inizio del 2021. A livello di bisogni la situazione sta peggiorando, su tutti i settori. Il sistema sanitario afghano è a rischio di collasso. Dopo l’agosto 2021 per settimane e per mesi i dipendenti pubblici non hanno ricevuto il proprio stipendio. Ad oggi i fondi della Banca Mondiale che sostengono il sistema sanitario Afghano sono stati ripristinati ma rimangono criticità per quanto riguarda la qualità e l’accesso alle cure e ai farmaci. Anche per cause infrastrutturali". Molti afghani sono emigrati in Iran o Pakistan. Che Paese sta diventando l’Afghanistan dal punto di vista demografico? "I richiedenti asilo sono aumentati sensibilmente, e questo va ad aggravare un quadro in cui oltre 3 milioni di afghani sono sfollati e oltre 2 milioni sono richiedenti asilo nei paesi limitrofi. L’85% dei rifugiati afghani si trova in Pakistan e Iran. Si tratta principalmente di giovani. Decine di miliardi di dollari sono stati spesi nelle guerra ma le sovvenzioni civili mancano e non sono state in grado di migliorare le opportunità per i cittadini. Questo a causa della cattiva governance e della presenza di mercati illeciti, come quello dell’oppio e delle armi".
Afghanistan: la crisi affama il 59% della popolazione, le donne più colpite sui diritti

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Quali soluzioni di breve e di lungo periodo vede per il Paese? "Le prospettive non sono rosee: siamo di fronte ad una crisi umanitaria molto complessa, dovuta a molteplici cause intrecciate tra loro. L’Afghanistan può essere identificato come un paziente che varca le porte dei nostri ospedali. Purtroppo l’abbandono della comunità internazionale non ci permette di vedere segnali che possano far sperare in un miglioramento. Quello che possiamo fare è rimanere e continuare a impegnarci a fornire assistenza gratuita e di qualità, come abbiamo fatto per oltre vent’anni". Che tipo di crisi sanitaria state affrontando negli ospedali di Emergency? "A Kabul continuiamo a ricevere pazienti colpiti da mine o proiettili o armi. Questo è il prezzo pagato dalla popolazione a causa del lungo conflitto. Continuano a verificarsi episodi di violenza e attentati. Da agosto 2021 oltre il 90% dei pazienti possono essere identificati come vittime 'da guerra' anche se non c’è più la guerra. Di questi, più del 10%, circa 400 casi riguardano minorenni che sono feriti da armi da fuoco, da esplosioni o da oggetti esplosivi che trovano mentre giocano. Nel Sud del Paese, epicentro degli scontri prima della fine della guerra, oggi riscontriamo bisogni diversi: oltre il 90% riguarda la traumatologia civile. Nel nostro ospedale nella valle del Panjshir invece la situazione è molto peggiorata. Il Panshirè stata l’ultima provincia afghana a cadere, e tuttora sono presenti sacche di resistenza. Ci sono stati diversi attacchi, il trend degli incidenti si sta riducendo ma rimane una provincia con situazione di sicurezza abbastanza volatile. Nel nostro ospedale di Kabul, in diverse occasioni abbiamo dovuto gestire pazienti in seguito ad esplosioni e attentati che provocano un alto numero di feriti. Tutti gli attacchi verificatisi in agosto sono stati rivendicati da Isis Khorasan".
. Da agosto 2021 oltre il 90% dei pazienti possono essere identificati come vittime 'da guerra' anche se non c’è più la guerra. Di questi, più del 10%, circa 400 casi riguardano minorenni che sono feriti da armi da fuoco, da esplosioni o da oggetti esplosivi che trovano mentre giocano

Da agosto 2021 oltre il 90% dei pazienti possono essere identificati come vittime 'da guerra': di questi, più del 10% riguardano minorenni che sono feriti da armi da fuoco, da esplosioni che trovano mentre giocano

La guerra è finita, ma non sembra sia così. Cosa può fare l’Italia per contribuire a migliorare questa condizione? "L’Italia essendo parte della comunità internazionale dovrebbe giocare un ruolo attivo. Non dobbiamo voltare le spalle a questo Paese. Come cittadini attivi è importante tenere accesa una luce su quello che accade, informarsi e tenere alta l’attenzione su Afghanistan e su altre crisi, su quello che accade oltre i nostri confini. Emergency terrà, dal 2 al 4 settembre, tre giorni di eventi a Reggio Emilia con incontri e dibattiti sul tema della scelta nel suo Festival giunto alla seconda edizione. Si parlerà anche di guerra e Afghanistan. La pace è una scelta ed è perseguibile. I principali motoridel cambiamento possiamo essere noi, proprio con le nostre scelte".