Alain Delon farà ricorso all’eutanasia per porre fine alla sua vita. Il celebre attore francese, 86 anni, si è più volte detto favorevole alla pratica, a cui potrà sottoporsi direttamente in Svizzera dove vive. "
Invecchiare è fastidioso!", aveva dichiarato l’artista che nel 2019 era stato colpito da due ictus. A darne notizia è stato è stato il figlio
Anthony Delon che, su richiesta del padre, si occuperà anche di organizzare l’intero processo e di accompagnarlo nei suoi ultimi momenti su questo mondo. Ma a qualche mese di distanza dal clamoroso annuncio, proprio quest'ultimo ci tiene a precisare: "Mio padre
non mi ha chiesto di mettere fine alla sua vita. C’è stato un malinteso intorno a questa vicenda. Oggi lui sta bene, ha solo detto che se un giorno non ce la farà più vorrà ricorrere alla possibilità dell’eutanasia, per non soffrire". Il figlio della leggenda del cinema è ospite in esclusiva sabato 1° ottobre a
Verissimo e dai microfoni di Silvia Toffanin chiarisce che le voci uscite sulla stampa internazionale riguardo la volontà di suo padre di mettere fine alla propria vita sono in realtà state mal interpretate.
L'annuncio
Alain Delon, 86 anni, ha scelto di sottoporsi all'eutanasia
"Da una certa età, da un certo momento,
si ha il diritto di andarsene tranquillamente, senza passare per ospedali, iniezioni e così via", aveva detto Alain Delon a una Tv svizzera. Parole a cui, qualche giorno dopo, era seguito l'annuncio, da parte del figlio dell'attore e regista. A facilitare la procedura è la
cittadinanza svizzera che il sex symbol degli anni Sessanta ha ottenuto nel 1999, visto che la nazione elvetica è ormai
celebre punto di approdo di chi sceglie di sottoporsi al fine vita (per noi italiani è facile ricordare il caso di Dj Fabo, accompagnato nel suo ultimo viaggio da
Marco Cappato). La celebrità avrebbe già fatto testamento, "affinché la mia eredità non si trasformi in motivo di contesa tra i miei discendenti" aveva detto. Alla tv locale, in una delle ultime interviste, Delon aveva spiegato che, se fosse stato necessario, non avrebbe esitato a sottoporsi all'eutanasia: "Sono a favore. Prima di tutto perché vivo in Svizzera, dove il procedimento è legale, e anche perché penso che rappresenti
la cosa più logica e naturale da fare".
Gli ictus e la morte della moglie
Alain Delon
Il celebre
principe Tancredi de Il Gattopardo, nel 2019, ha subito
due ictus. Delon non si è mai veramente ripreso: è tornato pian piano a svolgere alcune delle principali funzioni vitali, anche se ancora oggi è costretto a camminare con un bastone. “Invecchiare fa schifo!” aveva detto poco prima del suo ricovero in ospedale tre anni fa. "Non puoi farci niente, l’età si fa sentire. Non riconosci la faccia, perdi la vista. Ti alzi e, accidenti, ti fa male la caviglia", si è lamentato l’artista, considerato
uno dei più grandi sex symbol della storia, celebre per i suoi personaggi cinematografici tra cui il cupo e timoroso Rocco di
Rocco e i suoi fratelli (1960), il killer Jeff in
Frank Costello faccia d'angelo, il gangster Rogert Startet in
Il clan dei siciliani (1969) e il supplente Daniele Dominici in
La prima notte di quiete (1972). Dopo una parentesi negli anni settanta come produttore e regista, la sua ultima interpretazione sul grande schermo risale al 2008, nel film
Asterix alle Olimpiadi, mentre nel
2017 ha annunciato il ritiro dalle scene. Due anni appena prima di quel male che lo ha segnato per sempre, al pari, nel gennaio dello scorso anno, della scomparsa dell’
ex moglie Nathalie Delon. La donna conviveva da anni con il cancro al pancreas e, come poi ha fatto l'ex marito, aveva espresso il desiderio di porre fine alla sua vita con l’eutanasia.
Cosa dice Anthony Delon
Caso editoriale in Francia con la sua autobiografia "Dolce Crudele", l’attore francese figlio del grandissimo ha avuto la forza di mettere nero su bianco la sua vita e le
sofferenze provate in famiglia. Non ha taciuto nulla, raccontando anche dei
comportamenti violenti del padre Alain nei suoi confronti, e confidando: "Si è comportato in quel modo perché anche lui è stato
abbandonato. Il dramma della sua vita è avvenuto quando ha deciso di andare in guerra a 17 anni – spiega – e sua madre ha firmato perché si arruolasse, accettando anche il rischio che potesse morire. La sofferenza e la violenza che aveva dentro di lui vengono da quell’episodio". Anthony Delon poi prosegue: "Quando si
soffre così tanto interiormente può succedere di riproporre questo dolore nei confronti degli altri". Alla domanda della Toffanin se l’abbia perdonato, risponde: "Per trovare il proprio equilibrio è
fondamentale perdonare. Bisogna amare e cercare di capire per non ripetere gli stessi errori". Una parte del libro è dedicata invece a sua madre Nathalie, scomparsa all’inizio del 2021: l'autore ha deciso di riprendere i suoi
ultimi 37 giorni di vita per farne un documentario che uscirà prossimamente. "Era d’accordo perché voleva lasciare una testimonianza alle sue nipotine. Ma non ho fatto vedere molto la malattia, infatti il documentario si chiamerà 'Il miglior modo per andarsene'. Oggi molte
persone anziane vengono lasciate sole, io invece ho voluto mostrare come la nostra famiglia e i suoi amici le sono stati vicini fino alla fine".
Cos'è l'eutanasia
Con il termine
Eutanasia si definisce l’intervento medico volto ad abbreviare l’agonia di un malato terminale. Coloro che richiedono, personalmente o tramite persona che ne fa le veci, di sottoporsi a tale procedura sono afflitti da un male, che può essere fisico o psicologico, insopportabile, tale da togliere loro motivo di continuare a vivere. Esistono vari tipi di eutanasia:
passiva quando il medico si astiene dal praticare le cure necessarie a tenere in vita il malato;
attiva quando il medico causa, direttamente, la morte del malato tramite farmaco (barbiturici e il cloruro di potassio.);
attiva volontaria quando il medico agisce su richiesta esplicita del malato. In Italia il problema del fine vita è dibattuto e di non facile soluzione (vedi la legge incagliata in Parlamento sul
suicidio assistito e la
bocciatura del quesito referendario sull'eutanasia). In
Svizzera invece il suicidio assistito è legale dal 1941, se eseguito da un non-medico che non abbia alcun interesse alla morte del soggetto interessato: la legge invece vieta alla classe medica, per etica professionale, e ai parenti (coniugi, figli o altri familiari) di partecipare direttamente alla morte del congiunto.