Cessate il fuoco a Gaza, Unicef: “La guerra è già costata troppo ai bambini”

Dopo la notizia della tregua raggiunta tra Hamas e Israele l'Ong chiede un immediato aumento degli aiuti umanitari

di MICHELA LODDO
16 gennaio 2025
Freddo e fame aggravano ancora di più la situazione dei bambini nella Striscia di Gaza (Unicef)

Freddo e fame aggravano ancora di più la situazione dei bambini nella Striscia di Gaza (Unicef)

Finalmente, è giusto il caso di dirlo, il 15 gennaio è stato raggiunto un accordo per il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, firmato da Hamas e Israele. Dopo 15 mesi di occupazione militare, 46.700 morti e 12.000 dispersi si arriva a una tregua, si spera definitiva, mediata da Qatar, Egitto e Stati Uniti, che, esclusi eventuali passi indietro di cui si sta parlando, dovrebbe entrare in vigore domenica 19 gennaio.

In una dichiarazione di Catherine Russell, direttrice generale dell'Unicef, l'organizzazione “accoglie con favore l'annuncio di un accordo di cessate il fuoco tra le parti in conflitto nella Striscia di Gaza”. Il più recente rapporto della ong parla di 14.500 bambini morti, migliaia di feriti, 17mila separati dalle proprie famiglie e quasi un milione sfollati dalle loro case.

Unicef: “Urgente portare aiuti umanitari”

“La portata dei bisogni umanitari è enorme e l'Unicef e i suoi partner sono pronti ad aumentare la propria risposta. Il cessate il fuoco deve finalmente dare agli attori umanitari l'opportunità di attuare in sicurezza la massiccia risposta all'interno della Striscia di Gaza, di cui c'è un disperato bisogno. Ciò include – prosegue – l'accesso senza ostacoli per raggiungere tutti i bambini e le famiglie con cibo e nutrizione essenziali, assistenza sanitaria e supporto psicosociale, acqua potabile e servizi igienici, istruzione e apprendimento, nonché assistenza in denaro e la ripresa delle operazioni di trasporto commerciale” riporta Russell. “Con il crollo dei servizi essenziali in tutta Gaza, dobbiamo agire con urgenza per salvare vite umane e aiutare i bambini a riprendersi”.

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Si parla poi della necessità di fornire sistemi di sicurezza adeguati, perché meno della metà dei 36 ospedali di Gaza funzionano, la produzione di acqua è inferiore al 25% della capacità e i 2,1 milioni di abitanti della Striscia non hanno abbastanza cibo. Infine, il 95% degli edifici scolastici di Gaza risulta danneggiato o distrutto, limitando di fatto il regolare accesso all'istruzione dei più piccoli. “È imperativo che le parti aderiscano pienamente al cessate il fuoco e consentano il necessario livello di aiuti nella Striscia di Gaza attraverso tutti i punti di ingresso sicuri” prosegue la nota.

“Inoltre, l'Unicef esorta con forza le parti a portare avanti con urgenza una risoluzione politica duratura che dia priorità ai diritti e al benessere di questa e delle future generazioni di bambini. La guerra a Gaza è già costata molto ai bambini. Dobbiamo agire ora e lavorare insieme per un futuro migliore per tutti i bambini”.

Cosa prevede la tregua

L'intesa si configura come un piano articolato in tre fasi: la prima prevede una tregua di 42 giorni, durante i quali Hamas rilascerà i primi 33 ostaggi in vita in cambio di un ritiro graduale dell'Idf dalla Striscia di Gaza, permettendo il rientro degli sfollati palestinesi nella stessa e il rilascio di 2000 detenuti nelle carceri israeliane; inoltre è previsto l'ingresso giornaliero di 600 tir di aiuti umanitari a Gaza. Durante la seconda fase, fondamentale per l'accordo, Hamas dovrebbe rilasciare tutti gli ostaggi in cambio di un ritiro completo delle forze israeliane dalla Striscia. Infine, l'ultima fase prevede la consegna dei corpi degli ostaggi uccisi a Gaza dal 7 ottobre 2023 e un piano di ricostruzione di tre-cinque anni sotto la supervisione internazionale.