Arabia Saudita, attivista condannata a 11 anni di carcere per il sostegno ai diritti delle donne

Manahel al-Otaibi promuoveva sui suoi social l’emancipazione femminile ma è stata arrestata in base alle leggi antiterrorismo

di Redazione Luce!
2 maggio 2024

Manahel al-Otaibi

È finita nelle maglie della controversa legge anti-terrorismo in vigore in Arabia Saudita a causa dei post sui social in cui sensibilizzava sulla condizione femminile nel Paese, promuovendo allo stesso tempo i diritti negati alle donne e la loro emancipazione. Una giovane attivista dovrà scontare 11 anni di carcere con una condanna, comminata in un’udienza segreta, di un tribunale locale, dopo essere stata arrestata per “la sua scelta di abbigliamento e il suo sostegno ai diritti delle donne”. I funzionari sauditi hanno infatti confermato, in una comunicazione all'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, che Manahel al-Otaibi è stata incriminata il 9 gennaio per quelli che il governo saudita ha definito “reati di terrorismo”.

L’emancipazione delle donne minaccia terroristica

La giovane è stato riconosciuta colpevole in base alla norma che punisce lo sfruttamento del web e l’utilizzo di siti per “trasmettere o pubblicare notizie, dichiarazioni, voci false o malevole o simili per commettere un crimine terroristico”. Perché evidentemente quegli appelli al rispetto dei diritti, la promozione dell’empowerment femminile fatti dall’istruttrice di fitness e artista sulle sue pagine social erano da ritenersi inaccettabili – e quindi falsi – da parte delle autorità, che l’hanno arrestata nel novembre 2022. Secondo le forze dell’ordine Saudite Otaibi ha usato l’hashtag #societyisready per chiedere la fine di una cultura a esclusiva tutela maschile, costruita a misura d’uomo. Anche sua sorella, Fouz al-Otaibi, è stata accusata di non indossare abiti decorosi, ma è riuscita a fuggire dal Paese prima del suo arresto. Un’altra sorella, Maryam, è una nota sostenitrice dei diritti delle donne, anche lei è finita in carcere (e rilasciata nel 2017) per aver protestato contro le patriarcali leggi arabe.

L'attivista al-Otaibi
L'attivista al-Otaibi

L’attivista Manahel al-Otaibi

Come si vede sui profili social, X e Snapchat, Manahel al-Otaibi è ritratta come una donna giovane e progressista che ama il fitness, l'arte, lo yoga e i viaggi, oltre a promuovere i diritti femminili. I gruppi di attivisti sostengono che sia stata sottoposta a gravi abusi, a partire dalla sua sparizione per cinque mesi dal novembre 2023 all'aprile 2024. Una volta rientrata in contatto con la famiglia, ha raccontato di essere stata tenuta in isolamento e di essersi rotta una gamba dopo essere stata sottoposta ad abusi fisici. I funzionari sauditi hanno negato le affermazioni.

Il suo caso segue una serie di vicende simili in cui in particolare le donne sono state sottoposte a durissime pene per aver utilizzato account social come casse di risonanza delle battaglie sociali a cui aderivano. Prima di lei ci sono state ad esempio Salma al-Shehab, condannata a 27 anni, Fatima al-Shawarbi, a 30 anni, Sukaynah al-Aithan, condannata a 40 anni, e Nourah al-Qahtani, condannata a 45 anni.

Gli appelli per la liberazione 

Amnesty International e ALQST, organizzazioni impegnate nella difesa dei diritti umani, hanno chiesto alle autorità saudite di rilasciare immediatamente al-Otaibi e di far cadere tutte le accuse, affermando che la sua detenzione “contraddice direttamente la narrativa delle autorità sulle riforme e sull'emancipazione delle donne”.

Il principe ereditario saudita Mohammed Bin Salman
Il principe ereditario saudita Mohammed Bin Salman

“Con questa sentenza le autorità saudite hanno messo a nudo l’inutilità delle tanto sbandierate riforme sui diritti delle donne fatte negli ultimi anni e hanno dimostrato il loro agghiacciante impegno nel mettere a tacere il dissenso pacifico”, ha dichiarato Bissan Fakih, responsabile delle campagne di Amnesty International sull'Arabia Saudita.

Nel caso di Al-Otaibi, Amnesty e ALQST hanno rilevato un paradosso: l’attivista, infatti, era stata un’accanita sostenitrice dei “cambiamenti radicali” del principe ereditario Mohammed bin Salman, tra cui il presunto allentamento del codice di abbigliamento per le donne, e in un'intervista del 2019 aveva dichiarato di sentirsi libera di esprimere le proprie opinioni e di indossare ciò che le piace grazie alle dichiarazioni del principe. Qualche anno dopo è stata arrestata. Per alcuni post e atteggiamenti che seguivano la stessa linea. Ironia della sorte o politica ipocrita?