Greta come Bianca e Angelina: "Anch'io portatrice della mutazione dei geni Brca, gli interventi per salvarmi la vita"

La testimonianza della 43 enne fiorentina che ha scelto l’asportazione delle mammelle (poi anche di ovaie e tube) perché esposta al rischio di tumore: "Il sostegno dell'associazione aBRCAdabra"

di LETIZIA CINI
19 ottobre 2022
Greta Dalzini, 43enne fiorentina trasferitasi a Prato, che ha deciso di ripercorrere il suo non facile percorso per i lettori di Luce!

Greta Dalzini, 43enne fiorentina trasferitasi a Prato, che ha deciso di ripercorrere il suo non facile percorso per i lettori di Luce!

Quanto vale la vita? Che prezzo si è pronti a pagare per veder crescere i propri figli, sbocciare nuove primavere, festeggiare anniversari e compleanni o semplicemente godersi la pensione? Questa e mille altre domande se le pongono persone che si trovano a un bivio: decidere se intervenire sul proprio corpo, ricorrendo a operazioni di chirurgia preventiva o intraprendere altre strade.
Nel 2014 Angelina Jolie ha sollevato il velo sulla questione mutazioni nei geni BRCA, raccontando al mondo di essersi sottoposta all’asportazione delle mammelle (poi anche di ovaie e tube di Falloppio)

Nel 2013 Angelina Jolie ha sollevato il velo sulla questione mutazioni nei geni BRCA, raccontando al mondo di essersi sottoposta all’asportazione delle mammelle (poi anche di ovaie e tube di Falloppio)

Nel 2013 Angelina Jolie ha sollevato il velo sulla questione mutazioni nei geni BRCA, raccontando al mondo di essersi sottoposta all’asportazione delle mammelle (poi anche di ovaie e tube di Falloppio) in quanto questa mutazione genetica la esponeva al rischio di tumore, malattia che aveva già ucciso sua madre. Un ritratto di Angelina Jolie con i segni della mastectomia è apparso questa mattina in piazza San Babila, nel cuore di Milano: è ‘Love Yourself’ il nuovo street artwork di aleXsandro Palombo, l’artista che ha fatto tagliare i capelli a Marge Simpson davanti al consolato iraniano di Milano.
Un ritratto di Angelina Jolie con i segni della mastectomia è apparsoin piazza San Babila, nel cuore di Milano: è ‘Love Yourself’ il nuovo street artwork di aleXsandro Palombo

Un ritratto di Angelina Jolie con i segni della mastectomia è apparsoin piazza San Babila, nel cuore di Milano: è ‘Love Yourself’ il nuovo street artwork di aleXsandro Palombo

Dopo di lei anche la tennista e leggendaria campionessa degli anni ’70 e ’80 Chris Evert ha puntato i riflettori sul cancro da BRCA.
Bianca Balti per Abracadabra

Bianca Balti per aBRCAdabra

Ora è la volta di Bianca Balti: la super top lodigiana ha inoltrato ai suoi fan una lettera-confessione nella quale, dopo aver ricevuto a sua volta la diagnosi di predisposizione genetica al tumore, spiega: “In autunno mi sottoporrò alla rimozione preventiva di tube e ovaie“. “Ho capito che più di accollarmi la responsabilità (insostenibile) di dover restare in vita per le mie figlie voglio essere per loro d’esempio finché in vita - le parole della modella 38enne - . La rimozione preventiva a cui mi sottoporrò impedirà lo sviluppo di un tumore, ma anche la possibilità di rimanere incinta in modo spontaneo”. Per gli uomini, invece, la mutazione predispone un rischio aumentato di carcinoma della mammella maschile e alla prostata.
Bianca Balti, 38 anni: la super top lodigiana ha inoltrato ai suoi fan una lettera-confessione nella quale, dopo aver ricevuto a sua volta la diagnosi di predisposizione genetica al tumore, spiega: “In autunno mi sottoporrò alla rimozione preventiva di tube e ovaie" (foto Instagram)

Bianca Balti, 38 anni: la modella lodigiana, dopo aver ricevuto a sua volta la diagnosi di predisposizione genetica al tumore, ha annunciato: “In autunno mi sottoporrò alla rimozione preventiva di tube e ovaie" (foto Instagram)

Angelina, Chris, Bianca, donne con una forte potenza mediatica che hanno deciso di metterci la faccia impegnandosi in una battaglia nella quale credono, arrivando a condividendo la propria scelta contro un nemico subdolo che continua a mietere vittime: il cancro. Stando alle stime che Airtum-Aiom-Fondazione Aiom hanno rilanciato nel mese di Ottobre, dedicato alla prevenzione, il tumore al seno colpisce una donna su 8; secondo il Ministero della Salute i numeri del cancro in Italia relativi al 2021 confermano che il carcinoma mammario è la neoplasia più diagnosticata nelle donne, in cui circa un tumore maligno ogni tre (30%) è un tumore mammario. E sono almeno 55.000 le nuove diagnosi di carcinomi della mammella femminile stimate nel 2020, mentre nel 2021 si sono contati 12.500 decessi. La sopravvivenza netta a 5 anni dalla diagnosi è dell’88%. Numeri che fanno paura, tanta. Soprattutto quando sommati a un’esperienza vissuta sulla propria pelle. Come è successo a Greta Dalzini, 43enne fiorentina trasferitasi a Poggio a Caiano (Prato), che ha deciso di ripercorrere il suo non facile percorso per i lettori di Luce!
Greta Dalzini, 43enne fiorentina trasferitasi a Prato, che ha deciso di ripercorrere il suo non facile percorso per i lettori di Luce!

Greta Dalzini, 43enne fiorentina trasferitasi a Prato, che ha deciso di ripercorrere il suo non facile percorso per i lettori di Luce!

Greta, anche lei come Bianca e Angelina? “Gia (sorride, ndr)... mio malgrado. Ma è molto importante che personaggi pubblici portatori di mutazioni di BRCA 1 e 2 decidano di testimoniare, così ho accettato di farlo anche io“. Quando è iniziato tutto? “Mia mamma è mancata per un tumore al seno BRCA associato. Dopo operazioni, recidive, terapie, nel 2014 se n’è andata. L’ho vista soffrire e sfiorire, spegnersi a 54 anni, ancora giovane e bellissima. Una settimana prima della sua morte era arrivata la risposta positiva dall’ospedale di Careggi, dove mi avevano consigliato di fare la ricerca sul gene 17 (BRCA1) e 13 (BRCA2) che indicano un rischio di sviluppare il cancro del seno o dell’ovaio in una percentuale compreso tra il 50% e l’80% . Era il mio caso“. Il mondo le è crollato addosso. “Sì, mio figlio aveva 10 anni (ora ne ha 18), ero in fase di separazione e mi sentivo sola, non ne sapevo niente di questioni genetiche, di interventi preventivi, ma sapevo solo di avere una paura pazza. Ed è sull’onda della paura che ho agito“. In che modo? “Aiutata dal mio oncologo, ho deciso di farmi rimuovere le mammelle, non sapevo cosa volesse dire nella pratica, pensavo solo a mio figlio, desideravo vederlo crescere, non volevo fare la fine di mia madre. E così ho preso la mia strada: l’intervento dopo 4 mesi, una settimana di drenaggi, dolore la perdita di sensibilità, ma la sostituzione immediata del seno con una protesi, mi ha garantito di sentirmi ’normale’. Certo, una non deve immaginarsi il risultato che dà la chirurgia estetica con la mastoplastica addittiva, ma... ci si può stare“. E così ha ripreso la sua vita, poi? “Restava la spada di Damocle di tube e ovaie: avevo 35 anni, desideravo diventare nuovamente mamma e così è stato. Ho incontrato quello che è il mio attuale compagno, che mi ha presa con tutto il mio bagaglio personale e ’sanitario’. Quando ho compiuto 38 anni è nata mia figlia (che ne ha 5). E ho deciso, questa volta consapevolmente, di entrare ancora una volta in sala operatoria“.
Abrcadabra (nome scelto perché contiene la parola BRCA e BRA, parola inglese associata al seno femminile), la prima associazione nazionale nata per sostenere tutti i portatori di mutazioni dei geni BRCA e le loro famiglie

aBRCAdabra  (nome scelto perché contiene la parola BRCA e BRA, parola inglese associata al seno femminile), la prima associazione nazionale nata per sostenere tutti i portatori di mutazioni dei geni BRCA e le loro famiglie

Chi l’ha sostenuta? “Nel corso degli anni sono entrata in contatto con aBRCAdabra (nome scelto perché contiene la parola BRCA e BRA, parola inglese associata al seno femminile), la prima associazione nazionale nata per sostenere tutti i portatori di mutazioni dei geni BRCA e le loro famiglie e della quale ora faccio attivamente parte. Le donne che hanno fondato l’associazione si sono trovate con un test BRCA positivo tra le mani molti anni prima che Angelina Jolie accendesse i riflettori. Molte si sono sentite smarrite e prive di un percorso clinico chiaro. Insomma, ne parlavano in tanti, come se fosse avere un’opinione fosse una moda, ma pochissimi specialisti fornivano indicazioni corrette. Per questo hanno deciso che era arrivato il momento di accogliere e sostenere le altre donne, le loro famiglie, di parlarne nel modo giusto soprattutto con i medici e con le Istituzioni“. Obiettivo? “Accompagnare i portatori che hanno già avuto il tumore e devono essere accompagnati per evitare che si ammalino nuovamente. O quelli sani, come nel mio caso, che hanno bisogno di un percorso di counseling con il quale individuare altri familiari che hanno la stessa mutazione e di altre strategie. Chi scopre di essere positivo spesso è lasciato solo e non sa cosa fare. La nostra associazione vuole evitare che ciò accada, e l’ho sperimentato di persona“.
Greta Dalzini, 43 anni, he ha scelto l’asportazione delle mammelle (poi anche di ovaie e tube) perché esposta al rischio di tumore

Greta Dalzini, 43 anni, ha scelto l’asportazione delle mammelle (poi anche di ovaie e tube) perché esposta al rischio di tumore

Torniamo al tre anni fa, Greta. “Già dalla nascita di mia figlia sentivo il peso di una ’non scelta’. Non mi sarei potuta perdonare la responsabilità di sviluppare un tumore, come mi sarei sentita sapendo che avrei potuto evitarlo, magari per paura della menopausa? Così ho deciso per la rimozione preventiva di tube e ovaie. Una decisione non facile, in quanto si trattava di rimuovere organi sani, ed ero consapevole che avrei anticipato di una decina di anni l’arrivo della menopausa, con tutto quello che comporta. Ma sono certa di avere fatto la cosa giusta, quanto vale la vita? Oggi finalmente l’informazione sull’eventuale presenza della mutazione BRCA si acquisisce al momento della diagnosi ed è stato stimato che le strategie di riduzione del rischio (mediche e chirurgiche), attuate nelle parenti sane positive al test genetico preventivo, sono in grado di portare ad una riduzione dell’incidenza del carcinoma ovarico del 40% in 10 anni. Enormi passi in avanti, rispetto agli anni in cui la chirurgia preventiva era considerata un’americanata“. Dove è stata operata? “All’ospedale di Prato, il 3 marzo del 2020; ricordo che il 4 o 5 chiusero tutto per la pandemia. Durante l’intervento di rimozione, in laparoscopia, i medici hanno fatto il prelievo istologico del peritoneo e un ’lavaggio’, nessuna traccia di cellule tumorali. Il mio ginecologo mi ha rivista a giugno, ma è andato tutto bene: fortunatamente tube e ovaie erano sane (cosa che spesso non accade, nemmeno quando si pensava lo fossero) e quindi ho potuto iniziare la terapia ormonale, diversamente da chi ha già un tumore. Oggi mi sento donna al 100 per cento, ho la serenità di aver messo in campo tutto quanto era necessario per prevenire così i carcinomi causati da queste mutazione“. Si sente una sopravvissuta? “No, una donna che si è conquistata la propria salute grazie alla conoscenza della mutazione genetica, dono di mia mamma che non ce l’ha fatta“.