“Mio fratello ha bisogno di cure psichiatriche, non del carcere”: il caso Atzeni e l’appello a Mattarella

Dalla colonia penale al carcere con problemi psichici: la storia di Alessandro Atzeni e la battaglia della sorella

di Redazione Luce!
13 dicembre 2024

Foto di repertorio delle mura di un carcere

È stato rinchiuso nella colonia penale di Isili, in provincia di Cagliari, perché giudicato pericoloso a causa dei suoi problemi psichici, ma ora si trova in una cella del carcere di Uta. E’ una storia, quella di Alessandro Atzeni, che riaccende i riflettori sul tema di un binomio controverso: la salute mentale e la detenzione. Ma soprattutto riapre il dibattito, mai chiuso in realtà, sulle problematiche esistenti nel sistema di presa in carico e di cura dei soggetti psichiatrici, a maggior ragione se si tratta di soggetti che hanno commesso reati, per cui la detenzione da ultima spiaggia diventa unica via possibile. 

A denunciare la storia di Atzeni, 49 anni, è la sorella Arianna che, insieme all’avvocata Armida Decina, chiede che venga fatta luce e che il fratello venga trasferito al più presto in una struttura riabilitativa idonea alle sue condizioni di salute. In una lettera la donna racconta che il fratello sarebbe stato vittima di un’aggressione avvenuta nella colonia penale di Isili quest’estate; la struttura dal canto suo sostiene la versione dell’incidente, secondo cui il 49enne si sarebbe fatto male cadendo. Ad ogni modo, in attesa che venga fatta luce su quanto accaduto a luglio scorso, “alla dimissione ospedaliera i medici hanno prescritto un ricovero per riabilitazione neuromotoria a regime intensivo - scrive la sorella - Tuttavia, anziché essere trasferito in una struttura riabilitativa specializzata, mio fratello è stato condotto presso l'infermeria di un carcere, una struttura inadeguata a fornire le cure richieste per il suo recupero. A causa del trauma subito, mio fratello è ora affetto da emiparesi che gli impedisce di camminare”.

Il carcere, quindi, non sarebbe il posto giusto per lui e la sorella ha iniziato una battaglia non solo legale. Due settimane fa aveva annunciato uno sciopero della fame e della sete per lanciare “un appello alle istituzioni competenti”. E oggi scrive direttamente al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, raccontando che il fratello Alessandro “è stato vittima di una brutale aggressione lo scorso luglio presso la colonia penale di Isili – scrive nella lettera al capo dello Stato – che lo ha ridotto in coma e ha richiesto un intervento neurochirurgico per un'emorragia cerebrale. Nonostante le sue gravi condizioni di salute e la sua conclamata vulnerabilità, è stato trasferito in carcere al termine del ricovero ospedaliero, senza che fosse garantita una continuità assistenziale adeguata. I medici che lo hanno seguito hanno evidenziato l'urgenza di un percorso riabilitativo per affrontare le gravi conseguenze neurologiche e motorie derivanti dall'aggressione subita. Tuttavia, a oggi - spiega - Alessandro non ha ricevuto la fisioterapia prescritta né il supporto necessario per la sua doppia diagnosi, rimanendo in una condizione di grave abbandono. Malgrado il mio recente incarico come amministratrice di sostegno, mi trovo a fronteggiare ostacoli burocratici e istituzionali che compromettono ulteriormente il suo recupero e la sua dignità”. La richiesta è chiara: trasferire Alessandro Atzeni in una struttura sanitaria specializzata che abbia gli strumenti adeguati a prendersi cura di lui. Anche lo stesso 49enne lo pretende e protesta contro la sua stessa detenzione non mangiando da circa dieci giorni.