Boston, dopo 5 mesi di coma corre la maratona

Si chiama Rachel Foster, ha 35 anni e viene dall'Oklahoma, la runner che ha realizzato il suo sogno con un sorriso: "Sono tornata dal regno dei morti"

di EDOARDO MARTINI -
23 aprile 2023
Rachel Foster durante la maratona di Boston (The Washington Post)

Rachel Foster durante la maratona di Boston (The Washington Post)

La cosa più incredibile dei miracoli è che accadono. E questa volta il miracolo è accaduto per davvero. A riceverlo è stata Rachel Foster, 35 anni dall'Oklahoma, che, dopo un incidente con lo scooter che le ha causato il coma, è riuscita lo stesso a realizzare il suo grande sogno: quello di correre la maratona di Boston. 
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La 32enne insieme a suo marito John (Today)

Il momento in cui tutto stava per fermarsi

Era un calmo giorno di novembre quando Rachel e suo marito John Foster decidono di uscire con i loro due scooter elettrici. All'improvviso quell'apparante calma viene spezzata da un forte grido. La donna è caduta, riversa per terra con le ruote dello scooter che ancora girano. Il marito si avvicina per tirarla su, ma lei non si muove. "Sono corso da lei e ho visto che non rispondeva. I suoi occhi erano chiusi e lei stava lottando per respirare", ricorda John. Da qual momento la confusione totale. La chiamata al 911, il viaggio in ambulanza, l’arrivo in ospedale, l’emergency room, l’attesa, l’angoscia fino al responso finale: danno cerebrale gravissimo con possibilità di ripresa quasi nulle. Passano i giorni fino all'arrivo del decimo quando i medici comunicano che l’indomani staccheranno Rachel dalla macchina che la tiene in vita. Dopo, seguirà il decorso naturale delle cose. Ma ecco che il miracolo avviene. Piano piano comincia ad aprire gli occhi. E' viva, stanca ma cosciente. A questo punto il dottore si precipita nella sua stanza per testare i livelli di funzionamento. "Rachel, se riesci a sentire la mia voce, stringi la mia mano", ricorda John, "e lei gli ha stretto la mano". Poi, le ha chiesto di muovere le dita dei piedi, "e ha iniziato a muovere entrambi i piedi", racconta ancora il marito.
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La donna ricoverata all'ospedale OU Health (Today)

La donna, dal letto dell'ospedale alla maratona di Boston

Ed è proprio da qui che ha inizio la sua seconda vita. "Il mio primo vero ricordo è stato quello di essermi svegliata in un letto d'ospedale. Mi sembrava di essere sott'acqua. Ero completamente confusa", ricorda la donna. Da quel momento, nonostante le avvertenze del suo medico che continuava a ripeterle che la maratona fosse un’idea irraggiungibile, Rachel in testa ha avuto un solo obiettivo: correre quei 42 chilometri. Determinazione spiegata perfettamente dalle parole del marito: "L'unico suo obiettivo era correre la Boston. Ogni giorno dopo aver fatto quattro o cinque ore di terapia ambulatoriale, pranzavamo e poi lei mi chiedeva di andare a fare una passeggiata in modo che potesse esercitarsi a camminare". E così è arrivato il tanto atteso 17 aprile, il giorno della maratona. Avvolta in una giacca rosa, Rachel ha vinto la sua gara con un tempo di 5 ore e 44 minuti solo sei mesi dopo un incidente da cui rischiava di non riprendersi più. Felice e con una medaglia in mano, l'atleta ha commentato con una risata il successo: "Sono tornata dalla morte, dannazione. Non è qualcosa di cui vergognarsi. Ho fatto qualcosa che molte persone definirebbero impossibile". Nonostante il trionfo, Rachel è ancora nella sua fase di recupero e sta facendo terapia ambulatoriale in un centro di riabilitazione locale lavorando per ottenere l'autorizzazione a guidare di nuovo ma soprattutto per tornare definitivamente a fare quello che le riesce meglio: correre altre maratone.
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Rachel al momento dell'autorizzazione per correre la maratona insieme al suo running partner Tim Altendorf (Today)

Il messaggio

"Spero davvero che la mia vita sia un incoraggiamento le parole di Rachel - . Spero che le persone possano prendere la mia storia e applicarla alla loro vita, e esserne incoraggiate. Lo spero davvero. Quello che ho tratto da questa esperienza è semplicemente amare le altre persone e incoraggiarle indipendentemente da quello che sta succedendo”.