“C’è ancora domani” di Paola Cortellesi conquista la Cina. Dove il dibattito sul ruolo delle donne è più acceso che mai

La pellicola, uscita in Cina proprio l’8 marzo, ha ottenuto un riconoscimento travolgente in un momento in cui, tra censure e attivismo digitale, il pubblico sembra essere sempre più attento alle questioni di genere

di CLARA LATORRACA
16 marzo 2025
Paola Cortellesi in “C’è ancora domani”

Paola Cortellesi in “C’è ancora domani”

Con un’accoglienza sorprendente, C'è ancora domani ha conquistato la Cina: al primo giorno di programmazione, la pellicola di Paola Cortellesi è diventata subito uno dei i film più visti al botteghino. Un risultato inatteso per l’esordio alla regia dell’attrice italiana, che già aveva raccolto un grandissimo successo in Italia e all’estero. Dopo l'uscita negli Stati Uniti il 7 marzo, il film è approdato in Cina il giorno successivo, in una data fortemente simbolica, ovvero la Giornata Internazionale della Donna. Se in America le reazioni sono state piuttosto tiepide - nonostante un 94% su Rotten Tomatoes -, in Cina il film è stato invece accolto con grande entusiasmo: migliaia di sale gremite, un incasso di 2,3 milioni solo nelle prime 24 ore che gli è valso il quarto posto al box office, il rating in crescita costante e folle di spettatori accorsi a incontrare la regista.

Paola Cortellesi: “Non mi aspettavo questa accoglienza”

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Paola Cortellesi in Cina davanti alla locandina del suo "C'è ancora domani"

“Io sono abbastanza scioccata da quello che è accaduto – ha dichiarato Paola Cortellesi ai microfoni di RaiNews– non me l'aspettavo, e non me lo aspettavo qui, dall’altra parte del mondo. Ho trovato un’accoglienza incredibile e una profondità nelle domande del pubblico persino maggiore che in Italia”. A Shanghai e Pechino, tra masterclass dedicate esclusivamente al pubblico femminile e standing ovation, la regista ha avuto conferma di quanto la storia di Delia sia universale: “Il fatto che questo tema sia così comune in tanti Paesi non è una buona notizia”, ha riflettuto.

Il movimento femminista in Cina

L’entusiasmo con cui il pubblico cinese ha accolto C’è ancora domani si inserisce in un panorama sociale complesso, dove il dibattito sul ruolo delle donne è più acceso che mai. Negli ultimi anni, il movimento femminista in Cina ha iniziato una nuova fase, diffondendosi soprattutto tra le giovani generazioni, ma ha anche dovuto affrontare ostacoli significativi, tra censure governative e repressione delle attiviste. Celebre il caso delle 'Feminist Five', cinque attiviste arrestate nel 2015 per aver distribuito volantini contro le molestie sessuali nei trasporti pubblici, la cui storia è diventata un simbolo nazionale e internazionale. Nonostante le difficoltà, la discussione sui diritti delle donne sta riemergendo, passando spesso attraverso i media digitali e la cultura pop.

Ad esempio, il movimento #MeToo cinese, noto come ‘#WoYeShi’, è emerso nel 2018 proprio sulle piattaforme digitali, portando alla luce casi di molestie sessuali nonostante la censura governativa. Per aggirare la repressione, le attiviste hanno usato simboli come emoji di conigli e ciotole di riso per evocare il suono "Me Too". Tuttavia, la risposta delle istituzioni è stata dura: il caso più eclatante è stato quello della tennista Peng Shuai, la cui denuncia contro un ex vicepremier è stata rapidamente censurata, scatenando allarme internazionale.

Il ruolo del cinema

Anche il cinema è già stato veicolo di dibattito su questioni di genere: il film Her Story ha riacceso il dibattito sulle molestie e sulla violenza di genere, diventando un successo di pubblico nonostante le restrizioni, con oltre 93 milioni di euro incassati in un mese. Diretto dalla regista 33enne Shao Yihui, la pellicola racconta le storie intrecciate di tre donne che affrontano discriminazioni e abusi in diversi contesti sociali, mettendo in luce le difficoltà che molte cinesi incontrano ancora oggi. Il film ha trovato un vasto pubblico, soprattutto tra le giovani generazioni, che hanno visto nella narrazione un riflesso delle proprie esperienze. La sua popolarità dimostra una forte sensibilità verso i diritti delle donne e la volontà di affrontare tematiche spesso ritenute scomode. E anche l’accoglienza riservata alla storia di Delia in Cina suggerisce che esiste una crescente attenzione nei confronti di questi temi, nonostante i limiti imposti alla discussione pubblica. Come ha sottolineato Cortellesi stessa: “Il fatto che questo tema sia così comune in tanti Paesi non è una buona notizia”. Eppure, il fatto che un film italiano possa stimolare questo tipo di confronto in un contesto così diverso dimostra che qualcosa si sta muovendo. “Il personale è politico”, recita un importante e potente slogan femminista: una storia come quella di C’è ancora domani (ma anche come quella di Her Story) si rivela un potente strumento di riflessione collettiva, capace di superare confini geografici e barriere culturali per raccontare esperienze condivise (purtroppo) da milioni di donne. Il successo della pellicola italiana in Cina dimostra che le tematiche legate alla condizione femminile trovano risonanza ben oltre il contesto in cui vengono narrate, confermando quanto la lotta per i diritti delle donne sia una questione universale. In un Paese dove la discussione su genere e uguaglianza è spesso limitata, la risposta entusiasta del pubblico femminile suggerisce che, al di là della censura, esiste un bisogno profondo di rappresentazione e di spazi sicuri per elaborare esperienze di discriminazione e violenza.

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