
I diritti Lgbt+ arretrano in tutto il mondo
C’è sempre più bisogno di campagne per i diritti civili in tutte le parti del mondo e All Out è in prima fila per sostenere tutte quelle che riguardano le comunità Lgbt+. Con Yuri Guaiana, cinquantenne italiano responsabile delle campagne senior, facciamo il punto della situazione che è tutt’altro che rosea.

Yuri, come si muove All Out?
“Noi siamo un’associazione globale che si occupa di campagne in tutto il mondo molto diversificate. Sostanzialmente offriamo ai nostri partner locali di iniziare sulla nostra piattaforma petizioni e altre strategie che coinvolgano giornali, social media e tutte le possibili forme di comunicazione per iniziative civili in tutto il mondo”.
Quali sono le priorità?
“Quelle decise dai nostri membri e partner, noi ci mettiamo in azione con un modello aperto dal basso per potere avere una attenzione globale e massima visibilità e generare solidarietà internazionale. Per questo diffondiamo in sei lingue le campagne proposte: inglese, francese, tedesco, italiano, spagnolo e portoghese”.
Ne mancano alcune molto parlate come ad esempio cinese e arabo...
"Beh, direi che in quelle realtà la situazione è assai difficile, comunque siamo già radicati nel mondo. E colmare il divario linguistico evita di danneggiare l’attivismo in alcune aree”.
Fra le ultime campagne una riguarda il Camerun: com’è la situazione da quelle parti?
“Lì e in genere in tutta l’Africa occidentale e centrale stiamo raccogliendo storie di persone Lgbt che erano tradizionalmente in una condizione normale, ma stiamo osservando un’avanzata molto pericolosa di intolleranza”.
Come si manifesta?
“Con quello che noi chiamiamo ‘l’export dell’odio’. Al fondo di questa situazione che si sta verificando in Africa ma non solo, e comunque più a livello di paesi anglofoni che francofoni, è la chiara presenza di forze che anche noi in Italia conosciamo e che sostengono legislazioni che sono anti Lgbt. Come la nuova legge adottata in Uganda e di recente anche in Ghana, leggi che si assomigliano un po’ tutte e che sono state reintrodotte anche dove erano state abolite”.
Come e che cosa dicono queste leggi?
“Ci vediamo una regia a monte che torna nella direzione in cui andavano le leggi Lgbt precedenti: la base è la criminalizzazione ancora più draconiana non solo dell’atto sessuale in sé, ma dell’identità stessa, dell’attivismo, dei pensieri non solo delle persone omosessuali o trans, ma anche di chi li sostiene della loro lotta”.
Chi c’è alle spalle?
“In primo luogo la politica sostenuta dai finanzieri che in America ha tagliato 280 milioni di dollari che andavano a sostegno di leggi per donne e persone Lgbt. Con la politica di Donald Trump e il suo Us Aid con il taglio degli aiuti umanitari in tutto il mondo il divario di risorse per i diritti civili si allarga ulteriormente e questo è un male assoluto”.
In America Latina la situazione qual è?
“Il Sud America è un continente variegato e ogni Paese marcia secondo il governo che lo guida. In Argentina ci sono difficoltà molto forti, il presidente Milei aveva promesso interventi ma poi non ha fatto nulla contro la violenza raccapricciante che ha visto, per esempio, ardere vive in casa due donne accusate di essere lesbiche. Mentre al contrario in Colombia è stata votata una legge sui diritti dei trans”.
L’Europa come sta?
“Si sta verificando proprio in questo periodo l’adozione di leggi copia e incolla provenienti dalla Russia, dove è vietata la sola propaganda Lgbt e dove le persone omosessuali corrono grossi pericoli. La Georgia vive una repressione del genere e così l’Ungheria che ha varato una legge che impone fasce orarie nelle quali in tv non si può parlare di argomenti che riguardano la comunità Lgbt; in Bulgaria nelle scuole si vieta non solo di insegnare, ma si impone di evitare qualsiasi discussione di materie riguardanti l’orientamento sessuale, tutto giustificato dalla paura del gender”.
C’è qualche paese che va contro questa recrudescenza?
“Sì, la Lituania ha finalmente svoltato e approvato leggi che proteggono di più donne e omosessuali”.
E l’Italia come va?
“Siamo molto preoccupati, ad esempio, per la proposta di legge firmata dal leghista Rossano Sasso, ex sottosegretario all’Istruzione, passata nella Commissione cultura, scienza e istruzione, di cui fa parte il parlamentare, che chiede di varare provvedimenti che sostanzialmente vietino nelle scuole di parlare di teoria del gender, facendo il paio con quella dell’onorevole Laura Ravetto, anch’essa della Lega ed ex sottosegretaria. Sono derive di una politica trumpiana omofobica e transfobica che agisce in commistione con la chiesa evangelica americana senza che la sinistra riesca a contrastarla e che noi denunciamo dalla prima presidenza del tycoon. In Italia questa politica è portata avanti da alcune associazioni come il Forum delle Famiglie che combattono i nostri diritti e soprattutto quelli riproduttivi delle donne”.
Omofobia e transfobia: c’è qualche passo avanti?
“Al contrario. Il grande tema è quello delle compagnie hi-tech che hanno avuto un improvviso voltafaccia per cui si stanno allineando anche in questo con Trump portando a cambi delle loro politiche. Meta, per esempio, non modererà più contenuti omofobici e questo sbandierando il vessillo della libertà del discorso politico. Fortunatamente questo per ora non si applicherà ai contenuti digitati in Europa. Meno male, perché negli Stati Uniti la mancata moderazione sta portando a rendere vere dichiarazioni come quelle che vedono i trans e gli omosessuali descritti come persone malate”.
Voi di All Out come vi comportate per combattere queste fake?
“Continuando a lavorare per i diritti di chi non ne, per difendere nei vari Paesi trans e omosessuali, per raccogliere più possibile l’opinione pubblica attorno a noi”.
Vi ascoltano?
“A volte sì: in Europa siamo riusciti a dire la nostra partecipando ai lavori per l’approvazione della direttiva sulla Intelligenza Artificiale per una campagna in cui inserire la regolamentazione della protezione per le persone omosessuali. Un passo in avanti, in un mare di grossi problemi per tutti i diritti civili, in primis quelli delle persone che sono considerate diverse, ma che valgono tutte le altre”.