Che Natale sarebbe senza i rincari dei prezzi per gli spostamenti da Nord a Sud? “È il mercato”, direte. E l’osservazione sarebbe pure — sarcasticamente — ineccepibile, se non fosse che quei viaggi sono spesso rientri per ricongiungersi con i propri cari. Spendere più di 300 euro per salire su un treno da Milano a Reggio Calabria, con cambio a Roma e nove ore di attesa, è una cifra oggettivamente spropositata.
Il diritto diventa lusso
I giorni critici, come prevedibile, vanno dal 19 al 23 dicembre, quando scuole, università e uffici si fermano e gli studenti fuori sede o i lavoratori emigrati al Nord cercano di tornare a casa per le festività. Quello che dovrebbe essere un diritto – viaggiare per trascorrere il Natale in famiglia –si è trasformato in un lusso e il 2024 segna un record negativo sul fronte del caro-spostamenti: gli aumenti rispetto al 2023 sono impressionanti, con picchi del 33% per bus e aerei e del 20% per i treni, stando ai dati diffusi delle associazioni di consumatori. Una speculazione bella e buona, che rischia di costringere molti a rinunciare allo spostamento.
Colpa dell’algoritmo
E se vi dicessimo che il principale responsabile di questa follia collettiva è l’algoritmo? Questo sistema, progettato per massimizzare i profitti delle compagnie, fa lievitare i prezzi quando aumenta la domanda. Con questa logica – che di umanamente logico ha pochissimo –, un volo nazionale può costare più di uno internazionale e i treni diventano un’opzione proibitiva, nonostante il loro minore impatto ambientale. Il risultato? Molti ripiegano sulle auto (magari condivise), compromettendo gli obiettivi di sostenibilità ambientale e penalizzando ulteriormente il trasporto pubblico.
Ma la questione non è solo economica, è profondamente sociale. Perché viaggiare per ricongiungersi con la famiglia non può essere un privilegio riservato a chi se lo può permettere, soprattutto quando le soluzioni esistono e sono a portata di mano. Per risolvere la questione basterebbe innanzitutto mettere mano a una vera regolamentazione dei prezzi da parte delle autorità competenti, che garantisca tariffe accessibili anche nei periodi di maggiore richiesta. Lasciare il mercato completamente libero di determinare costi che escludono una fetta crescente di cittadini non è più accettabile.
Interventi necessari per evitare le disuguaglianze
Poi c’è il nodo degli investimenti. L’Italia ha un disperato bisogno di potenziare i trasporti pubblici, le reti ferroviarie ad alta velocità e il trasporto marittimo, integrandoli con politiche di prezzo eque e sostenibili. Questi interventi non sono più rimandabili: sono indispensabili per garantire il diritto alla mobilità e per evitare che le disuguaglianze territoriali e sociali si aggravino ulteriormente. Regolamentare, investire, pianificare: le soluzioni ci sono, ma occorre la volontà politica di agire. Finché le scelte saranno dettate esclusivamente dalla logica del profitto, in alcuni periodi dell’anno gli spostamenti rischieranno di rimanere un lusso per pochi. Tocca a chi governa scegliere se continuare a ignorare un problema così cruciale o finalmente farsene carico. L’augurio è che chi di dovere si desti e comprenda che garantire il diritto alla mobilità non è solo una questione di giustizia sociale, ma anche un tassello imprescindibile per costruire un Paese più equo e sostenibile.