Chiede il congedo parentale per assistere il figlio neonato e il Comune la licenzia: ora l’architetta deve essere risarcita

Nel 2023 la 34enne molisana vince il concorso a Monte Argentario e, dopo aver preso servizio, chiede dei giorni per stare col bambino mentre il marito assiste il padre in fin di vita. Il Tribunale di Grosseto ha condannato l’amministrazione per discriminazione di genere

6 agosto 2024
Neo mamma

Neo mamma licenziata per aver chiesto un congero parentale

Le avrebbero (a quanto raccontato da lei stessa) stracciato il contratto appena siglato perché aveva chiesto, dopo aver preso servizio, un paio di settimane di congedo parentale per assistere il figlio di 3 mesi mentre il marito era occupato con il padre in fin di vita a Bologna. Ora il Comune di Monte Argentario che l’aveva assunta prima e licenziata praticamente subito dopo – accadeva un anno fa – è stato condannato dal Tribunale di Grosseto a risarcire l’architetta molisana che è stata vittima di un “comportamento discriminatorio di genere”.  Alla 34enne spetta ora un risarcimento di circa 30mila euro per danni patrimoniali e morali, come stabilito dal giudice Giuseppe Grosso.

La storia, raccontata per prima da Maremma Oggi, fa riferimento a un caso del 1° giugno 2023 e trova quindi solo un anno dopo conclusione, con la sentenza della giuria grossetana che ha dato ragione alla donna. L’architetta ha infatti vinto il concorso pubblico come istruttore direttore tecnico all’amministrazione comunale di Monte Argentario, che prevedeva l’assunzione di due persone e lei era appunto seconda nella graduatoria finale. Durante il colloquio con la dirigenza comunale, fa presente la sua situazione e chiede un permesso (il congedo parentale facoltativo, concesso a entrambi i genitori oltre a quello obbligatorio di maternità e paternità) per badare al figlio neonato, perché sui suocero sta morendo e il padre del bambino è quindi a Bologna con lui. 

Se la 34enne molisana racconta che a quel punto il funzionario con cui stava avendo il colloquio si è arrabbiato a tal punto da strapparle il contratto davanti agli occhi, dall’altra parte l’uomo nega questi gesti e di aver avuto un comportamento discriminatorio. Fatto sta che la neo assunta si è vista negare il congedo e il capo del personale ha giustificato il fatto dicendo che: “Non si sarebbe proceduto all’assunzione di donne in stato di maternità poiché, per effetto dei permessi e dei congedi legati a tale condizione, il Comune si sarebbe trovato in una situazione di difficoltà organizzativa”. Insomma non solo non poteva avere quei giorni di permesso, ma la donna è stata di fatto licenziata. Anzi, mai assunta.

 Un “Comportamento gravissimo se fosse stato messo in atto da un’azienda privata ma che lo diventa ancor di più visto che al centro c’è una pubblica amministrazione”, sostiene uno dei difensori della professionista, Giorgio Barletta, al Corriere della Sera. Che, alla sua chiamata durante il colloquio, le consiglia di farsi attestare almeno la presenza. L’ufficio però si rifiuta, la donna chiama i carabinieri che verbalizzano tutto. Per quanto appaia  come un caso di discriminazione di genere, cosa che poi attesterà anche il tribunale, i legali della donna tentano comunque anche la carta della conciliazione con il Comune, rivolgendosi alla garante provinciale di Grosseto per le pari opportunità, ma anche questa risulta impossibile e ognuna delle due parti rimane ferma sulle proprie posizioni. 

Anzi, dall’amministrazione cittadina scatta anche una denuncia contro l’architetta per diffamazione e calunnia. Il team di avvocati di lei decide quindi di rivolgersi al giudice del lavoro e quest’ultimo, come detto, qualche giorno fa ha dato loro ragione. È stata una vera e propria discriminazione nei suoi confronti, contro una neo mamma che chiedeva di far valere un suo diritto e non solo le è stato rifiutato ma è stata anche rimpiazzata con un’altra persona in brevissimo tempo. “È indubbio – si legge nella sentenza – che la protagonista non avrebbe subito lo stesso trattamento se fosse stata uomo o comunque donna non appena uscita da una condizione di maternità”.