Le parole di Francesca Ghio, consigliera comunale in Comune a Genova che ha raccontato delle violenze sessuali subite a 12 anni, non ha solo sconvolto i presenti in quell’aula e chi le ha ascoltate da casa, ora è diventato è un caso giudiziario. La procura di Genova, infatti, ha aperto un fascicolo per violenza sessuale aggravata su minore, per il momento a carico di ignoti e affidato al procuratore aggiunto Vittorio Ranieri Miniati che coordina il pool Fasce deboli.
“La mia è stata una denuncia per far sì che tutti potessero guardare la violenza negli occhi, in quell'aula che è troppo spesso lontana dalla realtà, mostrandosi inadeguata a dare quelle risposte che devono arrivare dalle istituzioni – ha spiegato all'ANSA le ragioni della sua confessione Francesca Ghio – Ero preparata e ho scelto di farlo, mi sento come se il mio corpo fosse diventato nutrimento per tutti. Una parte di me era morta tanti anni fa, la nuova voce che ieri ho trovato il coraggio di usare mi sta dando tanta forza. Ed è anche bello pensare che questa voglia di reagire me l'abbia data Giulia Cecchettin e tutto quello che la sua famiglia ha fatto”.
"Se le donne non denunciano e se io non l'ho fatto anni fa è perché non avevo gli strumenti per capire come potermi ribellare a quella violenza – continua – il mio gesto era un atto poco ragionato e fatto di cuore. I messaggi più belli sono stati quelli delle persone che mi hanno ringraziato di aver parlato anche a nome loro. Ho usato il mio corpo, la mia voce, la mia storia come gesto politico. Finché non accetteremo che il problema esiste, non potremo usare gli strumenti giusto per affrontarlo. Bisogna smetterla di restare incastrati nella retorica della celebrazione del 25 novembre o dell'8 marzo ma comprendere i bisogni veri, come gli studenti e le studentesse che nell'università hanno chiesto di avere degli sportelli di ascolto”, ha concluso
Ghio.