Le femministe sudcoreane dicono no agli uomini

In Sud Corea il movimento femminista si fonda sui “4 no”: al matrimonio, ai figli, alle relazioni con gli uomini e al sesso. La risposta estrema a violenze e discriminazioni, nonché ad una società profondamente patriarcale

di MARGHERITA AMBROGETTI DAMIANI
6 marzo 2024
Manifestazione femminista in Corea del Sud

Manifestazione femminista in Corea del Sud

In Corea del Sud c’è una storia nella storia che merita di essere conosciuta e raccontata e che, guarda caso, ha come protagoniste proprio loro, le donne. Mettiamola così: in una società estremamente patriarcale, c’era da aspettarselo che l’altra metà del cielo si sarebbe ribellata. I confini di questa ribellione erano, però, ignoti. Canoni estetici e di abbigliamento standardizzati, gravidanze, “famiglia e così sia” erano standard decisamente troppo stringenti per una società in rapida evoluzione come quella sudcoreana. Su questa scia, negli ultimi tempi ha trovato terreno fertile un movimento femminista che dice “no” agli uomini in senso assoluto.

Il movimento dei “4 No”

Niente uomini né relazioni eterosessuali. Solo in questo modo, nelle opinioni delle attiviste, sarà possibile fermare il circolo vizioso di violenze e discriminazioni. Il movimento porta il nome di “4B” ed è conosciuto anche come movimento dei “4 no”. Il niet è a matrimoni eterosessuali, figli, relazioni sentimentali e sessuali con uomini. Il no è addirittura verso eventuali amicizie di genere maschile. Molte delle donne coinvolte nel movimento dichiarano di essere state vittime di violenza, altre di sentirsene parte perché motivate dalle fortissime discriminazioni vigenti nel Paese, tra gender gap, retribuzione sproporzionata, lavoro di cura solo a carico delle donne, varie ed eventuali. Al momento, non è dato sapere quante siano le donne che compongono il movimento. Le ipotesi oscillano tra 4mila e 50mila, ma non è da escludere che le simpatizzanti siano molte di più.

Una cosa è certa: la reazione estrema al femminile è figlia di un turbo-capitalismo che ha consapevolizzato le donne sul fronte della loro autonomia - anche economica - e la ha messe nella condizione di accelerare i tempi della loro liberazione dal giogo patriarcale e vessatorio. Una dinamica difficile da giudicare, ma potenzialmente rischiosissima.

Una reazione estrema al patriarcato

Le politiche di genere hanno necessità di essere integrate nella società per essere pienamente tali. Incappare in una segregazione auto-imposta appare un rischio più che reale, per non parlare del pericolo di un inasprimento dello scontro tra uomini e donne. Senza dubbio, il movimento “4B” ha e avrà il merito di aprire un dibattito nel Paese. La speranza è che non diventi la brutta copia di luoghi di scontro destinati alla frammentazione.

Del resto, voci di corridoio raccontano di correnti pronte a mettere in dubbio il divieto di stringere amicizie con uomini o a chiedere una maggiore considerazione alle persone trans. E se il futuro sudcoreano in Occidente fosse già adesso?