Damasco, la paura delle ragazze siriane: “Non vogliamo un nuovo Afghanistan”

Le formazioni di Hay'at Tahrir al-Sham (Hts) stanno rivoluzionando l’organigramma nazionale dopo la cacciata di Assad. A preoccupare le donne è la possibile imposizione della Sharia

di MARCO PILI
14 dicembre 2024
Siria, la nuova bandiera ufficializzata dai sostenitori della rivoluzione (ANSA)

Siria, la nuova bandiera ufficializzata dai sostenitori della rivoluzione (ANSA)

Il 2024 verrà sicuramente ricordato nei libri di storia per lo sconvolgimento che, oltre a colpire numerose aree del mondo, ha portato il crollo di una delle dittature più violente e repressive di tutto il Medio Oriente, la Siria di Hafez e Bashar al-Assad, basata sul controllo violento dei dissidenti adoperato dal partito Ba'ath socialista arabo e supportato dalla Russia. Una stagione di violenze e privazioni per la popolazione civile che hanno duramente segnato una delle regioni con gli indici di sviluppo e di benessere più bassi di tutta l’area. Fenomeni che, nel corso degli anni, hanno comportato flussi migratori di enorme rilievo, capaci di ritagliarsi uno spazio importante anche sui media mainstream occidentali. Le vite di queste persone, nel corso dei primi anni 2000, sono poi state usate come parte di una ben più ampia strategia di guerra ibrida da Recep Tayyip Erdogan, appellato da Mario Draghi come autocrate e dittatore ai tempi della sua presidenza del Consiglio.

Ma quello che, ad oggi, sta preoccupando la popolazione civile siriana e, in particolar modo, le ragazze più giovani che abitano all’interno della capitale, è la possibilità di una dura repressione dei loro diritti da parte dei miliziani di Hts. Le forze ribelli che, nei giorni scorsi, hanno conquistato le principali città della Siria, obbligando le forze dell’esercito regolare supportate dalla Russia ad una rocambolesca fuga, infatti, sono di estrazione islamista, provenendo in parte dalle fila di al-Qaeda. Una discendenza che, negli anni, i principali leader del movimento anti-Assad hanno provato a scrollarsi di dosso pur non riuscendo, in ogni caso, a evitare la condanna di Onu, Unione Europea, Stati Uniti e molti altri stati ad organizzazione terroristica.

Quale futuro per le donne e le ragazze siriane?

A destare preoccupazione tra le ragazze di Damasco, come raccolto dall’inviata di Repubblica Gabriella Colarusso, è la possibilità dell’imposizione della Sharia, la legge coranica attualmente in vigore in stati come, ad esempio, Arabia Saudita, Iran e Afghanistan. Come testimoniato da alcune giovani della capitale nel corso di alcune interviste, infatti, il nuovo governo di transizione non ha incluso neppure una donna nei ruoli chiave di governo, e alcuni miliziani di Hts avrebbero iniziato ad importunare le ragazze ai checkpoint.

Imposizioni relative all’obbligo di indossare il velo o al non poter circolare se non in compagnia del marito, infatti, sono state riferite alla stessa Colarusso nel corso di numerosi incontri, mentre i leader del movimento anti-Assad si impegnano a smentire categoricamente. Ahmad al-Sharaa, noto come di Abu Mohammed al-Golani, leader di Hts, ha affermato di voler rispettare lo stato di diritto, promuovendo una vera pluralità fino ad ora assente. Ma, nonostante ciò, la diffidenza verso la sua figura e le sue azioni rimane elevata.

La testimonianza riportata su Repubblica di Dima, studentessa ventiquattrenne, è – a tal proposito – emblematica: “Io sono pronta. Non ho problemi con la loro fede, noi siamo dalla parte dei rivoluzionari. Ma voglio essere libera di vivere come credo, non accetterò un altro Afghanistan”.