"Delitti in Famiglia": il caso del figlicidio di Lorys Stival su Rai2

La puntata andrà in onda oggi, 2 novembre alle 21:20 su Rai2. La precedente è stata dedicata all'omicidio di Melania Rea

di EDOARDO MARTINI
2 novembre 2023

Lorys Stival insieme al papà Davide

Torna il secondo appuntamento di "Delitti in famiglia", il nuovo ciclo di documentari che indaga il dramma degli omicidi commessi in ambito domestico. Una piaga in Italia dove un delitto su due è compiuto all'interno della sfera familiare o affettiva.

Questa volta a raccontare la vicenda sarà il giornalista Stefano Nazzi, autore di uno dei podcast di cronaca nera più ascoltati d'Italia, che giovedì 2 novembre alle 21:20 in prima serata su Rai2 farà luce sul figlicidio di Lorys Stival.

Il focus della serie infatti, è quello di approfondire il dramma degli omicidi commessi in famiglia, nei luoghi che consideriamo più sicuri e felici, ma dove invece a volte c'è solo dolore, aggressività, sopraffazione, violenza: dei 314 omicidi avvenuti in Italia nel 2022 infatti, la metà si sono svolti all'interno della sfera familiare o affettiva.
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La famiglia Stival con al centro il piccolo Lorys

"Delitti in Famiglia": il caso di Lorys Stival

Al centro della puntata la ricostruzione di un delitto che, come dichiara in apertura Nazzi, "consideriamo più inconcepibile di altri. Delitti impensabili, che percepiamo come contronatura. Sono i casi di genitori, di madri che uccidono i propri figli".

Il riferimento è a quello che accade il 29 novembre 2014 in un piccolo comune siciliano in provincia di Ragusa, Santa Croce Camerina, dove una madre, Veronica Panarello, uccise il proprio figlio, il piccolo Lorys Andrea Stival.

Nel documentario, il giornalista ripercorre meticolosamente tutte le fasi dell'indagine attraverso un resoconto oggettivo e basato rigorosamente sugli atti giudiziari e sulle testimonianze esclusive di familiari (tra cui l’intervista alla sorella di Veronica, Antonella Panarello), investigatori, avvocati, psichiatri e maestre.

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Lorys in una fotografia da piccolo

Ad arricchire il racconto, materiali video inediti, come il filmato della Polizia con la ricostruzione della morte fatta da Veronica Panarello durante i sopralluoghi nel luogo in cui è stato ritrovato il corpo del piccolo Lorys e poi a casa, nella camera del figlio.

Per la prima volta in esclusiva anche i video delle perizie psichiatriche del pool che ha incontrato la donna e il racconto dei tre esperti rispetto al profilo dell'accusata e al movente possibile. Una ricostruzione accurata di una tragica vicenda con una madre che a distanza di nove anni non riesce ancora a confessare il movente dell'omicidio del figlio.

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Melania Rea, la donna uccisa dal marito con 35 coltellate (Instagram)

L'omicidio di Melania Rea nella prima puntata

La prima puntata, andata in onda giovedì 26 ottobre alle 21.20 e ora disponibile su Rai Play, è dedicata all'omicidio di Melania Rea avvenuto il 18 aprile 2011, quando suo marito, Salvatore Parolisi, l'ha uccisa con 35 coltellate in seguito ad una lite coniugale sfociata a causa di una relazione che l'uomo intratteneva con un'altra ragazza più giovane, sua allieva. Il loro rapporto di coppia iniziò ad incrinarsi quando in Melania crebbe il sospetto che suo marito avesse una relazione extra coniugale con una sua allieva. Quest'ultima, soldatessa dell'esercito, perse la testa per Parolisi e ne divenne l'amante. Ma non è tutto qui. Secondo alcune versioni dell'uomo, anche il rapporto morboso che Melania aveva con sua madre contribuì alla crisi della propria relazione. Capitava di frequente infatti che i due dormissero separati e che la donna preferisse trascorrere la notte con la mamma Vittoria. L'uomo poi nel corso della seconda udienza del processo d'Appello dell'omicidio, confidò spontaneamente di aver tradito più volte la moglie ma che al tempo stesso continuava ad amarla, chiarendo che non sarebbe stato mai capace di ucciderla e che quindi fosse innocente.

I messaggi incriminanti

Il 18 marzo 2011, quindi un mese prima del delitto, Parolisi si scambiava una serie di messaggi con la soldatessa dell'esercito e sua amante, Ludovica Perrone. "Sei la cosa più importante a cui credo e che voglio", "Dammi un altro po' di tempo e risolvo tutto, ho già preso accordi con Melania" si leggeva nelle numerose chat avviate con la giovane ragazza. Da lì a poco si scoprì che l'uomo nascondeva fitte conversazioni su Facebook sulla quale piattaforma social si era registrato con lo pseudonimo di "Vecio Alpino". Gli stessi messaggi sono poi stati cancellati da Parolisi il giorno seguente alla morte di sua moglie Melania.
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Salvatore Parolisi insieme alla moglie (Instagram)

Agli inquirenti fu subito chiaro che tra i due si celava un'importante relazione sentimentale e non una semplice scappatella come poi nel corso degli anni ha raccontato con convinzione l'uomo. Tra i due vi era un rapporto ben consolidato e la stessa Ludovica insisteva nel convincere l'uomo a lasciare la moglie così da non doversi più nascondere. Alle sue continue richieste, Salvatore rispondeva di avere pazienza e che molto presto sarebbe riuscito a risolvere una volta per tutte la faccenda. Il suo coinvolgimento nell'omicidio fu ancora più chiaro quando a maggio 2011, ad un mese dalla morte della moglie, Parolisi teneva delle conversazioni con se stesso mentre era alla guida della sua auto. "Veramente ho fatto questo? Sono comunque un bravo ragazzo. Ora devo vedere cosa inventarmi", furono una serie di frasi pronunciate dall'uomo mentre ripensava a quanto accaduto, registrate dalle microspie ambientali introdotte nella vettura.

La decisione della Cassazione

Il 25 settembre 2013 iniziò davanti alla Corte d'Assise d'Appello dell'Aquila, il processo di secondo grado per Salvatore Parolisi, condannato in primo grado all'ergastolo per aver ucciso la moglie Melania. Ma cinque giorni dopo, il 30 settembre dello stesso anno, la Corte d'Appello dell'Aquila ridusse la pena inflitta precedentemente e lo condannò a 30 anni di detenzione. Il 13 giugno 2016 i giudici della Cassazione confermarono la sentenza già decisa dalla Corte di Assise di Perugia, durante il secondo processo d'appello il 27 maggio 2015. Salvatore Parolisi venne dunque ufficialmente condannato a 20 anni di carcere per l'omicidio di sua moglie Melania Rea.