Il coraggio di denunciare lo stupro: “Non starò zitta, continuo a lottare”

Parla la vittima di violenza avvenuta nel 2020 a Pistoia, per la quale sono stati condannati in due: i giudici della Corte d’Appello hanno rigettato la richiesta di concordato per la riduzione della pena. “Finalmente mi sono sentita ascoltata”

di TERESA SCARCELLA -
5 novembre 2024
donna in strada

La giovane è stata stuprata in strada da due ragazzi quando era ancora minorenne, nel 2020

Firenze, 5 novembre 2024 – “Sono felice, mi sono sentita finalmente ascoltata”. Chi parla è Ayla Astore, 21 anni, vittima di uno stupro quando non era ancora maggiorenne. Ieri per lei è stata una giornata significativa.

La Corte di Appello di Firenze era chiamata a pronunciarsi sulla richiesta di concordato di uno dei due ragazzi, entrambi 23enni, accusati della violenza avvenuta nel 2020 a Pistoia. La riduzione della pena sulla condanna in primo grado a 3 anni e 2 mesi, gli avrebbe permesso di godere della sospensione condizionale e quindi non finire in carcere. Com’è successo per l’amico, condannato in primo grado a 2 anni 4 mesi. Ma il sì dei giudici, tanto temuto dalla giovane e dai suoi avvocati Gianmarco Romanini e Sofia Nesti, non c’è stato.

Quando riusciamo a parlare con Ayla Astore sono passate ore dall’udienza, eppure è ancora frastornata. “Non me l’aspettavo – racconta – i miei avvocati mi avevano preparata al peggio, ma il peggio non è avvenuto. Quando ho capito che i giudici avevano negato il concordato sono scoppiata in lacrime, non riuscivo a crederci. Sono uscita dall’aula e ho abbracciato tutti. Sentivo la me 17enne urlare di felicità”. Accanto a lei, in tribunale, c’era un gruppo corposo di amici e parenti tra cui i genitori, le sorelle, la cugina con cui per prima ha parlato dello stupro e il fidanzato.

Ma la rete di supporto è andata ben oltre i legami. La sua storia e soprattutto la notizia della possibilità che venisse ridotta la pena per uno dei due imputati ha fatto il giro dei social nei giorni precedenti. Catturando l’attenzione e il sostegno dei vari collettivi di Non Una di Meno (a Pistoia hanno affisso uno striscione per dire “No alla cultura dello stupro“) e di attiviste come Carlotta Vagnoli e Flavia Carlini. E questo ha contribuito a costruire intorno ad Ayla una rete più forte. “Non siamo sole, se decidiamo di parlare – commenta - La condivisione è una grande vittoria e la verità è rivoluzionaria”. Anche se non sempre facile da gestire o da raccontare.

Nonostante ciò, per tutto questo tempo non si è mai persa un’udienza e ha voluto addirittura esporsi in prima persona, mettendoci la faccia. “A 17 anni, quando è successo, ero molto intimorita e infatti è stata mia madre a denunciare - ricorda - una volta che ho iniziato il percorso con il centro antiviolenza ho capito che la voglia di giustizia era più forte della paura. Nonostante la vittimizzazione secondaria che subisco da quattro anni non mi sono fermata. Se sono andata avanti è anche grazie agli avvocati che ho adesso, con cui mi sono sentita al sicuro”. E con cui proseguirà in appello. Si torna in aula a dicembre.