Diritti Lgbt+, le aziende che li difendono sotto attacco

I conservatori americani attaccano le aziende che si sono schierate a tutela della comunità arcobaleno, invitando a boicottarle

di MARIANNA GRAZI -
12 giugno 2023
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Difendere i diritti delle minoranze sociali è ormai un rischio per le aziende americane. Soprattutto negli Stati Uniti , dove è l'ondata di conservatorismo sta prendendo piede da Nord a Sud del Paese.

Le aziende americane prese di mira

A fare le spese degli attacchi dei repubblicani sono alcune delle company più note: da Disney alla birra Budweiser, dalle società di distribuzione Target e Kohl's alla Lego fino alle caramelle M&M's. Tutte leader o molto forti nei rispettivi mercati di riferimento, tutte impegnate a tutela dei diritti della comunità Lgbtq+ e di quelli Esg (Enviromental, Social e Governance) per la sostenibilità.
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Le mascotte M&M's femminili e quella Viola che molti consideravano queer

Ma quanto costa questo sostegno? Miliardi. Quelli persi in borsa da queste imprese, da quando i conservatori americani hanno iniziato a condurre veri e propri attacchi ideologici e politici contro di esse, colpevoli di un 'peccato mortale' che deve essere punito: l'aver sostenuto questi gruppi minoritari del Paese nelle loro battaglie di civiltà.

Il 'caso' Florida: Ron DeSantis vs Disney

A (ri)dare il via a questo "atteggiamento" dopo il quadriennio ostile della presidenza Donald Trump è stato uno dei principali competitors del tycoon (e dell'attuale presidente Biden) alla Casa Bianca: Ron DeSantis, governatore della Florida, che ha preso di mira la Disney nella sua campagna anti-Lgbtq+. La casa di Topolino è stata infatti vittima, a partire dallo scorso anno, di duri attacchi da parte del governatore dopo la scelta - tardiva a dire il vero - della major di schierarsi contro la legge cosiddetta "Don't Say Gay", che vieta di affrontare temi legati all'orientamento sessuale a scuola.
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Un anno fa lo scontro tra il governatore DeSantis e la Disney sulla legge "Don't say gay"

Se l'azienda ha risposto in modo convinto alle proteste innescatesi tra il suo personale e gli operatori appartenenti o solidali con la comunità Lgbtq+ contro la misura, entrata in vigore il 1° luglio, DeSantis ha risposto duramente, revocando lo status speciale che Disney aveva in Florida proprio per il parco divertimenti di Orlando.

Personaggi Lgbtq+, ner* e diver*: l'inclusione segna il 'flop' della major

E ancora la 'fabbrica dei sogni' ha subito vari boicottaggi anche in altri Paesi (islamici in particolare) per le recenti produzioni, animate e non, in cui sono stati introdotti personaggi e argomenti legati a omosessualità. Da "Luca" al bacio in "Lightyear" e ancora la "Famiglia Proud" o il Loky gender fluid nella serie dedicata dell'MCU. Scelte inclusive, come quelle che hanno portato a scegliere attori e attrici ner* o di altre religioni come protagonisti di serie e film, che però hanno segnato anche un disastroso flop sul fronte di pubblico e incassi, tanto che in questi mesi sono stati migliaia i licenziamenti da parte dell'azienda.
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Una manifestazione pro Lgbtq+ davanti ai Walt Disney Studios

Le perdite, dovute quindi anche ai boicottaggi diretti e all'influenza avuta dai conservatori sul pubblico americano, sono quindi sotto gli occhi di tutti e portano i dirigenti a prendere provvedimenti che, per il momento, non sembrano però puntare a un cambio di policy che assecondi più la politica di quello che chiede invece la società tutta. Ma per quanto possa andare avanti questa situazione è difficile a dirsi.

Le altre aziende boicottate

Intanto l'accanimento di Ron DeSantis è stato immediatamente seguito subito dopo da altri gruppi conservatori (non solo americani) che hanno minacciato e boicottato molte imprese accusandole di portare avanti politiche "troppo inclusive". Uno degli ultimi episodi riguarda l'influencer trans Dylan Mulvaney, scelta come testimonial della birra Bud: la collaborazione è valsa il licenziamento di due top manager della compagnia americana, viste le polemiche sorte dopo l'apparizione del volto scelto per la campagna pubblicitaria e gli scarsi risultati ottenuti.

L'influencer transgender Dylan Mulvaney testimoniale della birra  Bud 

E prima un'altra azienda era stata costretta a fare marcia indietro rispetto a una scelta inclusiva: è il caso di M&M's, che a gennaio aveva presentato alcune nuove mascotte dei suoi famosi confetti colorati, che fossero più rappresentative di tutti le sfumature della società. In particolare era apparso un nuovo personaggio tra gli "spokecandies", di colore viola, generalmente identificato come gender fluid. La casa dolciaria, però, dopo poco tempo è stata costretta a ritirare questi coloratissimi testimonial, sostituiti negli spot dalla comica statunitense Maya Rudolph, per le critiche scoppiate sul web. Insomma il pubblico statunitense si dimostra sempre più una platea difficile per chi sceglie di aprirsi alla diversità e di accoglierla come un valore all'interno delle proprie politiche commerciali, influenzato, contagiato, plagiato da chi, a questa apertura, è assolutamente contrario.