Disturbo alimentare, Fialdini: "E' un'emergenza, bisogna parlarne nelle scuole e in famiglia"

La conduttrice e giornalista Francesca Fialdini ha portato in tv, e ora anche in un libro, le storie di chi soffre di un disturbo alimentare nel tentativo di rompere il silenzio che ancora oggi c'è sul tema

di RICCARDO JANNELLO -
11 gennaio 2024
FIALDINI, 'IN FAME D'AMORE LE FRAGILITÀ DI TUTTI'

FIALDINI, 'IN FAME D'AMORE LE FRAGILITÀ DI TUTTI'

Una impellente “Fame d’amore” in cui entrambe le parole hanno un significato profondo che le lega: il bisogno di cibo e allo stesso tempo la necessità di essere nutriti con l’amore. E quando le due cose non collimano si entra in un baratro difficile da superare e ricco di mille incognite. Francesca Fialdini – toscana di Massa, classe 1979 – cerca di riempire questo baratro portando in tv, e ora anche in un bel libro, le storie di chi nel disturbo alimentare perde la propria vita; il suo impegno, sia appunto in “Fame d’amore” (Raitre) sia “Nella tana del coniglio” (Railibri), vuole aiutare a cercare una soluzione per chi ha sempre avuto paura di parlare di queste cose perché inevitabilmente si viene presi per malati. Ma qualcosa, grazie a lei, si sta muovendo. “Quella del disturbo alimentare – dice la Fialdini – è una emergenza e se ora se ne inizia a parlare si tratta di un fatto positivo perché recepire il disagio giovanile anche nella malattia mentale è una buona notizia. C’è ancora molto da fare perché in famiglia ci si vergogna a dire che una figlia ha tali problemi”.
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Francesca Fialdini (imagoeconomica)

Francesca Fialdini: "Non avere paura"

Che cosa bisogna fare, come si affrontano anoressia, bulimia, bindge eating (le abbuffate)? “Con una nuova narrazione del problema, non avere paura di raccontare e affrontare il proprio dramma. Bisogna lavorare nelle scuole e aiutare gli insegnanti ad affrontare questi problemi in classe senza fare sentire gli alunni che si sentono colpiti come dei perseguitati”.  Ascoltare: è un verbo che ama moltissimo: che cosa significa per lei? “Non sono una psicoterapeuta, ma ascolto le loro storie e lascio che trovino una persona alla quale poter dire tutto senza vergogna per paura di essere giudicati. Perché quello che i giovani soffrono di più è sentirsi fuori luogo. E quando sento frasi come ‘non valgo niente, non ce la farò mai’ mi viene paura”.

Ascoltare i giovani

Quindi di cosa hanno bisogno i nostri giovani? “Di fidarsi e lasciarsi andare. Se riescono a farlo con me che sono una conoscente a maggior ragione dovrebbero riuscirci con un genitore in primis, ma anche con adulti di riferimento, per esempio un professore o un allenatore”. La cura quale dovrebbe essere? “Ascoltarli, metterli al centro dell’attenzione, sospendere il giudizio e dare loro gli strumenti per cercare dentro di sé la forza di realizzare i propri sogni, non i nostri. Io sentivo che era una cosa sulla quale era il momento di interrogarci tutti”.
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17 novembre 2010 muore a soli 28 anni, Isabelle Caro, divenuta famosa per un servizio fotografico di Oliviero Toscan

"La storia di Isabelle Caro mi ha ispirato"

Quale molla ha fatto scattare questo momento? “La vicenda della modella Isabelle Caro. Quell’immagine di lei anoressica, ormai spenta, mi pose una domanda che mi faccio ancora: come raccontarlo, come manifestare questa fame d’amore. E la risposta è dare strumenti di conoscenza e di aiuto per di più in un servizio pubblico che deve coprire temi essenziali, come quello delle donne usate e mercificate”. Come se ne esce? “Bisogna chiedere aiuto a psicologi e psichiatri. Il sistema sanitario nazionale soffre la mancanza di medici e ciò deve essere superato. Bisogna fare sì che qualcuno li aiuti a non essere soli. La solitudine, la mancanza di relazioni sociali, fa sentire non all’altezza di ciò che la società chiede: la performance, la competizione, diventare ricchi con poca fatica e molti like e non raggiungere questo scopo li porta a isolarsi, a essere sempre critici verso se stessi”. E la famiglia? “Non è più autorevole come una volta, non è più il sogno ideale delle nuove generazioni”. disturbo-alimentare-fialdini

Nella tana del coniglio

Lei da queste esperienze ha scritto, con lo psichiatra Leonardo Mendolicchio, un bel libro: ma perché il titolo “Nella tana del coniglio”? “Si tratta di un modo di esprimersi dei ragazzi che soffrono di disturbi alimentari. E’ stata Marta a dirmi che era caduta nella ‘rabbit hole’, un vortice che l’aveva inghiottita senza che se ne accorgesse, la metafora di Alice che corre dietro il coniglio bianco cercando l’idea della perfezione che per i nostri ragazzi significa realizzarsi per gli altri”. Il volume è pieno di storie drammatiche: quali l’hanno colpita di più? “Quella di Benedetta mi ha lasciato con il fiato sospeso: si sente intrappolata nel corpo di una adolescente, non mangiando è rimasta piccola come voleva lei e se non cresci non diventi mai adulta e non ci sarà bisogno di avere delle responsabilità. Mi ha scosso perché lei vive in una macchina come se non esistesse altro riparo”.

Il ruolo della famiglia

Esistono vittime di una famiglia autoritaria? “Sì, molto indicativa di questo è la storia di Valentina con un padre-padrone accanto al quale è cresciuta sentendosi assolutamente fuori posto, totalmente sbagliata, che selezionava per lei il cibo che poteva mangiare e quello che non doveva. Questo l’ha portata a una confusione anche nelle relazioni sociali e ha reagito diventando una bulimica sessuale”. Il libro analizza eventuali responsabilità della famiglia? “Si pensava che tutte queste violenze psichiche e fisiche fossero da incolpare soprattutto alla madre, invece in questa società sfilacciata il padre fa più fatica a trovare il suo posto. E quando ci si sente feriti fin dalla prima infanzia, essere vittima di relazioni disfunzionali e non mettere dei sani confini, quando ti fai invadere dal controllo dell’altro si apre più facilmente la porta al carnefice”. Ma in fondo, lei è pessimista o ottimista? “Bisogna sempre essere ottimisti perché i ragazzi hanno la password per accedere al futuro e a noi conviene ascoltarli”.
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In aumento i disturbi alimentari tra i giovani

Obiettivo: disturbo alimentare nei 'Lea'

Francesca, il suo sogno per il 2024? “A me piacerebbe portare questi argomenti a teatro, fare un tour parlando di disturbi alimentari. E poi naturalmente continuare nelle scuole e nelle università come già facciamo. E che i disturbi alimentari entrino nei ‘Livelli essenziali di assistenza’, i famigerati Lea”. E come personaggio televisivo? “Continuare ad avere l’affetto del pubblico e riprendere a primavera ‘Le ragazze’, altro programma a cui tengo molto”. Intanto ci sono una serie di presentazioni del libro “Nella tana del coniglio”: il 16 gennaio alle 18,30 alla Lampo in via Valtellina 5 a Milano con Selvaggia Lucarelli; il 17 alle 18,45 all’Arsenale della Pace di piazza Borgo Dora a Torino per l’Università del dialogo; il 18 alle 18,30 al Condomicio di Novate Milanese; il 26 nella sua Massa al teatro Guglielmi in una iniziativa della Provincia che cerca di coinvolgere le scuole.