
Una'ostetrica visita una paziente a Chichicastenango, Guatemala (©UNICEF/UN0731284/Izquierdo)
Le donne hanno oggi più probabilità che mai di sopravvivere alla gravidanza e al parto. Ma rimane la minaccia di un grave arretramento, causato da tagli agli aiuti che stanno entrando in vigore a livello globale. E nonostante il grande miglioramento nell’accesso ai servizi sanitari essenziali in tutto il mondo, si stima che nel 2023 siano morte 260mila madri a causa di complicazioni dovute a parto o gravidanza - il che significa una morte materna ogni due minuti. È quanto emerge dal report pubblicato oggi, in occasione della Giornata Mondiale della Salute, da Unicef, Oms, Unfpa, World Bank Group e UNDESA/Population Division. Sebbene il trend globale degli ultimi 20 anni circa sia positivo e mostri un calo del 40% dei decessi materni tra il 2000 e il 2023, il report sottolinea che dal 2016 in poi questo miglioramento ha subito un rallentamento significativo. E i tagli ai finanziamenti umanitari a cui assistiamo proprio in questo periodo rappresentano un ulteriore motivo di allarme per il grave impatto che stanno avendo sull’assistenza sanitaria essenziale in molte parti del mondo. Tra i servizi che stanno venendo a mancare, a causa della chiusura di strutture e della perdita di personale sanitario, ma anche all’interruzione delle catene di approvvigionamento di aiuti e farmaci, ci sono quelli dedicati alla salute materna, neonatale e infantile.
Le differenze geografiche globali
Guardando alla mappa che illustra i numeri delle morti materne distribuite tra i vari paesi, è evidente la disuguaglianza che persiste tra gli Stati del Nord e del Sud del mondo. Se infatti gli Stati europei, gli Stati Uniti, il Canada, ma anche la Russia, la Cina, l’Australia e la Nuova Zelanda sono tra i paesi con il tasso di mortalità materna più basso, i paesi dell’Africa subsahariana, come Ciad, Repubblica Centrafricana, Sudan del Sud, Nigeria e Somalia, sono tra quelli con i numeri più alti, insieme all’Afghanistan. Questa regione africana “rappresenta ancora circa il 70% del numero globale di morti materne nel 2023”, si legge nel report. Tuttavia, l’Africa subsahariana è anche la regione che ha ottenuto i risultati più significativi negli ultimi 20 anni circa ed è stata anche una delle regioni (insieme all'Australia e alla Nuova Zelanda e all'Asia centrale e meridionale) in cui sono stati registrati i cali più significativi dopo il 2015.
Il rallentamento dei progressi dal 2015
Proprio il 2015 rappresenta un anno spartiacque, che rende evidente il rallentamento dei progressi: dopo quest’anno infatti la mortalità materna è rimasta stagnante in cinque regioni (Africa settentrionale e Asia occidentale, Asia orientale e sudorientale, Oceania, escluse Australia e Nuova Zelanda, Europa e Nord America, America Latina e Caraibi).
Rischi maggiori nei contesti fragili
"I tagli ai finanziamenti globali per i servizi sanitari stanno mettendo a rischio un numero sempre maggiore di donne in gravidanza, soprattutto nei contesti più fragili”, spiega Catherine Russell, direttrice generale dell’Unicef, “limitando il loro accesso alle cure essenziali durante la gravidanza e al sostegno di cui hanno bisogno al momento del parto”. Le madri, in tutto il mondo, sono infatti tra le categorie che fanno più le spese di situazioni di guerre e catastrofi: due terzi delle morti materne a livello globale avvengono nei Paesi colpiti da fragilità e conflitti. I rischi per le donne in questi contesti sono impressionanti: “una ragazza di 15 anni su 51 rischia di morire per cause legate alla maternità nel corso della sua vita, rispetto a una su 593 in Paesi più stabili”, spiega il report. I rischi maggiori si registrano in Ciad e nella Repubblica Centrafricana (1 su 24), seguiti da Nigeria (1 su 25), Somalia (1 su 30) e Afghanistan (1 su 40).
Cosa si può fare: investimenti urgenti per salute e istruzione
A vedere questi dati, è evidente come siano necessari investimenti urgenti per prevenire le morti materne. Anche perché “attualmente il mondo non è in grado di raggiungere l'obiettivo di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite per la sopravvivenza materna”, sottolinea Unicef. Oltre alla necessità di garantire servizi essenziali durante la gravidanza, il parto e il periodo postnatale, il rapporto sottolinea anche l'importanza degli sforzi per migliorare la salute generale delle donne, ma anche l’istruzione delle ragazze, in modo che abbiano le conoscenze e le risorse per proteggere la propria salute.
“Sebbene questo rapporto mostri barlumi di speranza, i dati evidenziano anche quanto sia ancora pericolosa la gravidanza in gran parte del mondo, nonostante esistano soluzioni per prevenire e curare le complicazioni che causano la maggior parte delle morti materne”, ha dichiarato Tedros Adhanom Ghebreyesus, Direttore generale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).