È morta Michela Murgia, la voce libera che ha messo al centro la persona

Scrittrice e attivista nata a Cabras, in Sardegna, 51 anni fa, è stata la prima a parlare di femminismo intersezionale. Aveva un tumore al quarto stadio

di MARIANNA GRAZI
11 agosto 2023
michela murgia

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Michela Murgia è morta. La scrittrice sarda, 51 anni, si è spenta a Roma nella notte delle stelle cadenti, San Lorenzo, il 10 agosto. La notte dei desideri, come quelli che tuttə dedichiamo adesso a questa straordinaria donna, sperando che la notizia non sia vera, che tra poche ore ci sveglieremo e lei sarà sempre lì, con il sorriso scanzonato di chi, ancora una volta, ci ha battutə in astuzia.
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L'autrice attivista Michela Murgia

La malattia e la fine raccontate nell’ultima opera

Un faro contro l'oscurantismo

Perché quellə come lei non muoiono mai, perché non puoi mai essere preparatə a perdere un punto di riferimento, anche quando si tratta di una persona famosa. Nonostante fossimo ben consapevolə della malattia, quel carcinoma al quarto stadio rivelato pochi mesi fa, delle sofferenze, del dolore mai esibito ma dietro il quale non si è neppure nascosta, non eravamo, né forse saremmo mai statə prontə a dirti addio.
 
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Purtroppo, però, dobbiamo farlo. E allora un desiderio lo vogliamo esprimere comunque: che le parole di Michela, quelle pronunciate, quelle scritte, quelle urlate, cantante, divulgate, non vadano perse. Perché l'autrice di saggi illuminati e - con Chiara Tagliaferri - del podcast "Morgana" che, quasi come un'amica mi ha accompagnata alla scoperta del mondo femminile più bello e variopinto e strano, per moltə di noi è stata, e continuerà ad essere un faro, una stella polare.

Chi era Michela Murgia

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La scrittrice, attivista, opinionista e drammaturga era nata a Cabras, in Sardegna, 51 anni fa

La sua storia la sappiamo tuttə (chi non la conoscesse vada a farsi un giro sui social, magari proprio sui suoi profili, e senta uno qualsiasi dei suoi interventi pubblici); negli anni avevamo imparato a conoscere quella ragazza dal cuore grande e dall'acume pungente arrivata dalla Sardegna. Nata a Cabras nel 1972, Michela Murgia, scrittrice, drammaturga e attivista, ha esordito con "Il mondo deve sapere" (2006), che ha ispirato l'opera teatrale omonima e il film "Tutta la vita davanti". Legatissima alla sua terra d'origine, nel 2008 ha firmato "Viaggio in Sardegna". Ma la svolta è arrivata due anni dopo, con "Accabadora", premio Super Mondello e premio Campiello, mentre è del 2011 "Ave Mary", una riflessione sul ruolo della donna nel contesto cattolico, con il quale riuscì addirittura a far conciliare le sue radici profondamente religiose con l'attivismo femminista. Ancora, tra le sue opere successive c'è il saggio breve sul femminicidio "L'ho uccisa perché l'amavo. Falso!",  "Istruzioni per diventare fascisti", "Stai zitta", "God save the queer. Catechismo femminista" e infine l'ultimo "Tre ciotole", entrato subito in testa alle classifiche di vendita.
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Murgia ha rivelato a maggio di avere un carcinoma renale al quarto stadio

A maggio, quando in una lunga e intensa intervista ad Aldo Cazzullo per il Corriere della Sera, la 51enne aveva rivelato di avere il cancro, di avere pochi mesi di vita davanti, di volersi curare e di non arrendersi, tuttə avevamo sperato, pregato, desiderato che questo giorno non arrivasse mai. Poi, lo scorso 11 giugno, Murgia aveva annunciato il ritiro dall'attività pubblica, per dedicare il tempo che le restava alle terapie e alla sua meravigliosa e variegata queer family. A metà luglio aveva sposato l'attore e regista Lorenzo Terenzi e, come mai prima, aveva iniziato a raccontare sui social i momenti privati, celebrando la sua famiglia ma anche continuando le sue battaglie da attivista per i diritti.

Non più alieno ma "cancro gentile". Un altro fine vita

Attivista e modello di libertà e coraggio

Murgia è stata forse la prima voce veramente ascoltata, in Italia, a parlare di femminismo intersezionale. È stata un'attivista per le donne, per la comunità Lgbtqia+, è stata criticata e non si è mai lasciata intimidire né influenzare da altre voci che volevano farla parteggiare per l'una o l'altra sponda della lotta sociale. Michela è stata in primis un’intellettuale: anche quando la società sembrava voltare le spalle ai diritti civili, quando l'estrema destra nel nostro Paese ha ottenuto il massimo consenso, non si è mai tirata indietro nel parlare di libertà, di rivendicarle per ognunə di noi, ricevendo in cambio vere e proprie valanghe di odio. Bersaglio per tantə, per moltə di più è stata una guida, una voce esterna capace di far vibrare la nostra voce interiore, capace di smuovere le nostre coscienze e farci riflettere su temi che la nostra mente non riusciva ad elaborare. Ci ha fatto sentire meno solə, ci ha accompagnatə in un viaggio di consapevolezza e sensibilità verso l'altrə, verso la persona che ci sta accanto, di fronte, vicina o lontana che sia, ma che ha bisogno di noi. Un’ispirazione per coraggio e autenticità, che ci ha dato l'insegnamento più grande: non abbassare mai la testa nei confronti dell'ingiustizia, piccola o grande che sia, e continuare sempre a lottare per qualcosa di migliore. Grazie.