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Elnaz Rekabi: la scomparsa, l'arrestato e le scuse dell'atleta che aveva gareggiato senza velo

La campionessa iraniana che a Seul, ai campionati asiatici, aveva gareggiato senza hijab era sparita. Poi la notizia del fermo e del trasferimento ne carcere di Evin

di MARIANNA GRAZI -
18 ottobre 2022
Elnaz Rekabi

Elnaz Rekabi

Il coraggio si paga caro. Lo sa bene la campionessa iraniana di arrampicata Elnaz Rekabi, che la scorsa settimana l'atleta aveva partecipato ai Campionati asiatici a Seul (Corea del Sud) gareggiando senza l'hijab e sfidando così le rigide regole del regime iraniano che impongono l'obbligo del velo alle donne, comprese le sportive, che devono indossarlo anche nelle competizioni all'estero. Un gesto solidale verso migliaia di donne che ogni giorno rischiano la vita sfidando il regime che, però, sembra non essere stato intenzionale. O meglio, queste sono le notizie dell'ultima ora, dopo che nel corso della giornata di oggi il si era temuto per la sua sorte: prima la notizia della scomparsa, poi l'annuncio del trasferimento nel carcere di Teheran. Ora la smentita, tramite i social della stessa.

Le scuse su Instagram: "Velo tolto per errore"

Rekabi, con una storia su Instagram si è scusata "per le preoccupazioni causate", spiegando che "il problema" con il suo hijab si è venuto a creare "involontariamente" e a causa di "un tempismo inappropriato", annunciando il suo rientro in Iran insieme alla squadra. Nelle immagini di International Federation of Sport Climbing, divenute ormai virali, si vede l'atleta durante la gara a Seoul che indossa solo una fascetta tra i capelli invece del velo, obbligatorio per le atlete anche durante le competizioni all'estero. La 33enne si è classificata poi quarta. A riferire della sua scomparsa in precedenza è stata la Bbc in lingua persiana, citando amici dell'atleta che non erano riusciti a mettersi in contatto con lei da domenica sera. Iran International a sua volta aveva denunciato il silenzio della ragazza delle ultime ore, dopo aver commentato come 'storica' la sua decisione di gareggiare senza hijab. Sui social i sostenitori hanno descritto Rekabi come un'eroina, postando le immagini di lei che si arrampica con in sovrimpressione lo slogan delle proteste "Donna. Vita Libertà". L'ambasciata iraniana a Seul ha negato questa versione dei fatti, inviando ad Afp un comunicato nel quale respinge tutte le "fake news" riguardanti la situazione di Rekabi, la quale avrebbe lasciato il Paese con la sua squadra martedì.

Elnaz Rekabi, atleta iraniana, ha partecipato domenica senza hijab alla competizione di arrampicata nella capitale sudcoreana, che sarà trasferita direttamente da Seul nella famigerata prigione di Evin a Teheran (ANSA)

La scomparsa dall'hotel a Seul

Di lei non si avevano più notizie. A riferire per prima la scomparsa di Rekabi è stata la BBC persiana, citando "fonti ben informate" sul caso, secondo cui la squadra iraniana avrebbe lasciato lunedì mattina l'hotel in cui alloggiava, anche se il calendario prevedeva il rientro in Iran per mercoledì 19 ottobre. La BBC ha contattato il Garden Seul Hotel, dove alloggiava il team iraniano, ma non ha ricevuto maggiori informazioni. Secondo le stesse fonti, a Elnaz sarebbero stati sottratti passaporto e cellulare e neanche la sua famiglia ha più avuto sue notizie.

L'arresto e il trasferimento nella prigione di Evin

Poi la novità, di prima mattina: Elnaz Rekabi sarebbe stata arrestata. Una mossa che non stupisce, da parte delle autorità iraniane che stanno utilizzando il pugno di ferro per reprimere a tutti i costi le proteste che vanno avanti da ormai cinque settimane nel Paese, dopo la morte della 22enne curda Mahsa Amini, deceduta a seguito dell'arresto da parte della polizia morale a Teheran con l'accusa di indossare male il velo. Se con la climber, medaglia di bronzo ai Mondiali di Mosca 2021, si erano persi i contatti già domenica sera, secondo il sito Iran Wire la giovane sarebbe stata portata direttamente all'aeroporto internazionale Khomeini, prima del rientro previsto per mercoledì in Iran, per essere trasferita nella temibile prigione di Evin a Teheran su ordine dell'intelligence dei Guardiani della Rivoluzione. Stando al portale di notizie, l'atleta era stata accompagnata nella sede dell'ambasciata iraniana a Seul direttamente da Reza Zarei, il capo della Federazione di arrampicata iraniana, che l'ha ingannata dopo aver ricevuto ordini dal presidente del Comitato olimpico iraniano Mohammad Khosravivafa. Khosravivafa, che ha agito su input del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie iraniane. Seul con la promessa che sarebbe stata riportata in patria senza 'problemi' e qui sarebbe scattato invece l'arresto. Non solo suo, riporta ancora il sito di giornalisti dissidenti iraniani, ma anche del fratello.