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Iran, le proteste per Mahsa Amini non si fermano. La storia del cantante e della dissidente senza velo

di EDOARDO MARTINI -
14 ottobre 2022
Proteste in Iran

Proteste in Iran

Sono più di 1000 le persone arrestate in Iran, tra cui 40 giornalisti e alcuni atleti detenuti per interrogatorio. Intanto per le strade iraniane continuano le grida di protesta dei manifestanti dopo la morte di Mahsa Amini.

La vicenda della giornalista

Sono passate 3 settimane, ma le proteste per la morte di Mahsa Amini, 22enne che era stata arrestata perché non indossava correttamente l'hijab, sembrano non fermarsi più. Tutto "merito" della giornalista Niloofar Hamedi, cronista del quotidiano progressista Shargh, che per prima ha raccontato la vicenda ma di cui, da qualche giorno, non si hanno più notizie. Mahsa dopo essere stata arrestata fu portata in ospedale a causa di un presunto arresto cardiaco dovuto probabilmente alle botte subite in carcere. Proprio in quell'ospedale, la giornalista è riuscita ad intrufolarsi e a scattare delle foto dove si vedevano i genitori delle 22enne mentre si abbracciavano. La cronista ha deciso quindi di pubblicare tutto su Twitter, accendendo la scintilla della furiose proteste in tutto il Paese. Da quel giorno il suo account Twitter è stato sospeso e la giornalista, secondo le ultime informazione rilasciate dal marito, si trova in carcere, sottoposta a quotidiani interrogatori. E chissà cos'altro.

"Per desiderare una vita normale", il brano che ha portato all'arresto il cantante

Il cantante Shervin Hajipour

Nell'infuriare della ribellione ci sono alcune storie chiave, riportate dalla CNN, che hanno accresciuto l'enfasi dei manifestanti. La prima riguarda il cantante Shervin Hajipour, che ha inciso l'emozionate canzone dal titolo "Baraye", che in inglese si traduce in "For...". Il toccante brano di due minuti e mezzo si basa su tweet composti da iraniani che esprimono la loro rabbia e frustrazione per il governo. Hajipour canta tristemente di rimostranze, "per ballare per strada", "per desiderare una vita normale" a "per i bambini che raccolgono la spazzatura alla ricerca dei loro sogni". Dopo la pubblicazione su Instagram del brano, raggiungendo oltre le 40mila visualizzazioni, il cantante è stata arrestato e il video è stato rimosso immediatamente. Nonostante questo "Baraye" è diventato presto un inno per le proteste e per i raduni mondiali tenuti durante la giornata della solidarietà soprannominata "Il raduno della libertà per l'Iran". Il 1° ottobre, folle di iraniane e simpatizzanti con la loro causa in oltre 200 città mondiali, tra cui Melbourne, Tokyo, Bruxelles, Parigi, Londra, Los Angeles e Toronto, hanno marciato per le strade: alcune cantando coraggiosamente questa canzone. L'artista è poi stato rilasciato su cauzione il 4 ottobre con l'accusa però di diffondere propaganda contro il regime e di incoraggiare e incitare le persone ad atti di violenza. Dopo le accuse è arrivata subito la risposta: "Non sarò un burattino per le persone che non si preoccupano per me e per questo paese".

La dissidente senza velo

Donya Rad mentre fa colazione in caffetteria. Fonte: CNN

L'altra storia riguarda invece una donna, arrestata dopo che è stata pubblicata online una sua foto dove si la si vede insieme ad un'altra ragazza mangiare  in un locale di Teheran senza il velo. La foto è apparsa per la prima volta sui social il 29 settembre e mostra appunto le due donne mentre fanno colazione in una caffetteria, luogo come la maggior parte dei posti in Iran, tradizionalmente patrocinato dagli uomini. Una delle due donne, Donya Rad, è stata portata in carcere poco dopo che la foto è apparsa online. "Dopo essere stata in quel luogo è stata arrestata. Donya mi ha detto in una breve chiamata che è stata trasferita nel reparto 209 della prigione di Evin", ha detto sua sorella in un post sui social media. Dopo l'arresto Donya è stata rilasciata dal carcere domenica scorsa.