"Si chiama violenza di stato, non 'sentenza shock'". L'attivista e scrittrice Carlotta Vagnoli non fa sconti, su Instagram, commentando la decisione del tribunale di Firenze che a marzo ha assolto due 19enni dall'accusa di violenza sessuale su una ragazza di 18 anni, durante una festa in casa poco fuori città. A destare scalpore, in queste ore, sono le motivazioni del Gup: i ragazzi non sono condannabili "per errore sul fatto che costituisce il reato". Ovvero i due hanno avuto un'errata percezione del consenso della vittima, essendo questa ubriaca e avendo già frequentato in passato uno dei due.
Carlotta Vagnoli: "Smettiamo di chiamarla sentenza shock"
"Nelle ultime settimane abbiamo assistito alla pubblicazione di sentenze innegabilmente sessiste. Quella dei '10 secondi', quella sulla mancanza di autostima della vittima (entrambe tribunale di Roma), lo sconto di pena al femminicida di Carol Maltesi poiché lei avrebbe avuto una condotta - cito - disinibita, quest’ultima del tribunale di Firenze", continua Vagnoli nel post.L'autrice toscana sottolinea, citando Maria Bonaventura (giudice delle due preoccupanti sentenze del tribunale di Roma), che "le decisioni prese dai giudici sono responsabilità di chi le emette, che deve godere di autonomia e indipendenza" e quindi "continuare a ignorare che serva una formazione a giudici e magistrati sui reati derivanti dalla cultura dello stupro è da criminali". "Tutte queste sentenze - prosegue Vagnoli - fanno emergere una totale, preoccupante ignoranza sul concetto stesso di consensualità", perché si ignora "come la matrice di questi reati sia il possesso, non la confusione, non la goliardia, non l’essere disinibite. La giurisprudenza viene fatta da persone, cresciute anch’esse in una società patriarcale. Senza scardinare preconcetti universali, non si otterranno mai sentenze scevre da questa visione sessista e colpevolizzante".Visualizza questo post su Instagram