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Francamente canta l'inno nazionale alla finale di Coppa Italia di volley femminile
“Linguaggio non inclusivo, parole da cambiare”. Dell’inno di Mameli negli anni è stato detto di tutto. L’ultima bordata arriva da Francamente, al secolo Francesca Siano, cantautrice queer 28enne di Torino che, reduce dall’esperienza a “X Factor”, è stata protagonista della finale di Coppa Italia di volley femminile intonando proprio l’inno nazionale.
Alla fine, dopo aver scoperto che cambiando le parole all’inno sarebbe incorsa nel reato di “vilipendio alla bandiera”, Francesca ha optato per le parole tradizionali, ma in un video ha rivendicato la propria posizione: “prendere uno spazio e cantare l’inno, che sì ha un linguaggio non inclusivo, ma farlo da donna queer e vestendo determinati colori per dare un messaggio molto chiaro”.
Secondo Francamente partire con “Fratelli d’Italia” è uno scandalo: “le persone queen esistono, le persone transessuali esistono, le persone non binarie esistono e tutte queste persone non sono cittadini, cittadine, cittadini di serie B, ma hanno pari doveri e soprattutto diritti di ogni italiano e italiana”. “Le persone nere esistono all’interno della comunità italiana e anche loro non sono cittadine di serie B”, ha aggiunto.
Infine un altro affondo: “l’Italia si riconosce in un tricolore anacronistico, quando viene scritto l’Inno di Mameli si pensa ad unificare diversi stati sotto un’unica bandiera. Bene, noi questa bandiera ce l’abbiamo da tantissimo tempo e penso che oggi l’obiettivo dovrebbe essere quello di unificarsi sotto una bandiera di pace e inclusività”.
L’inno composto da Goffredo Mameli e presentato la sera del 10 dicembre 1847 sul piazzale del santuario di Nostra Signora di Loreto a Genova in occasione della commemorazione del centenario della rivolta di Portoria contro gli asburgici durante la Guerra di successione austriaca (1740-1748), non ha mai avuto vita facile, del resto. Per anni c’è stata una discussione aspra sulla necessità di cambiarlo perché ‘brutto’ una specie di 'marcetta', non all’altezza di un Paese con una tradizione musicale d’eccellenza.
Pare che lo stesso Mazzini non ne fosse entusiasta e avesse più volte provato a puntare su altre composizioni coinvolgendo addirittura Giuseppe Verdi. Proprio quel Verdi che ha composto il Va Pensiero da molti indicato come effettivamente un’aria degna di rappresentare musicalmente il nostro Paese.
Il testo fu scritto da Mameli, che aveva appena 19 anni all’epoca, fra l’8 e il 10 settembre precedente. Nei mesi successivi l’autore vi rimise le mani sopra più volte, modificandolo. L’incipit originariamente recitava “Evviva l’Italia” e fu cambiato in “Fratelli d’Italia” solo successivamente. La poesia era originariamente di sei strofe, la sesta delle quali dedicata alle donne d’Italia, che però poi venne cassata dallo stesso Mameli. Recitava: “Tessete o donzelle / bandiere e coccarde / fa l’alme gagliarde / l’invito d’amor”.
Immaginiamo che mentre l’incipit sarebbe stato di gradimento per Francamente, la strofa sulle ‘donzelle’ invece l’avrebbe invece fatta imbestialire. È il segno dei tempi. Ma siamo sicuri che cambiare le parole di una canzone scritta in una congerie storica completamente differente rappresenti davvero un gesto, oltre che sensato, anche utile? Ai posteri eccetera eccetera.