“Mai più bimbi in cella”. Francesca Pascale, ex parlamentare e attivista per i diritti civili, ha lanciato l’appello per una riforma del Decreto Sicurezza dall'istituto femminile a custodia attenuata di Lauro, in provincia di Avellino, che ha visitato oggi. Attualmente nella struttura campana sono ospitate cinque donne con sei figli.
Accompagnata da Samuele Ciambriello, Garante campano dei detenuti, all'uscita Pascale ha ricordato che “è inaccettabile che i bambini vivano la loro infanzia dietro delle sbarre”. Un messaggio che fa eco ai tanti lanciati negli anni su questo tema, per mettere in evidenza quali conseguenze abbiano sulla crescita e lo sviluppo di questi bambini gli anni passati in carcere dalla nascita. A luglio 2024 erano 23 le madri recluse in Italia con i loro 26 bambini (e a monitorare la situazione è l’associazione Antigone), tra case famiglia protette, Icam e istituti penitenziari ordinari, dove esistono aree interne adibite appunto alle donne e ai loro bimbi piccoli.
Ambienti più spaziosi, a volte colorati, con servizi specifici per i piccoli. Ma pur sempre carceri, in cui le madri scontano la loro pena e dove i minori non vivono certo la spensieratezza e la libertà che sarebbero necessarie nella loro crescita.“La cancellazione del differimento obbligatorio della pena per donne in gravidanza e madri di minori rappresenta certamente un passo indietro, rispetto alla tutela della maternità e dell'infanzia", ha aggiunto Francesca Pascale, che sostiene anche la proposta di Forza Italia di avviare una indagine conoscitiva sulla situazione nelle carceri italiane.
A Lauro "sono molti gli sforzi fatti dal personale dell'istituto per garantire spazi per la socialità delle madri e luoghi attrezzati con giochi per i bambini, tuttavia, negli Icam che ci sono in Italia le condizioni strutturali spesso risultano inadeguate: non sempre è garantito un ambiente idoneo per i bambini, con spazi adatti e sicuri per il loro sviluppo psicofisico; spesso sono assenti supporti educativi per i bambini che risentono dell'ambiente carcerario e non possono sviluppare in pieno le relazioni con l'esterno”.