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Home » Attualità » Omicidio Willy Monteiro, giustizia è fatta: ergastolo per i fratelli Bianchi

Omicidio Willy Monteiro, giustizia è fatta: ergastolo per i fratelli Bianchi

Il ragazzo fu ucciso a Colleferro nel settembre 2020 e dopo due anni finalmente gli assassini sono stati condannati. La difesa sostiene però che le prove non esistano

Edoardo Martini
4 Luglio 2022
Willy Monteiro Duarte

Willy Monteiro Duarte

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I fratelli Bianchi sono stati condannati all’ergastolo. I giudici della Corte di Assise di Frosinone hanno deciso sul caso riguardante l’omicidio di Willy Monteiro Duarte, avvenuto nel settembre del 2020. I pm avevano chiesto la pena massima per i fratelli Marco e Gabriele e 24 anni per Mario Pincarelli e Francesco Belleggia. La sentenza è finalmente arrivata.

Marco e Gabriele Bianchi sono stati condannati per l’omicidio di Willy Monteiro Duarte

“Nessun intento violento”: la difesa dell’avvocato

Sono invece 23 gli anni di carcere per Francesco Belleggia e 21 anni quelli per Mario Pincarelli, i due coimputati, insieme ai fratelli Bianchi, nel processo tenuto a Frosinone per l’omicidio di Willy Monteiro Duarte avvenuto nel settembre del 2020 a Colleferro, vicino Roma. “Dissento dalla tesi della Procura. I fratelli Bianchi, quando sono scesi dall’auto non hanno avuto nessun istinto violento. Non c’è stato nessun calcio frontale, le prove non ci sono. Marco Bianchi si è subito preso le sue responsabilità dicendo di averlo colpito al fianco. Gabriele non ha mai colpito Willy”. Lo ha detto l’avvocato Massimiliano Pica, difensore dei fratelli Bianchi nelle repliche davanti ai giudici della Corte d’Assise di Frosinone che dovrà decidere sull’omicidio di Willy Monteiro Duarte.”

Le reazioni dopo la sentenza

In aula, durante la lettura del verdetto da parte dei giudici, sono scoppiati applausi scroscianti. Armando, il padre di Willy ha commentato con i propri legali, Vincenzo Galassi e Domenico Marzi, la decisione di condanna per i quattro di Artena: “Una sentenza ineccepibile in linea con le conclusioni del pm che legge le pagine processuali con un rigore assoluto e anche un riconoscimento di qualità per quanto riguarda l’attività investigativa iniziale delle forze dell’ordine”, hanno detto i due legali.

“È quello che speravamo in relazione al lavoro svolto, ma sappiamo che il giudizio poi si presta a delle variabili e il fatto aveva un contesto e delle sfumature che potevano dare adito a una diversa valutazione”. Lo afferma il pm di Velletri, Giovanni Tagliatela, commentando la decisione dei giudici della Corte d’Assise di Frosinone. “Tuttavia le prove che avevamo prodotto erano, a nostro avviso, assolutamente sufficienti e più che fondate per chiedere quello che abbiamo chiesto”, ha concluso.

Jayland Walker, il 25enne ucciso dalla polizia in Ohio

“Vogliono trasformarlo in un mostro”

In America la situazione non è migliore rispetto a quella dell’Italia visto che ieri otto agenti di polizia ad Akron, Ohio, sono stati coinvolti in una sparatoria che ha ucciso un uomo di colore disarmato il cui corpo è stato trovato con circa 60 ferite da arma da fuoco dopo essere fuggito da una fermata del traffico. La polizia per giustificarsi ha riprodotto più video in una conferenza stampa, dove in uno dei quali mostrava uno sparo partito dall’auto guidata da Jayland Walker. Il 25enne è fuggito dopo che gli agenti hanno tentato di fermarlo per una lieve violazione del codice stradale.
Ieri, l’avvocato della famiglia Walker, Bobby DiCello, ha detto ai giornalisti di essere “molto preoccupato” per l’accusa della polizia secondo cui Walker avrebbe sparato agli agenti dalla sua auto, aggiungendo che non c’era giustificazione per la sua morte violenta.
“Vogliono trasformarlo in un mostro mascherato con una pistola“, ha detto DiCello. Successivamente lo stesso avvocato ha esortato il pubblico a essere pacifico nelle proteste contro l’omicidio di Walker, aggiungendo che era desiderio della famiglia evitare ulteriori violenze.
La sparatoria è stata l’ultima di una serie di omicidi di uomini e donne neri da parte delle forze dell’ordine negli Stati Uniti che i critici ritengono razzisti e ingiustificati, incluso l’omicidio di George Floyd nel 2020 a Minneapolis che ha acceso proteste globali contro la brutalità della polizia e l’ingiustizia razziale.

 

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  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
I fratelli Bianchi sono stati condannati all'ergastolo. I giudici della Corte di Assise di Frosinone hanno deciso sul caso riguardante l'omicidio di Willy Monteiro Duarte, avvenuto nel settembre del 2020. I pm avevano chiesto la pena massima per i fratelli Marco e Gabriele e 24 anni per Mario Pincarelli e Francesco Belleggia. La sentenza è finalmente arrivata.
Marco e Gabriele Bianchi sono stati condannati per l'omicidio di Willy Monteiro Duarte

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Jayland Walker, il 25enne ucciso dalla polizia in Ohio

"Vogliono trasformarlo in un mostro"

In America la situazione non è migliore rispetto a quella dell'Italia visto che ieri otto agenti di polizia ad Akron, Ohio, sono stati coinvolti in una sparatoria che ha ucciso un uomo di colore disarmato il cui corpo è stato trovato con circa 60 ferite da arma da fuoco dopo essere fuggito da una fermata del traffico. La polizia per giustificarsi ha riprodotto più video in una conferenza stampa, dove in uno dei quali mostrava uno sparo partito dall'auto guidata da Jayland Walker. Il 25enne è fuggito dopo che gli agenti hanno tentato di fermarlo per una lieve violazione del codice stradale. Ieri, l'avvocato della famiglia Walker, Bobby DiCello, ha detto ai giornalisti di essere "molto preoccupato" per l'accusa della polizia secondo cui Walker avrebbe sparato agli agenti dalla sua auto, aggiungendo che non c'era giustificazione per la sua morte violenta. "Vogliono trasformarlo in un mostro mascherato con una pistola", ha detto DiCello. Successivamente lo stesso avvocato ha esortato il pubblico a essere pacifico nelle proteste contro l'omicidio di Walker, aggiungendo che era desiderio della famiglia evitare ulteriori violenze. La sparatoria è stata l'ultima di una serie di omicidi di uomini e donne neri da parte delle forze dell'ordine negli Stati Uniti che i critici ritengono razzisti e ingiustificati, incluso l'omicidio di George Floyd nel 2020 a Minneapolis che ha acceso proteste globali contro la brutalità della polizia e l'ingiustizia razziale.  
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