Ha ottenuto il
congedo di paternità nonostante, a tutti gli effetti, sia
una mamma. Come riporta la Stampa, la protagonista infatti condivide la sua vita con la moglie, che ha da poco dato alla luce la loro bambina: una nuova
avventura chiamata famiglia, rincorsa e finalmente raggiunta da queste
due donne.
Gaia, Sara e la loro Nora
La 41enne
Gaia è la direttrice di una filiale dell'
Intesa-Sanpaolo nella periferia di Torino ed è appunto in congedo parentale da qualche giorno, per stare accanto alla
compagna Sara, di due anni più giovane, e alla loro
figlia appena nata Nora. È proprio la moglie, maestra di scuola elementare e sposata nel 2019, ad aver partorito la piccola lo scorso 13 maggio, dopo che la coppia nel 2021 si è recata a Madrid per ricorrere alla
procreazione assistita e coronare il sogno di
diventare mamme. Lo stesso sogno impossibile da realizzare in Italia, dove la procedura non è prevista dalla legge per le famiglie arcobaleno. Gaia, tuttavia, è stata riconosciuta a tutti gli effetti come madre solo dalla sua azienda. Per lo stato tra le due non c'è alcun rapporto riconosciuto e, di conseguenza, nessuna tutela o diritto della donna sulla bambina.
Congedo parentale per tutte le coppie
Intesa-Sanpaolo ha esteso i diritti dei neo genitori a tutte le coppie, aprendo i congedi parentali anche ai genitori omosessuali
In realtà la stessa società, inizialmente, le ha rifiutato
il congedo parentale richiesto: “Questione di
normativa, è assurdo ma non ne hai diritto”, racconta a la Stampa le parole che le sono state rivolte. Così, una volta nata Nora, Gaia spiega di essersi presa le ferie che aveva accumulato in vista dell'evento, proprio per sostenere la moglie nei primi tempi dopo il parto. Pochi giorni dopo, a casa con Sara e la figlia, le è però arrivata la bellissima notizia: la direttrice della filiale può avere il congedo. L'Intesa-Sanpaolo ha infatti deciso di allargare il godimento dei
diritti riservati ai neo genitori a tutte le coppie, etero e omosessuali, estendendo dunque il congedo di
paternità (in questo caso per la coniuge non partoriente, che è quindi una madre). Come spiega il quotidiano torinese, il colosso bancario ha infatti firmato un accordo sindacale che segna un passaggio storico nel riconoscimento dei diritti delle famiglie arcobaleno, sorpassando (speriamo anche prevenendo) lo stesso Stato italiano: d'ora in poi tutto ciò che riguarda
il welfare aziendale è esteso alle coppie dello stesso sesso. “Si tratta di un ulteriore passo verso l'inclusione di ogni tipo di famiglia" spiegano dalla banca dove, dicono a la Stampa, da tempo esiste “una
community interna Lgbtqi+ e nel 2021 è stato definito uno specifico processo per supportare chi ha intrapreso un
percorso di transizione di genere”.
La madre non riconosciuta
Per lo Stato italiano solo la madre biologica che ha partorito il figlio è riconosciuta genitore
In Italia viene
riconosciuta come genitore - nelle coppie omosessuali - solo la
madre biologica dei figli. E ultimamente ci si è messa di mezzo anche la magistratura con alcune sentenze - oltre alle note della prefettura - che hanno portato il Comune di Torino a bloccare la
trascrizione dei figli nate da coppie omogenitoriali. Certo, c'è sempre l'opzione adozione, che la direttrice di banca sta studiando, ma è comunque una soluzione a metà. Così Sara, per far sì che anche la moglie ottenesse intanto un briciolo di riconoscimento legittimo, ha dovuto firmare un atto ufficiale in cui si dichiarava Nora nata "dall'
unione naturale con uomo non parente né affine nei gradi che ostano al riconoscimento ai sensi dell'articolo 251 del codice civile". Insomma perché Gaia possa avere voce in capitolo sulla vita di sua figlia bisogna chiamare in causa intanto il donatore sconosciuto del seme che ha permesso la fecondazione. Qualcosa di assurdo, perché, spiega la 41enne “
I miei diritti e quelli della bambina non sono tutelati. Dovesse succede qualche cosa a Sara?”. Già, cosa accadrebbe? “Noi esistiamo - dicono le due donne - come esistono tante
coppie arcobaleno. Perché non meritiamo gli stessi diritti? Questo
fa male”.