Donne e giovani, ancora i più penalizzati. Secondo lo studio 'I redditi dei lavoratori dipendenti in Toscana', elaborato da Iref su dati 2020 dei Caf Acli,
in Toscana una donna guadagna il 21,1% in meno di un uomo e il reddito annuo dei
figli è, mediamente, di
6.500 euro l'anno in meno di quello dei
genitori. Un
gender gap che preoccupa, con differenze notevoli anche da provincia a provincia.
Gender gap in Toscana, le differenze dei redditi nelle città
Per quanto riguarda il genere, una donna che vive o lavora a
Grosseto guadagna il 32% in meno di un uomo, pari a 7.242 euro di differenza. Divari salariali oltre il 30% anche a
Massa (30,5%) e
Livorno (30%). Numeri diversi a
Siena (14,8%) e
Arezzo (15,1%). Le lavoratrici millennials e dunque under 40 hanno la differenza più ampia, con una retribuzione in media inferiore del 42,4% rispetto agli uomini sessantenni. Analizzando provincia per provincia a
Livorno la differenza reddituale mediana “padre/figlia” è di 17.386 euro: una figlia può guadagnare il 52,4% in meno del padre. La provincia dove il gap si vede “meno” è Arezzo (34,9%). “È evidente che l'Italia deve ancora crescere per ridurre il gap salariale tra donna e uomo: la parità non si ottiene solo a parole ma nei fatti” commenta
Elena Lo Giacco, responsabile Acli Toscana delle politiche per la parità di genere. "Guadagnano poco e comunque meno degli adulti anche i giovani. Prendendo come termine di paragone la seconda generazione di
baby boomers, cioè le persone nate tra il 1956 e il 1965, e i
millennials, cioè i nati tra il 1981 e il 1995, con questi ultimi che anagraficamente potrebbero essere i figli dei primi, si osserva che in Toscana il gap salariale tra genitori e figli – sempre a livello di lavoratori dipendenti - è pari a poco più di 6.500 euro. Se va meglio ad Arezzo (siamo sotto i 5 mila euro), la situazione peggiora a Livorno e Lucca (oltre 8 mila euro). In pratica, a parità di mansione e orari, il figlio potrebbe arrivare a guadagnare fino al 32,5% in meno del padre. C'è però un dato positivo, e riguarda la i-generation, cioè i nati tra il 1996 e il 2015: il 27,3% di loro ha un reddito medio compreso tra 12.886 e 19.677 euro: non cifre astronomiche, ma in realtà vicine alla generazione precedente, quella dei millennials, che però nel frattempo hanno accumulato un'altra esperienza lavorativa. “E’ necessario che le politiche per il lavoro seguano l’evolversi della società e che strutturino risposte mirate che tengano in considerazione le diverse fasce d’età dei lavoratori, investendo anche su orientamento scolastico e formazione professionale” commenta
Elena Pampana, vicepresidente regionale Acli Toscana con delega al lavoro. “Come in tutte le ricerche ci sono alcuni dati negativi ed altri che possiamo leggere in modo più positivo, con una speranza per il futuro – conclude Giacomo Martelli, presidente di Acli Toscana -. È vero che coloro hanno attualmente circa 30 anni guadagnano meno dei padri. Però fanno sperare i giovanissimi: il fatto che la i-generation abbia un reddito molto simile a circa il 29% dei millennial, pur avendo meno esperienza, ci sprona a progettare delle politiche per il lavoro che supportino ed incentivino tutti i lavoratori”.