Generazione Z, istruzioni per l'uso: "Insegno ai giovani a gestire le emozioni"

Il libro "Giovani strateghi" della counsel coach strategic Maria Cristina Nardone vuole essere manuale operativo che aiuti concretamente a realizzarsi

di MAURIZIO COSTANZO
25 ottobre 2023

generazione z

Sconforto, ansia generalizzata, mancanza di visione di futuro, rabbia che degenera in violenza. Sono tanti gli aspetti che affliggono la cosiddetta Generazione Z. Hanno la percezione del precipizio, ma mancano degli strumenti per gestire al meglio le proprie emozioni. Colpa della pandemia, delle guerre che affliggono il mondo e generano incertezza, della mancanza di punti di riferimento in famiglia e non solo. Da parte loro i genitori, e più in generale gli adulti, risultano incapaci di ‘chiarirgli le idee’. Come gestire dunque le emozioni ed evitare che queste degenerino in episodi (dal bullismo agli abusi sessuali) frutto del loro malessere?

Cos'è il Counsel Coaching Strategico

In un momento storico in cui la lente di ingrandimento è puntata sui giovani e le loro mille difficoltà, cresciute in modo esponenziale con la pandemia da Covid, una counsel coach strategic, l'aretina Maria Cristina Nardone, ha pubblicato un nuovo libro scritto a due mani con Michele Paternoster.
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La consuel coach strategist con Michele Paternoster

Dopo la sua trentennale esperienza acquisita sul campo, anche affiancando il fratello, il professor Giorgio Nardone, e applicando il modello breve strategico, crea Nardone Group, scuola di specializzazione del modello da lei elaborato, Counsel Coaching Strategico.

Supportare i Giovani strateghi

Giovani strateghi” (Mind edizioni), che fa parte della collana “Saggi di Counsel Coaching Strategico”, è dedicato ai giovani, agli adolescenti, a chi ha voglia di conoscere il loro mondo. Uno strumento utile ed essenziale a chi vuole imparare ad aiutarsi. “La rivoluzione di chi crea il proprio destino. Gestire le emozioni e, di conseguenza, il cambiamento” è il sottotitolo di un volume, frutto di studi e anni di esperienza del gruppo Nardone su centinaia di casi, che vuole essere un manuale operativo per aiutare in modo concreto a realizzare se stessi seguendo semplici passi. Il libro, a cinque giorni dall’uscita, è diventato bestseller su Amazon, numero uno in ‘Lavoro e carriera’, e numero 25 nei bestseller internazionali.

Quali sono i problemi

Dottoressa Nardone, quali sono le problematiche che ha riscontrato più spesso nei giovani di oggi? “Le faccio un esempio. Durante la recente presentazione del libro a Perugia, nell'Aula magna della Scuola Superiore per Mediatori Linguistici a Case Bruciate, ho domandato ai ragazzi – erano un centinaio, studenti universitari dai 19 ai 23 anni – cosa si aspettavano dal futuro. Ebbene, erano confusi. Senza avere né idee chiare su cosa volevano fare da grande, né un sogno. I ragazzi sono dunque in balia del 'qui e ora'. Il fatto che non abbiano ben chiaro cosa vogliono diventare può essere logico, ma non avere un sogno è davvero spiazzante.
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Il libro "Giovani strateghi" di Nardone e Paternoster

Sono talmente pieni di informazioni e di possibilità che la fatica maggiore per loro è proprio scegliere”. Come se lo spiega? “In Italia, per quanto ci si possa lamentare, c’è abbastanza benessere. La famiglia italiana, negli ultimi 20 anni, è diventata sempre più democratica e iperprotettiva. Questi concetti sono ben spiegati nel libro Modelli di famiglia di G. Nardone, E. Giannotti, R.Rocchi,  pubblicato grazie ad una ricerca svolta su oltre 10mila casi reali analizzati. Cosa s’intende per famiglia 'democratica'? Le faccio un esempio. Ora si è soliti chiedere a un bambino di pochi anni che sport vuole fare. Sembra una cosa bellissima, ma non lo è, perché in quel momento si sta chiedendo a un bambino di prendere una decisione sul suo benessere, che non è solo fisico. Basti pensare che anche gli adulti fanno fatica a gestire il proprio tempo libero, figurarsi i bambini. Un altro esempio: tempo fa si mangiava cosa c’era a tavola. Oggi invece si domanda ai figli: Cosa vuoi mangiare?. Due esempi molto semplici ma che aiutano a capire quanto questo concetto di ‘democrazia’ sia diffuso in famiglia, mettendo il ragazzino o il bambino in una condizione di difficoltà. In questo mondo non si fa altro che delegare la leadership genitoriale. Da parte loro i figli sono chiamati ad assumersi la responsabilità di alcune decisioni, e questo è un crescendo, da bambini prima, da adolescenti poi. Le conseguenze? Basti pensare ai disturbi d'ansia, alle paure o ai disturbi alimentari, diventati sempre più frequenti anche nell’età preadolescenziale. La deresponsabilizzazione dell’adulto porta a dare un forte carico emotivo e decisionale che pesa sulle spalle dei ragazzi. Che a volte finiscono per non sentirsi all’altezza, oppure hanno paura di sbagliare, di non prendere quella che, secondo il loro punto di vista, sarebbe la strada “giusta”, magari per non deludere i genitori. Questo è un assunto importante del libro: non c’è qualcosa di giusto o sbagliato in senso assoluto. Piuttosto una strada può essere 'funzionale' al proprio obiettivo di vita”.

Imparare a "cavalcare la tigre": la gestione emotiva

Sono sempre più frequenti i casi di bullismo e di violenza tra i giovanissimi. Cosa può esserci all’origine? “Troppo spesso ci fermiamo solo nel dare colpe, il bullo lo è perché ha dei cattivi genitori, oppure diciamo che è colpa della scuola, oppure perché... in realtà non dovremmo chiederci il perché bensì cercare di scoprire cosa alimenta quei comportamenti nel qui e ora, per poterli modificare nel presente.
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Cosa alimenta gli episodi di bullismo?

Ho fatto vari interventi nelle scuole, in classi dove, su 25 studenti, 15 erano stranieri, ciascuno dunque con le proprie culture, tradizioni, modi di pensare. Dunque i ragazzi oggi si confrontano con tanti aspetti, non hanno più solo il bianco e il nero tra cui scegliere, ma il massimo arcobaleno di possibilità e regole diverse di interazioni tra coetanei da gestire. Sta proprio in questo la loro confusione, che li porta troppo spesso a perdere il controllo della loro parte emotiva. Non sono cattivi o sbagliati, bensì più fragili di quanto ci possano sembrare. È una delle questioni che abbiamo sottolineato nel libro, usando la metafora del ‘cavalcare la tigre’. Ebbene, per tigre – che ciascuno di noi ha in se stesso - non si intende altro che le emozioni di base con le quali ciascuno di noi nasce e nella vita, quotidianamente, si confronta. Nel libro invitiamo il lettore – di qualsiasi età e di qualsiasi professione - a seguire un metodo rigoroso per imparare a gestire le proprie emozioni, a cercare di risolvere i problemi che impediscono il raggiungimento dei propri obiettivi e operare sul cambiamento delle percezioni”. Quali sono le emozioni che i ragazzi non sanno gestire? “Per comprenderlo bisogna fare un passo indietro. Un bambino appena nato - pur non avendo capacità cognitive, che vanno accrescendosi con la formazione – viene al mondo con un bagaglio di quattro precise e differenti sensazioni di base, a cominciare dalla paura. Appena nato viene tirato su per i piedini in modo tale che possa piangere, aprire i polmoni e respirare. Se osserviamo questa cosa da un punto di vista emotivo, un neonato sente la mancanza di gravità, basta osservare il corpicino che si irrigidisce, ciò a dimostrare che prova paura. Se invece proviamo a massaggiarlo, il corpo si rilassa. La seconda sensazione innata è dunque quella del piacere. Se proviamo a dargli un leggero pizzicotto, il suo corpo risponde e si irrigidisce: questo significa che prova dolore.
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Le sensazioni di base di ognuno di noi sono 4: paura, piacere, dolore, rabbia

Se ha fame, piange. Ma se aspettiamo ad allattarlo, il pianto si fa più forte, insistente, tanto forte che a volte gli fa mancare il respiro. La quarta sensazione è dunque la rabbia, che – se non gestita, è questo il punto – a qualsiasi età nel corso della vita può diventare ira accecante. Quante volte abbiamo sentito notizie di ragazzi che imbracciano armi e sparano su folle, in America è capitato molte volte. Tuttavia queste quattro sensazioni si possono ristrutturare. E se ho scritto questo libro insieme a Michele è per trasmettere ai giovani nuovi strumenti che permetta loro di non cadere nei livelli distruttivi di queste emozioni”. Le nuove generazioni sanno gestire la rabbia? “Evidentemente no se gli atti di violenza, individuali o di gruppi sono sempre più nelle cronache quotidiane, per non parlare di autolesionismo, problema che affligge minori sempre più giovani, anche di 11/12 anni. Bisognerebbe sapere che queste 'sensazioni di base' con le quali nasciamo hanno tre livelli: il primo, nel mio modello, lo definiamo livello performativo. Ad esempio, per la rabbia si chiama frustrazione: non sono in grado di fare qualcosa ma vorrei tanto riuscirci. Questo livello va mantenuto perché mi spinge a dare il massimo. Se non provassi quella sensazione sarei come un’ameba, incapace di sviluppare nuove abilità. Il punto è che la gestione emotiva ‘sana’ è la prima incapacità dei ragazzi. Non sapere cosa voler fare da grandi, significa non essere pronti al cambiamento. Ho posto un quesito a quegli studenti universitari su quale sensazione provano più spesso tra le quattro: paura, rabbia, dolore, piacere. Il 90% ha risposto rabbia. Questa è una cosa pericolosa, perché, se non gestita, può diventare ira e può farti fare cose irrazionali, stupide, sia verso se stessi che nei confronti degli altri. Sono sprovvisti degli strumenti che possono tenerla a bada. Noi adulti viviamo invece più nella paura. Il fatto è che la ‘tigre che abbiamo dentro’, e questo vale per bambini quanto per gli adolescenti e gli adulti, non sai se quel giorno ti vorrà sbranare. Il libro offre strumenti reali e concreti per realizzare se stessi seguendo un metodo rigoroso, frutto di studi e anni di esperienza del nostro gruppo di lavoro su centinaia di casi trattati. Pagina dopo pagina, facciamo anche rivivere al lettore le sedute con grande partecipazione e coinvolgimento, creando spunti di riflessione e supporto pratico. Il libro vuole guidare i giovani a scoprire quali sono i loro profondi desideri, e tutto quello che devono sapere per superare rabbia, paure e avere il 'cuor-aggio' di realizzare i propri sogni, anche grazie alla capacità di risolvere i problemi. Perché ogni problema ha una soluzione, basta imparare che la realtà non è mai ciò accade bensì ciò che facciamo con ciò che ci accade".