Il
15 marzo ricorre la Giornata nazionale del
Fiocchetto Lilla, dedicata ai
disturbi alimentari. Questi disturbi, in particolare l’anoressia, la bulimia nervosa e il disturbo da alimentazione incontrollata “binge eating”, sono un problema di
sanità pubblica e oggetto di attenzione sanitaria e sociale per la loro diffusione, per l’esordio sempre
più precoce tra le fasce più giovani della popolazione (anche nei bambini di 8-9 anni) e per l’eziologia multifattoriale complessa. A esserne colpita è principalmente la
popolazione femminile con un rapporto tra femmine e maschi di circa 9 a 1, anche se il numero dei maschi è in aumento soprattutto in età adolescenziale e pre-adolescenziale. Un fenomeno, purtroppo, in crescita soprattutto negli ultimi tempi: in Italia coinvolge circa
3 milioni di persone e rappresenta nel mondo, secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, la
seconda causa di morte per le ragazze nella fascia di età tra i 12 e i 25 anni.
L’anoressia, la bulimia nervosa e il disturbo da alimentazione incontrollata “binge eating”, sono un problema di sanità pubblica
Ma dalla malattia
si può guarire. Come è successo all’influencer fiorentina
Maria Poggianti, 17 anni. Dopo tre anni difficilissimi, sta meglio. E lo annuncia tramite il suo seguitissimo profilo Instagram, dove da un paio d’anni ha trovato il coraggio di mettersi a nudo, di
raccontare il suo disturbo anche come forma terapeutica, oltre che per aiutare i tanti giovani che vivono la sua stessa situazione: “Dopo tre anni di percorso, tra ospedale e ambulatorio, tra difficoltà, crisi, ma anche traguardi e sforzi, è arrivato il momento di camminare con le mie gambe (che non significa che non cadrò più, ma che ora ho gli strumenti per rialzarmi da sola)” scrive la ragazza, pronta ad affrontare un nuovo capitolo della sua vita.
L'influencer Maria Poggianti annuncia di essere guarita
Non solo anoressia e bulimia
“Quando si parla di disturbi della nutrizione e dell'alimentazione
si pensa immediatamente all'anoressia o alla bulimia, ma esistono
forme ancora più subdole e all'apparenza meno gravi come
l'ortoressia o
la vigoressia. Si riscontra sempre più tra i giovani e non solo,
un'ossessione morbosa per la perfezione che si traduce in piani di allenamento fisico molto intensi e schemi alimentari rigidi e carenti dal punto di vista nutrizionale. I filtri e i canoni di bellezza proposti dai social non fanno che alimentare il senso di inadeguatezza che ossessiona molto spesso chi è affetto da questo genere di disturbi”. Così l'Adi (Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione clinica), in occasione della Giornata nazionale del
Fiocchetto Lilla dedicata alla prevenzione dei disturbi della nutrizione e dell'alimentazione, pone l'attenzione su tutti i tipi di disturbi alimentari e in particolare su alcune forme sempre più difficili da diagnosticare. L'
ortoressia, per esempio, non ancora catalogata nella nuova edizione del DSM-5 incide sulla sfera relazionale, emotiva e corporea dell'individuo che sostituisce la dimensione di piacere e il senso di soddisfazione procurato dal cibo con quello per l'attenzione rigida e accurata delle regole di un piano alimentare.
Il 15 marzo si celebra la Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla, dedicata ai disturbi del comportamento alimentare
Altra forma emergente soprattutto fra i giovani, catalogata nel DSM-5, è la
vigoressia, che si manifesta con una preoccupazione eccessiva per il proprio aspetto fisico, per i muscoli e in generale per le forme del corpo portandolo a seguire piani di allenamento molto frequenti e intensi o a consumare steroidi nonché grandi quantità di proteine con il rischio di danni metabolici, renali e cardiovascolari. “Negli ultimi dieci anni, ma soprattutto negli ultimi tre, sono comparsi nella popolazione adulta e giovanissima disturbi alimentari
legati a comorbidità psichiatriche, forme purtroppo estremamente severe e difficili da trattare” dice
Carmela Bagnato, segretario Adi. E aggiunge: “Patologie che se non riconosciute in tempo e non curate in modo appropriato possono diventare croniche, con conseguenti costi altissimi per l'individuo, per la famiglia e per la società”. Secondo gli esperti Adi è importante
lavorare sul sostegno che le famiglie possono dare nell'individuare precocemente tali malattie attraverso l'osservazione di cambiamenti fisici importanti e di comportamenti alimentari disturbati come restrizioni, abbuffate, selettività alimentare, ma anche iperattività fisica ed insoddisfazione corporea, preoccupazione esagerata per il cibo e per il peso, isolamento sociale, sbalzi d'umore e la tendenza a evitare alcuni contesti sociali e conviviali legati ai pasti.
Il documentario Vite sottili
In occasione della Giornata nazionale contro i disturbi del comportamento alimentare Real Time presenta il documentario “
Vite sottili”, un viaggio emotivo tra malattia e speranza grazie alle storie di
tre ragazze in cura all’ospedale Bambino Gesù di Roma.
L'ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma
Il documentario – in onda
il 15 marzo alle 22,40 su Real Time (canale 31 del digitale terrestre) e disponibile su Discovery+ – punta i riflettori sul dilagante fenomeno dei disturbi alimentari, in particolare
l’anoressia nervosa. Lorenza, Beatrice e Irene sono tre ragazze modello, sempre alla ricerca della loro perfezione al punto da averla trasformata in un’ossessione: l’idea che avere totale controllo sul proprio corpo possa dare loro l’illusione di sentirsi più sicure. Sono le loro “Vite sottili” quelle raccontate nel documentario, che affronta il
percorso terapeutico all’interno dell’Unità operativa per disturbi alimentari dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. E l’ospedale romano fa sapere che negli ultimi due anni (2021-2022) sono
raddoppiati gli accessi per disturbi del comportamento alimentare al pronto soccorso e sono
aumentati di oltre il 50% i ricoveri, passati dai 180 casi pre-pandemia (2019) a quasi 300 casi nell'ultimo anno. “Il lockdown prima e le restrizioni della socialità dopo hanno fatto da detonatore per un malessere che era spesso già presente, a volte in maniera meno manifesta a volte di più - spiega la dottoressa
Valeria Zanna, responsabile di anoressia e disturbi alimentari del Bambino Gesù - Il Covid e la quarantena sono stati sicuramente fattori di accelerazione, ma molte di queste ragazze e di questi ragazzi erano già allenati a mangiare di nascosto, a vomitare di nascosto, a vivere di nascosto”.