Giornata mondiale contro il cancro infantile: ogni tre minuti nel mondo muore un bambino

In Italia le diagnosi di tumore pediatrico sono 2.400 l'anno, un paziente su 7 è costretto a spostarsi tra regioni. La ministra Locatelli: "Più ricerca e accesso equo alle cure"

di BARBARA BERTI -
15 febbraio 2023
Il 15 febbraio è la Giornata mondiale contro il cancro infantile

Il 15 febbraio è la Giornata mondiale contro il cancro infantile

Nel mondo ogni tre minuti un bambino o un ragazzo muore di cancro. In occasione della Giornata mondiale contro il cancro infantile, che si celebra il 15 febbraio, arrivano dati e statistiche che devono far riflettere sul tumore pediatrico, che può manifestarsi in oltre 60 differenti forme (tra tipi e sottotipi), ma che è considerato ancora oggi una malattia rara, tanto da non stimolare un sufficiente impegno della ricerca scientifica. Eppure i tumori pediatrici costituiscono circa l'1% di tutte le neoplasie. “Oggi è la Giornata Mondiale del Cancro infantile, una malattia subdola e devastante. Ricerca, prevenzione e diagnosi precoce sono fondamentali per migliorare le cure e dare ad ogni bambino la possibilità di crescere e vivere una vita dignitosa”. Così su Facebook la ministra per le Disabilità, Alessandra Locatelli. “Tutto questo non sarebbe possibile senza il grande supporto di tanti medici, operatori e volontari che ogni giorno affiancano le famiglie e accompagnano i bambini in un percorso complesso e delicato. Il mio abbraccio va a tutte le mamme e i papà, alle famiglie che con una forza incredibile affrontano la malattia ogni giorno, insieme ai bambini, con speranza e tanto amore nel cuore” conclude la ministra.

I dati sul tumore pediatrico

In Europa ogni anno in 6000, tra bambini e ragazzi, muoiono a causa di una diagnosi tardiva, perché non c’è una cura, oppure perché è inefficace e vecchia di decenni. Spesso i trattamenti non sono solo vecchi, ma anche tossici: circa i due terzi dei bambini che guariscono possono andare incontro, nel tempo, a effetti collaterali tardivi. In Italia sono circa 2.400 le diagnosi registrate in un anno: contraggono tumori e leucemie 1.500 bambini e 900 adolescenti. E circa uno su 7 è costretto a spostarsi tra regioni, in genere dal Sud verso il Centro e il Nord del paese, per visite e terapie, restando anche mesi lontani da casa. “Si stima che circa il 15% dei circa 2.400 bambini e ragazzi che ogni anno ricevono una diagnosi di tumore migri in una regione diversa per curarsi, ovvero circa 300. In genere la famiglia lo fa per avere cure più avanzate, per esempio le Car-T o l'immunoterapia. Il tasso di migrazione si è ridotto nell'ultimo decennio, perché è aumentato lo standard di cura su tutto il territorio”, spiega Arcangelo Prete, presidente dell'Associazione italiana di oncoematologia pediatrica (Aieop), che riunisce 49 centri specializzati. Quanto alle cause dei tumori pediatrici, prosegue Prete, “si sa ancora poco e non possono essere chiamati in causa stili di vita o fattori familiari; anche gli studi sulle cause ambientali non hanno portato a risultati certi”. Quindi l'ipotesi più probabile sono mutazioni geniche sorte ex novo. In qualsiasi caso, “in base a dati Airtum nel quinquennio 2012-2017 non è stato registrato un aumento di diagnosi rispetto al quinquennio precedente”.
In Italia sono circa 2400 le diagnosi registrate in un anno: contraggono tumori e leucemie 1500 bambini e 900 adolescenti (Ansa)

In Italia sono circa 2400 le diagnosi registrate in un anno: contraggono tumori e leucemie 1500 bambini e 900 adolescenti (Ansa)

Per alcuni tumori, i livelli di guarigione sono molto elevati: per le leucemie si guarisce in circa l'80% dei casi; mentre sono molto più bassi per alcuni tumori solidi e cerebrali, in cui non superano il 40%. Di fatto è una malattia rara e ogni anno ci sono circa il numero di diagnosi che ci sono in un giorno per l'adulto. “Questo - precisa Paolo Viti, presidente Federazione Associazioni Genitori e Guariti Oncoematologia Pediatrica (Fiagop) - rende più difficili gli investimenti nello sviluppo di nuove terapie e avviare trial clinici. Per molti tipi di tumore, i bambini continuano a essere trattati con farmaci ‘vecchi’, mentre per gli adulti l'innovazione è esplosa. Serve più ricerca, per cure su misura e con ridotti effetti collaterali a medio e lungo termine. Due bambini su tre che guariscono, infatti, possono andare incontro ad effetti collaterali a breve e lungo termine”. Si stima oggi in Italia una popolazione di almeno 45.000 guariti da tumore pediatrico, “lungosopravviventi” che necessitano di follow-up particolari e maggiori diritti.

L’impegno di Airc

La Giornata mondiale contro il cancro infantile, istituita dall’Organizzazione mondiale della sanità si pone l’obiettivo di informare e sensibilizzare sull’impatto della malattia e sulla mancanza di equità nell’accesso alle cure. In questa ottica l’Associazione italiana per la ricerca sul cancro (Airc) ha messo in campo un investimento pari a 8,5 milioni di euro per sostenere 78 progetti di ricerca contro il cancro infantile. Tra gli ultimi importanti traguardi raggiunti dai ricercatori Airc, c’è la messa a punto di una nuova combinazione farmacologica per il neuroblastoma aggressivo, il più frequente tumore solido extracranico dell'età pediatrica. “Grazie al sostegno di Airc - spiega Doriana Fruci, ricercatrice Airc all'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma - abbiamo recentemente scoperto che combinando farmaci chemioterapici a basse dosi con l'immunoterapia è possibile richiamare le cellule del sistema immunitario all'interno del tumore e creare le condizioni ottimali per il loro funzionamento, favorendo così la risposta terapeutica”. Giovanni Cazzaniga, ricercatore Airc al Centro Tettamanti, Fondazione Irccs San Gerardo dei Tintori di Monza, conduce invece un progetto dedicato alla leucemia acuta linfoblastica pediatrica, il tumore più frequente tra i piccoli pazienti. Usando tecniche della medicina di precisione, ovvero di sequenziamento del genoma, afferma, “abbiamo recentemente classificato dei sottogruppi di pazienti in base al rischio di recidiva del tumore. Tali conoscenze ci consentono di diversificare le terapie in funzione delle caratteristiche del singolo paziente”.