Giornata Mondiale contro l'AIDS, quanto gli italiani conoscono la malattia

I dati suggeriscono che c'è ancora molto da fare in termini di formazione e informazione. Ma i 2.1 milioni di casi del 2010 sono passati a 1.3 nel 2022

di EDOARDO MARTINI
1 dicembre 2023
Il 1° dicembre è la Giornata Mondiale contro l'AIDS (Instagram)

Il 1° dicembre è la Giornata Mondiale contro l'AIDS (Instagram)

Il 1° dicembre si celebra, in tutto il mondo, la Giornata Mondiale contro l'AIDS, una sindrome di cui non dovremmo mai dimenticarci. E la ricorrenza è anche un'occasione di bilancio sulla situazione attuale. Quanto gli italiani conoscono e che opinione hanno riguardo all'HIV? Per rispondere a questa domanda prendiamo come riferimento il sondaggio pubblicato da Pubblic Affairs e Healthcare.
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Ancora oggi si fa molta fatica a distinguere tra HIV e AIDS in quanto soltanto il 34% sa che l'AIDS è lo stadio terminale dell'infezione da HIV (Instagram)

Quanto ne sanno gli italiani?

Quasi una persona su due, pari al 42%, dichiara di essere poco o per nulla informato riguardo prevenzione, cause e trattamento di AIDS e HIV. Questa percezione è confermata anche dal fatto che, ancora oggi, si fa molta fatica a distinguere tra HIV e AIDS in quanto soltanto il 34% sa che l'AIDS è lo stadio terminale dell'infezione da HIV. In particolare: il 33% ritiene che AIDS e HIV siano sinonimi della stessa malattia, per il 15% l'HIV è trasmissibile soltanto sessualmente, mentre l'AIDS può essere trasmesso anche in altro modo, per il 4% si tratta di due malattie diverse e il 14% non sa. Inoltre, anche la percezione della sindrome dell'AIDS risulta poco chiara: sono quasi quattro persone su dieci, il 39%, che attribuiscono una descrizione errata definendola una malattia:
  • per cui esistono farmaci in grado di guarire e, quindi, ritornare a condurre una vita senza malattia;
  • per la quale ci si può vaccinare al fine di non contrarla;
  • da cui non si può guarire e la cui progressione non si può arrestare
A dispetto di un 61% che la definisce, correttamente, una malattia:
  • da cui non si può guarire, ma curabile tramite farmaci e con cui si possa convivere come avviene per altre malattie croniche (ad es. diabete);
  • che si può prevenire anche tramite alcuni medicinali da prendere prima di avere rapporti sessuali non protetti
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Il 48% ritiene che l'AIDS sia un problema gestibile nei Paesi più industrializzati ma non in quelli in via di sviluppo: questo porta ad una frattura di tipo geografico (Instagram)

La frattura di tipo geografico

Negli ultimi due anni, le opinioni degli italiani sul fenomeno non si sono particolarmente modificate e ciò che continua ad emergere è un evidente frattura di tipo geografico. Ancora oggi quasi una persona su due (48%, +7 punti rispetto al 2021) ritiene che l'AIDS, grazie alle cure moderne, sia un problema gestibile nei Paesi più industrializzati ma non in quelli in via di sviluppo. Per il 25% rappresenta ancora un problema molto grave ovunque, senza distinzioni territoriali, dato invariato rispetto alla precedente rilevazione di due anni fa. Ciò che si modifica, invece, è la quota di quanti lo considerano un problema gestibile ovunque mediante le terapie moderne (oggi al 12%, in diminuzione di 10 punti percentuali rispetto al 2021). Soltanto per il 3% del campione preso in considerazione, l'AIDS è ormai un problema superato, che appartiene al passato, e il 12% non sa. Ma facciamo anche un punto del fenomeno in numeri. Nel mondo 39 milioni di persone hanno contratto il virus HIV. In Italia si stima siano circa 137.000. Il rapporto dell'UNAIDS del 2022 fotografa un quadro in miglioramento rispetto agli anni precedenti, in cui però c'è ancora molto da fare. Si è passati infatti da 2.1 milioni di nuovi casi nel 2010, a 1.3 milioni nel 2022, con una riduzione complessiva del 38%, frutto anche delle campagne di sensibilizzazione e prevenzione.
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La direttrice esecutiva UNAIDS, Winnie Byanyima (Instagram)

"Niente su di noi senza di noi", lo slogan contro l'AIDS

Due decenni fa, la pandemia globale di questa infezione sembrava inarrestabile. Oggi la situazione è molto migliorata con un drastico calo dei contagi e soprattutto delle morti, grazie al progresso delle terapie. Il rapporto UNAIDS per l'anno 2023 è molto chiaro: "Il mondo può porre fine all'AIDS – si legge nel comunicato stampa- e per farlo è cruciale il ruolo delle community. Per raggiungere questo obiettivo è fondamentale coinvolgere le persone con HIV, chi è esposto al rischio di contrarre questo virus, le famiglie di questi cittadini e di queste cittadine, i loro gruppi sociali: siano queste comunità a guidare le azioni necessarie". "Niente su di noi senza di noi": è lo slogan che riassume il tema scelto per questa importante giornata. Per combattere questa problematica è necessario affrontare le disuguaglianze che frenano il progresso, consentire alle comunità e alle organizzazioni della società civile di svolgere il loro ruolo e garantire finanziamenti sufficienti e sostenibili. L'ultima parola è spettata alla direttrice esecutiva UNAIDS, Winnie Byanyima, che ha dichiarato: "La fine di questa malattia è possibile, è alla nostra portata. Per seguire il percorso che pone fine all'AIDS, il mondo deve lasciare che siano le comunità a guidare questo processo".