"Oggi, 28 marzo, è la Giornata nazionale dell'Endometriosi, una patologia cronica, benigna, che può causare infertilità e che colpisce circa 3 milioni di donne nel nostro Paese". A dichiararlo è la ministra per le disabilità Alessandra Locatelli, in occasione della ricorrenza mondiale istituita nel 2014 per porre l'attenzione su una malattia, che, in gran parte dei casi, può essere fortemente invalidante per le donne che ne soffrono.
L'endometriosi, infatti, colpisce circa 190 milioni di donne nel mondo (tra il 2 e il 10% della popolazione femminile) e in Italia ne soffre il 10-15% della popolazione femminile in età fertile; la patologia interessa anche circa il 30-50% delle donne infertili o con difficoltà a concepire: questa malattia è appunto associata a un maggior rischio di infertilità. "Spesso viene diagnosticata in ritardo e può causare forti e invalidanti dolori, abbassando drasticamente la qualità della vita delle donne - aggiunge Locatelli -. I sintomi, quando diventano invalidanti, hanno un impatto molto negativo sulla vita professionale, sociale, familiare e affettiva. In questa giornata in particolare, ma ogni giorno, è importante sostenere le campagne di sensibilizzazione, accrescere la consapevolezza rispetto alla gravità di questa patologia, promuovere la ricerca e il trattamento specifico".
Il ritardo nella diagnosi e le ripercussioni psicologiche
Il picco dei casi si verifica tra i 25 e i 35 anni, ma la patologia può comparire anche in età più precoce. Uno dei problemi principali, però, è il ritardo nella diagnosi, che arriva spesso dopo un percorso lungo e dispendioso, il più delle volte vissuto con gravi ripercussioni psicologiche per la donna. Adolescenti e ragazze vengono lasciate in un limbo che dura anni, senza risposte, spesso anzi incomprese nella loro sofferenza, se non addirittura screditate nel dolore che provano. "Gli anni di ritardo diagnostico sono 7-10 in media, gli stessi in cui ci sentiamo ripetere che stiamo esagerando, che è tutto nella nostra testa e che vogliamo solo un po' di attenzioni", aveva scritto qualche giorno fa Giorgia Soleri, attivista, scrittrice e influencer che soffre (anche) di endometriosi. Tra le battaglie della milanese c'è appunto quella per il riconoscimento di queste malattie (tra le quali anche la vulvodinia) fortemente invalidanti, che spesso passano sotto silenzio o peggio chi ne soffre non viene creduta.Visualizza questo post su Instagram