“Pensa che io possa, così forse io potrò”: è questo lo slogan scelto da CoorDown in occasione della Giornata Nazionale delle persone con sindrome di Down, che rilancia così il suo impegno per una piena inclusione sociale e lavorativa di queste.
L’assunto alla base è molto semplice: se abbiamo pregiudizi e basse aspettative nei confronti delle persone con sindrome di Down, ci comporteremo in modo tale che i nostri preconcetti diventeranno realtà. Quindi perché non provare a cambiare prospettiva? Fiducia e alte aspettative nei confronti delle persone con disabilità intellettiva, infatti, non solo faranno bene a loro che saranno portate a credere di più in se stesse, ma spingeranno anche la comunità che sta intorno ad offrire più opportunità a scuola, al lavoro, nello sport e nelle relazioni sociali. E magari saranno queste ultime aspettative a diventare realtà.
La campagna e la raccolta fondi
Per questo CoorDown ha voluto lanciare proprio il 13 ottobre la campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi “Pensa che io possa, così forse io potrò”. L’appuntamento annuale vedrà in oltre 200 piazze d’Italia i volontari delle associazioni aderenti al coordinamento nazionale distribuire il messaggio fatto di cioccolato (realizzato con cacao proveniente dal commercio equo e solidale) per sostenere progetti volti all’autonomia e alla vita indipendente delle persone con sindrome di Down in tutto il territorio nazionale.
Proprio loro, insieme a genitori, fratelli e sorelle e amici, saranno in protagonisti negli eventi, per incontrare i sostenitori, dare informazioni, raccontare come verranno utilizzati i fondi raccolti. Gli hashtag ufficiali della Giornata sono #pensacheiopossa #gnpd2024.
Martina Fuga, Presidente di CoorDown spiega: “In questa Giornata Nazionale vogliamo portare agli italiani attraverso la voce e le testimonianze di giovanissimi e adulti, ragazze e ragazzi con sindrome di Down uno sguardo nuovo sulla disabilità intellettiva. Una call to action davvero per tutti e tutte, perché ognuno può fare la sua parte. Non chiediamo più solamente di supportarci, ma di fare un passo in più e riconoscere i propri pregiudizi e i luoghi comuni radicati dentro di noi, spesso inconsapevoli, e cambiare la prospettiva. Dare fiducia – aggiunge –, alzare le aspettative e offrire opportunità concrete di cambiamento alle persone con sindrome di Down in ogni ambito della vita significa aprire nuove strade, creare possibilità e ribaltare gli stereotipi. Significa rispondere alle loro esigenze e desideri e sostenerli affinché si realizzino pienamente nelle loro vite”.
Cambiare prospettiva
Come racconta il film “Assume That I Can”, dove la protagonista, dopo aver sperimentato amaramente quanto le sue possibilità sono sottostimate, invita il suo insegnante di letteratura, quello di boxe, la barman di un locale alla moda, fino ai propri genitori a pensare in modo nuovo e usare in senso positivo quella che si chiama profezia auto-avverante: se credi in me e nelle mie potenzialità potrai avere un impatto positivo e allora, forse, potrò raggiungere obiettivi, anche inaspettati.
La sfida in ogni ambito della vita sociale è cambiare la lente con cui si guarda alla disabilità intellettiva: una persona se messa alla prova, con le strategie corrette e i giusti supporti può studiare una materia scolastica anche complessa. Se un giovane con sindrome di Down riceverà sostegno e fiducia nel raggiungimento delle autonomie dai propri genitori, allora potrà sperimentarsi e riuscire a vivere con sempre maggiore indipendenza. Se una persona con disabilità intellettiva riceve stima e sul posto di lavoro i colleghi crederanno in lei, anche le mansioni più difficili potranno essere insegnate e apprese.