Un
rider è stato picchiato e rapinato a Torre spaccata, quartiere di Roma. Un caso, purtroppo, tutt'altro che isolato. Perché prendersela con chi ha meno tutele, con chi sta lavorando magari da ore, con chi non si aspetta certo di ricevere botte e insulti e di vedersi portare via i suoi averi in cambio di un servizio svolto, è da persone vili ma accade ancora troppo spesso, nel nostro paese. Dove evidentemente riconoscere il valore innanzitutto della persona e quindi del lavoro anche umile che svolge è ancora difficile.
L'aggressione e la rapina al rider
Contro l'uomo, un
43enne di origine pakistana, si sono avventati non uno ma cinque persone, un branco di giovani uomini - anzi poco più che adolescenti, tutti poco più che ventenni - che gli hanno
rotto il naso e alcune costole, colpendolo con calci e pugni, senza alcuna pietà. Ma perché tutta questa violenza, perché questo comportamento 'animale'?
L'uomo stava consegnando gli ordini in via Rugantino a Torre Spaccata quando i cinque lo hanno aggredito, portandogli via il cellulare, la bici elettrica e i soldi
L'uomo, mercoledì 30 agosto, in serata, stava consegnando cibo in via Rugantino a Torre Spaccata, quando è stato
accerchiato dal gruppo apparentemente senza motivo e picchiato violentemente. Dopo gli aggressori non si sono accontentati e hanno
portato via anche i pochi averi che la vittima aveva con sé:
il cellulare, i soldi e anche la bici con cui svolgeva il suo lavoro. La polizia che indaga sul caso del 43enne, ha raccolta la sua denuncia: il
rider si è visto accerchiare da cinque italiani, tutti molto giovani, che hanno iniziato a picchiarlo
senza alcuna ragione apparente, quasi non aspettassero altro per divertirsi, quella sera. "Ho provato a difendermi ma erano in troppi - ha raccontato l'uomo di origine pakistana -. Mi hanno rubato il cellulare e il portafogli". Ma soprattutto, oltre ai soldi, il gruppo gli ha rubato anche la bici elettrica, che il rider utilizzava per spostarsi in città per le consegne. La vittima è stata quindi ricoverata all’ospedale di Tor Vergata e nel frattempo è partita la
caccia agli aggressori, tre dei quali, stando alle ricostruzioni, sarebbero scappati a bordo di un auto, una Renault Twingo, mentre gli altri due sulla bici elettrica del rapinato.
Le condizioni di lavoro: il video del rider sotto il diluvio
Il rider genovese proveniente dal Bangladesh Jishan Rakhman sotto l'acquazzone
Il caso del 43enne di origine pakistana, rider di una compagnia di food delivery a Roma, aggredito e rapinato a Torre Spaccata da cinque italiani, riaccende un
dibattito mai sopito sulle condizioni in cui questo tipo di operatori si trova a lavorare, tra paghe al limite della fame e poche - quando non assenti -
tutele a livello sindacale. Rapinati, investiti, picchiati: non sempre i rider si trovano a vivere questo tipo di aggressioni, ma purtroppo accade. Nel resto del tempo, in molti, soprattutto
giovani e stranieri che cercano di sbarcare il lunario o di arrotondare miseri stipendi, consegnando la spesa o la cena in giro per le città, in
situazioni di meteo e climatiche anche estreme. Nono solo i 40 gradi estivi, ma, come dimostra un episodio recente, anche acquazzoni in cui è veramente pericoloso muoversi in strada. Lo sarebbe in macchina, con il rischio di venire trascinati via dall'acqua, figuriamoci in bici.
Jishan Rakhman, rider genovese, è diventato nei giorni scorsi, senza saperlo, protagonista di un video virale sui social, girato mentre era impegnato in una consegna nel quartiere di San Fruttuoso sotto un muro d'acqua domenica sera. "Quel giorno ho iniziato a lavorare alle 19 - racconta all'ANSA il 23enne originario del Bangladesh -. Sono partito da piazza Caricamento, ho preso tre pizze da un ristorante per consegnarle in via Torti.
Pioveva molto, ma davvero molto. La nostra borsa è impermeabile, ma purtroppo l'acqua è entrata comunque, rovinando così le pizze. Il cliente è stato molto gentile, ha
rifiutato le pizze perché erano bagnate ma mi ha dato due euro di mancia. Quando ho riferito quanto accaduto a Deliveroo, la società ha restituito i soldi al cliente ma
mi ha pagato ugualmente". Rakhman è stato fortunato, ma pensate se si fosse trovato davanti i cinque che invece hanno aggredito il collega a Roma... Purtroppo non si può certo lasciare che sia il caso o appunto la fortuna a
decidere sulle loro vite!
Un gruppo di lavoratori di note società di consegne a domicilio
Il giovane , che vive a Genova con lo zio mentre i suoi genitori sono in Bangladash e lui riesce ad aiutarli ogni mesi, non sa ancora che lavoro vorrà fare fra qualche anno, per il momento
non gli dispiace fare il rider. "Lavoro ogni giorno, 8 ore, dalle 12 alle 15 e dalle 18 alle 22/23 - spiega -.
Deliveroo è una buona azienda. Ti mandano lontano a fare le consegne, ma ti pagano di più, quindi va bene. Il mio lavoro è faticoso ma a me piace perché mi consente di essere libero. Scelgo io quando lavorare e quanto a lungo, se voglio fermarmi posso semplicemente fare 'skip' sul cellulare e posso non prendere ordinazioni".