Il Codice rosso bis è legge. Il Senato approva in via bipartisan ma l’educazione sessuale a scuola divide

Aula deserta, ma ddl approvato e in maniera bipartisan. E’ legge il ‘codice rosso bis’ detto anche ‘ddl Roccella’

di ETTORE MARIA COLOMBO -
22 novembre 2023
DONNE. A FIRENZE 900 HANNO CHIESTO AIUTO AD ARTEMISIA IN 10 MESI /FOTO ALBANESE: PROBLEMA È REALE, IN CAMPO ANCHE MUNICIPALE (FOTO 1 di 1)

DONNE. A FIRENZE 900 HANNO CHIESTO AIUTO AD ARTEMISIA IN 10 MESI /FOTO ALBANESE: PROBLEMA È REALE, IN CAMPO ANCHE MUNICIPALE (FOTO 1 di 1)

“Si sa che la gente dà buoni consigli sentendosi come Gesù nel tempio, si sa che la gente dà buoni consigli se non può più dare cattivo esempio” cantava, in un testo mirabile quanto antico, un grande cantautore come Fabrizio De André. E così, la Politica, che si sentiva mordere da una terribile, tremenda, attualità, quella dei femminicidi, scossa – per una volta in sintonia con un intero Paese – dall’omicidio di Giulia Cecchettin, ha deciso di mettere il turbo e di comportarsi come, di solito, non fai mai. In modo celere, compatto, veloce e, per una volta, anche bipartisan.  L’Aula del Senato ha approvato all’unanimità con 157 sì il disegno di legge del governo contro la violenza alle donne. È successo oggi pomeriggio, in un battibaleno, anche se in un’aula per lo più deserta, ma solo all’inizio, come vedremo meglio dopo. Si tratta di un testo corposo di 19 articoli, già approvato, ma solo dopo mesi, dall’aula della Camera e, stavolta, l’approvazione bipartisan era davvero d’obbligo. 

Cosa prevede, nelle linee generali, il Codice rosso bis

Si tratta di un ddl sul rafforzamento delle misure di contrasto alla violenza sulle donne, principalmente in ambito familiare, quello approvato in via definitiva in Senato. È Il cosiddettoddl Roccella”, dal cognome della ministra alla Famiglia proponente, un ‘Codice rosso bis’, che, appunto, era già stato approvato alla Camera a ottobre. 
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Eugenia Roccella, ministra Pari opportunità e Famiglia

Il ddl prevede una stretta mirata soprattutto a rafforzare la cosiddetta ‘prevenzione secondaria’, ovvero la prevenzione della violenza che si scatena dopo che una donna ha denunciato l’uomo violento. Licenziato, all’unanimità, dalla commissione Giustizia, con un barlume di resipiscenza, e nonostante la mancata sede ‘referente’ della commissione, è stato approvato in un battibaleno e senza colpo ferire. Una di quelle cose che, appunto, in Politica non accadono mai.  I 19 articoli del testo di legge, che ora attende solo la firma da parte del Capo dello Stato e la pubblicazione in Gazzetta ufficiale, per diventare legge a tutti gli effetti, punta da un lato sulla prevenzione e dall'altro ad assicurare la certezza dei tempi per le misure di tutela delle vittime di violenza, rafforzando e ampliando le norme del primo Codice Rosso. Illustrando le norme, la relatrice Susanna Campione (Fratelli d'Italia) ha rivolto un ringraziamento "a tutte le forze politiche che fin dal primo giorno hanno lavorato insieme e con grande dedizione. Per tutte le forze politiche è una priorità assoluta. In commissione tutti i commissari hanno ribadito l'estrema urgenza che il Parlamento approvi la legge il prima possibile in risposta all'escalation di femminicidi a cui stiamo assistendo". Una confessione, anche un po’ ingenua, di correità: ci muoviamo di gran fretta solo perché ci rendiamo conto che il Mondo crolla…  Il testo era stato varato dal Consiglio dei ministri - con le firme dei ministri Roccella, Nordio e Piantedosi - a inizio giugno e approvato in prima lettura alla Camera il 26 ottobre scorso con alcune modifiche. Grazie a un accordo tra i gruppi di maggioranza e quelli di opposizione a Palazzo Madama non sono stati presentati emendamenti.  Sono stati esaminati solo alcuni ordini del giorno, tra cui quelli per l'introduzione a scuola di un'ora di educazione per sensibilizzare i più giovani. Il ddl arriva quindi in Aula per il via libera definitivo proprio nel pieno dei giorni drammatici della tragedia di Giulia Cecchettin, uccisa per mano dell'ex fidanzato Filippo Turetta. Anche – anzi, soprattutto - sulla spinta di questo tragico fatto di cronaca, il Parlamento ‘sprinta’ davvero sull'approvazione della legge. 
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Giorgia Meloni e (a destra) Elly Schlein

La telefonata Meloni-Schlein e il terzo incomodo Conte

Ma, ovviamente, la polemica politica non poteva mancare. Eppure, almeno su questo fronte, sembrava esserci stata una schiarita, almeno per quanto riguarda le due ‘premier dame’ della Politica italiana, Giorgia Meloni ed Elly Schlein. Tra la presidente del Consiglio e la segretaria del Pd, infatti, ci sono stati molti contatti, negli ultimi giorni e ora, proprio sullo scabroso tema della violenza contro le donne.  Secondo fonti Pd, è stata la segretaria dem a chiamare la Presidente del Consiglio “in merito alla possibilità di trovare un terreno comune per far fare un passo avanti al Paese sulla prevenzione della violenza di genere”. Secondo fonti di maggioranza è avvenuto l’opposto. Al netto del ‘chi è arrivato prima’, resta il punto. Nei giorni scorsi, le due leader politiche avevano aderito, prima la Schlein e poi la Meloni, all’accorato appello dell’attrice e regista Paola Cortellesi, che forte del successo al botteghino del suo primo film da regista, “C’è ancora domani”, aveva chiesto di accantonare le differenze ideologiche e di lavorare insieme, come donne, sui diritti delle donne offese. Interpellato sull'interlocuzione Meloni-Schlein, arriva anche la voce del terzo incomodo, peraltro ‘maschio’, il leader del M5s, Giuseppe Conte, che ‘apre’ al dialogo con il governo. La violenza contro le donne – dice Conte - "è una questione che riguarda tutti, non è tema di maggioranza o opposizione. Noi siamo disponibili ad elaborare insieme al governo un pacchetto di misure educative". Belle parole.
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L'aula del Senato (foto di archivio)

Aula vuota? Mica tanto, i sì, alla fine, sono 157 su 200…

Tuttavia, ripetiamo, nonostante le (tante, lodevoli), buone intenzioni, l'esame del disegno di legge del governo contro la violenza alle donne si svolge in un'aula di Palazzo Madama semideserta. Quasi vuoti gli scranni sia di maggioranza che di opposizione. Ai banchi del governo è seduta solo la ministra per le Pari Opportunità Roccella. Presenze numerose solo nella tribuna riservata agli ospiti da cui assiste ai lavori una scolaresca di Colle val d'Elsa. A denunciare la scarsa presenza è Susanna Camusso (PD) che sul social ‘X’ posta la foto dell'aula praticamente vuota, ma la ‘denuncia’ della Camusso non rende giustizia al Senato: quando la discussione entra nel vivo, i senatori arrivano. Il provvedimento passa con 157 sì. Manca quasi un senatore su quattro, certo, ma l’Aula non è affatto vuota. 

Il vero scontro è sull’educazione sessuale a scuola. L’accordo finale sull’Odg manca per ‘colpa’ del M5s.

Ma, al netto delle (solite, trite) polemiche, sull’aula vuota, la convergenza doc manca alla fine sugli ordini del giorno. A farla saltare è l’educazione sessuale nelle scuole: la maggioranza non vuole neppure sentirla nominare, l’opposizione vuole imporla a tutti i costi. Braccio di ferro.  La legge, scritta dalla maggioranza, recepisce, peraltro, anche i contenuti della commissione sul femminicidio presieduta nella scorsa legislatura da Valeria Valente (Pd). La telefonata Meloni-Schlein serviva a spianare la strada: ai parlamentari della commissione Giustizia di FdI-Pd viene dato mandato di mediare il più possibile per convergere su un unico ordine del giorno: “Dobbiamo dare un segnale”. L’ordine del giorno è un atto che si limita a impegnare il governo a fare qualcosa. Robetta, rispetto a una legge, ma questi son gli strumenti a disposizione e questi vanno usati.  La convergenza viene cercata su quattro punti. Prevedono dell’emanazione dei decreti attuativi per le statistiche sui femminicidi, le risorse per la formazione del personale che deve assistere le vittime, l’impegno a varare presto una legge complessiva sulla prevenzione della violenza di genere e l’introduzione dell’educazione affettiva nelle scuole. Che fosse impossibile impegnare il governo a introdurre l’educazione sessuale già dalle scuole medie era chiaro. Ma c’era chi credeva che, usando una formula più generica, l’obiettivo fosse raggiungibile. L’accordo viene raggiunto, alla fine, sui primi tre punti: presto una legge sull’educazione, sì ai decreti attuativi, sì ai fondi per la formazione. Il quarto salta per ‘demerito’ dei 5 Stelle. Fosse stato per il Pd anche sul quarto tema - l’educazione nelle scuole - ci sarebbe stata l’intesa. Avrebbe comportato un passo indietro che i dem consideravano accettabile. La maggioranza aveva proposto di dare il via libera, ma senza voto - bastava il sì del governo - a un ordine del giorno, a prima firma Malan, che prevede l'introduzione di una generica educazione emotivo-sentimentale a partire dalle scuole medie. L’opposizione doveva, però, ritirare il suo ordine del giorno, firmato da tutti i partiti della minoranza, che prevedeva l’educazione sessuale dalle scuole medie. Per i dem il ritiro era fattibile. A opporsi sono i 5 stelle.  A quel punto l’accordo salta. “Apprezziamo gli sforzi del governo e lo sfidiamo a predisporre un piano che sia di questo secolo e non del secolo scorso. Noi però avevamo chiesto coraggio e in questo odg coraggio non ce n’è”, sentenzia Alessandra Maiorino, per i 5 stelle. Parole che fanno perdere la pazienza a Lucio Malan: "Siamo stati noi a introdurre il reato di stalking, siamo noi che abbiamo portato la prima donna alla presidenza del Consiglio. Noi non siamo per le lezioni di educazione a 'varie cose strane' fatte della drag queen nelle scuole (sic), in rappresentanza di circoli intitolati a personaggi quantomeno imbarazzanti".  codice-rosso-bis-senato-ddl Il risultato è che le opposizioni si astengono sull’odg Malan, tranne Italia Viva che, per voce di Ivan Scalfarotto chiede al governo: “avete paura della parola sessuale?”. Le proposte dell’opposizione vengono, dunque, tutte respinte. Per i dem va bene lo stesso perché resta l’impegno di fare una legge in cui rientrerà anche l’attività nelle scuole, mentre la maggioranza incassa il sì all’unanimità alla legge. E la rivendica, sotto lo sguardo vigile della ministra Roccella, che ha seguito passo dopo passo i lavori e che, in conferenza stampa, il protocollo d’intesa per prevenire la violenza di genere nelle scuole con i colleghi Valditara e Sangiuliano, si scaglia contro il “patriarcato che esiste eccome”. Per l’opposizione un segnale di convergenza.  Intanto, il progetto di Valditara - facoltativo, solo per le scuole superiori e da svolgere in orario extracurriculare con l’assenso dei genitori - prevederà trenta ore di lavoro di gruppo, sotto la guida degli insegnanti, per parlare di queste tematiche e contenuti indicati dall’Ordine degli psicologi.  Un piano generico, di due anni, che. per le opposizioni è troppo poco. Aria fritta. Certo è che l’unanimità al ddl, sull’educazione nelle scuole, è già bella che saltata. Un piccolo, brutto, segnale, per la memoria di Giulia Cecchettin e di tutte le donne sconvolte dai femminicidi.