Un collegamento tra i
femminicidi di ieri e quelli di oggi. E' quello fatto tra l'
assassinio di Ipazia, una scienziata e filosofa greca vissuta tra il IV e il V secolo, e i casi di
violenza contro le donne che si verificano ai giorni nostri, dal premio Nobel per la Fisica
Giorgio Parisi durante il convegno all'Accademia dei Lincei, l'evento dedicato interamente alla "collega" d'Alessandria d'Egitto.
Un'illustrazione di Ipazia, la scienziata uccisa "perché donna che non sapeva stare al suo posto" (Instagram)
Parisi e la figura di Ipazia
"Ipazia fu uccisa anche perché era una
donna che non sapeva stare al suo posto, era una donna che aveva una vita pubblica, che prendeva posizioni pubbliche. E' un esempio di una
mentalità patriarcale antichissima che sopravvive anche adesso come si vede dai tanti
femminicidi che ancora registriamo", spiega lo scienziato. Poi aggiunge: "La storia di Ipazia ha molto colpito l'immaginazione collettiva, anche al di fuori degli addetti ai lavori. La sua storia contiene tantissimi temi. Ci racconta di come i
perseguitati, in questo caso i cristiani, si siano velocissimamente trasformati in persecutori, una volta preso il potere". Ma, osserva il Nobel per la Fisica, "è anche un
momento di passaggio tra civiltà diverse e ci fa veder come la tradizione scientifica greca scompare e poi viene anche dimenticata".
La carriera delle scienziate
"Ipazia è una figura che mi è molto cara", continua l'uomo, tanto che "nel 2018, all'inaugurazione dell'Anno Accademico dell'Accademia dei Lincei, in qualità di presidente, dicevo: 'Non dobbiamo essere sicuri che lo
sviluppo della scienza sia inarrestabile'" perché "confidare ciecamente sull'ineluttabilità del bisogno che lo sviluppo tecnologico ha dello sviluppo scientifico può essere un tragico errore". E proprio questo problema rimane in ballo: "
La carriera delle scienziate procede bene fino ai trent'anni circa. A quel punto si notano molti abbandoni. E' il momento in cui bisogna stabilizzarsi, si torna dall'estero, si sceglie una sede definitiva.
Il professore sulla carriera delle scienziate: "Procede bene fino ai trent'anni circa. A quel punto si notano molti abbandoni" (Instagram)
Lì, evidentemente, la carriera delle donne
viene sacrificata a quella dei mariti o dei compagni. La mancanza di servizi pubblici come gli asili nido non aiuta", prosegue nell'intervista alla
Repubblica. E ancora: "E la politica non dà il buon esempio. Mi hanno spiegato che le donne sono inserite nelle liste elettorali, ma in più collegi insieme. E una volta elette,
lasciano il posto agli uomini. Oggi ci stupiamo di avere un primo ministro donna proprio perché è un'eccezione".
I femminicidi e le donne
Immancabile poi il riferimento alla
giornata del 25 novembre: "Ci è andata mia figlia con il suo bambino. È rimasto molto colpito. Alla fine ha domandato 'Ma senza donne non ci sarebbero mamme. E senza mamme come farebbero i bambini?'". Poi torna sulla
difficoltà che le donne hanno oggi: "Però le cose stanno cambiando.
Le posizioni di vertice di oggi riflettono uno squilibrio che viene dal passato. Quando Rita Levi Montalcini andava ai convegni, negli anni '50, si sentiva domandare di chi fosse la moglie. E rispondeva: sono la moglie di me stessa. Oggi guardando ai giovani, cioè ai docenti di domani, troviamo molte più scienziate rispetto a ieri. Il mio campo, la fisica teorica, è rimasto a lungo
senza rappresentanza femminile. Poi, dagli anni '90, le prime ragazze mi hanno chiesto la tesi. La situazione sta migliorando, e lo vedremo sempre più nei prossimi anni".
"L'America di Trump non sopporta gli scienziati, li considera un'élite pericolosa", il disappunto dell'uomo sul pensiero del politico statunitense (Instagram)
La similitudine con i giorni nostri
Infine torna sulla similitudine tra i tempi di Ipazia e quelli di oggi: "Con Ipazia siamo nella fase di passaggio dal paganesimo al cristianesimo. Il sapere antico e le biblioteche stanno per scomparire. Già i romani avevano ereditato le tecnologie dei greci senza più capire il pensiero che le aveva create. Ci sono, sì, similitudini con l'oggi. Anche noi a volte ci
affidiamo alla tecnologia dimenticandoci della scienza che l'ha generata. Di questo passo, trascurando ad esempio l'insegnamento delle scienze a scuola, finiremmo su un sentiero pericoloso. L'esempio più eclatante è l'
America di Trump che non sopporta gli
scienziati, li considera un'
élite pericolosa. Senza il sostegno della scienza, il progresso tecnologico può forse proseguire per un po’. Ma poi è destinato inesorabilmente a fermarsi", chiosa il premio Nobel.