Perché alle donne piace così tanto il True Crime? Sopravvivenza o riappropriazione?

Il pubblico di podcast, serie e documentari di cronaca nera è prevalentemente femminile: il 61% delle donne tra i 18 e i 29 anni ascolta quelle storie. Tra consapevolezza e paura, i motivi di questa passione tutta al femminile potrebbero essere diversi

di CLARA LATORRACA
2 marzo 2025
Il 45% delle donne ha dichiarato di seguire racconti di cronaca nera, contro il 30% degli uomini

Il 45% delle donne ha dichiarato di seguire racconti di cronaca nera, contro il 30% degli uomini

Le storie di crimini e misteri irrisolti sembrano piacere a (quasi) tutti: serie tv e documentari dedicati a casi di cronaca nera, come la tanto discussa ‘Qui non è Hollywood’, dedicata al caso di Sarah Scazzi, spopolano sulle piattaforme di streaming, e i podcast true crime sono tra i più ascoltati su Spotify. Secondo l’indagine Gli italiani, i podcast e il True Crime, condotta da AstraRicerche e commissionata da Glo, un italiano su tre è appassionato al genere. Ma le ascoltatrici più assidue sono le donne: ben il 45 per cento ha dichiarato di seguire racconti di cronaca nera (contro il 30 per cento degli uomini). E nella fascia d’età tra i 18 e i 29 anni, la percentuale sale al 61 per cento.

“Serial killer per rilassarmi”

Sono tanti i contenuti social che ironizzano su questa passione al femminile: “Questo è quello che ascolto per rilassarmi”, si legge in diversi video TikTok pubblicati da giovani donne, che riprendono l’iconica sigla di Indagini, l’amatissima serie audio condotta da Stefano Nazzi, oppure la famosissima voce della youtuber Elisa True Crime. Ma anche clip ironiche sulle serata perfetta: in solitaria, con una buona cena e un bicchiere di vino e, ovviamente, un buon documentario dedicato alla cronaca nera.

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L’eco della vittima donna

Ma qual è il motivo per cui le donne, soprattutto le più giovani, consumano così tanti contenuti dedicati al true crime? Le vittime dei crimini più famosi – e più discussi – sono spesso donne e spessissimo donne giovani: il già citato caso di Sarah Scazzi, quello di Yara Gambirasio, di Meredith Kercher. Ma anche le vittime dei serial killer più conosciuti, come Ted Bundy o Richard Ramirez, sono soprattutto vittime femminili. Questo non significa che, in genere, le vittime di crimini violenti siano per la maggior parte donne – anzi, è esattamente il contrario.

Ma i casi che hanno risalto mediatico maggiore, che vengono più discussi, analizzati, dissezionati, hanno al centro vittime femminili. Inoltre, secondo i dati Istat, il 96% delle donne uccise in Italia sono vittime di partner o ex partner: per gli uomini questa percentuale si aggira attorno al 2%. Questo può rendere la percezione di pericolo delle donne molto più quotidiana, perché parte della vita domestica, rispetto a quanto non lo sia per gli uomini.

“Il mostruoso femminile”

Secondo Jude Ellison Sady Doyle, autore de ‘Il mostruoso femminile’, l’audience femminile è così attratta dalla cronaca nera perché “cerca di capire”: “Sovrapponiamo le nostre esperienze alla vita e alla morte di questi personaggi, trasformandoli in proiezioni delle nostre ansie e delle nostre vulnerabilità”.

E questo avviene in particolare per i casi che coinvolgono la violenza sessuale: "Perché le donne non dovrebbero essere ossessionate dal bisogno di comprendere la violenza sessuale, se quella violenza ha così tanto potere sulle loro vite?”, si chiede Doyle nel suo libro.

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Strategie di sopravvivenza?

Ma ci potrebbero essere anche altre ragioni che spingono il pubblico femminile a seguire con passione questo genere. Secondo uno studio di Amanda Vicary e Chris Fraley, intitolato Captured by True Crime: Why Are Women Drawn to Tales of Rape, Murder, and Serial Killers? e pubblicato nel 2010 sulla rivista scientifica Social Psychological and Personality Science, “le donne sono attratte da storie contenenti informazioni rilevanti per la sicurezza personale”.

Temono più degli uomini di diventare vittime di crimini violenti e questa paura le porta a cercare nei podcast, nei documentari e nei libri dedicati a casi di cronaca nera informazioni importanti per la prevenzione o la sopravvivenza a un crimine. “Il fatto che le donne trovino i libri di true crime più interessanti quando le vittime sono femminili supporta l'idea che possano essere attratte da queste letture per la conoscenza potenzialmente salvavita che possono trarne”, si legge nel saggio.

Riappropriarsi delle storie

Jennifer Guerra, giornalista e attivista femminista, aggiunge un tassello alle ipotesi sul perché dell’attrazione femminile verso il true crime: la necessità di riappropriarsi di queste storie, spesso raccontate dai media senza lesinare sui particolari, contro la volontà delle famiglie dei morti, proponendo narrazioni che volgono verso il ‘victim blaming’ (ovvero la tendenza a colpevolizzare la vittima). Secondo Guerra questo interesse “può essere quindi letto come il desiderio di riappropriarsi di una storia in cui le donne sono sempre stati oggetti e mai soggetti, provando a riscrivere le regole di un genere che se ne è servito abbastanza”.