Iran, arresti e sequestri di auto per le donne che non indossano il velo

La denuncia di Amnesty International: “Le autorità iraniane stanno attuando una campagna su vasta scala per applicare le repressive norme sull’obbligo del velo attraverso la massiccia sorveglianza di donne e ragazze negli spazi pubblici e tramite posti di blocco”

di DOMENICO GUARINO -
16 marzo 2024

Decine di migliaia di donne si sono viste sequestrare le proprie automobili, altre sono state processate e condannate al carcere, alle frustate, a pagare multe oppure costrette a seguire corsi sulla “moralità”. Il tutto per aver sfidato l’obbligo d’indossare il velo. Accade in Iran e la denuncia è di Amnesty international.

Secondo cui il parlamento iraniano si appresta ad approvare una proposta di legge che intensificherà ulteriormente gli attacchi alle donne e alle ragazze che sfidano l’obbligo d’indossare il velo. Senza contare che nel febbraio 2024 il presidente iraniano Ebrahim Raisi ha formalmente approvato l’ingente previsione di spesa per l’attuazione della proposta di legge, in modo che il Consiglio dei guardiani possa tradurla in legge.

Il presidente iraniano Ebrahim Raisi (Ansa)
Il presidente iraniano Ebrahim Raisi (Ansa)

La denuncia di Amnesty

“Le autorità iraniane stanno attuando una campagna su vasta scala per applicare le repressive norme sull’obbligo del velo attraverso la massiccia sorveglianza di donne e ragazze negli spazi pubblici e tramite posti di blocco in cui vengono fermate le donne alla guida” afferma l’ONG, che, nel febbraio 2024 ha raccolto le testimonianze di 41 donne, tra le quali una donna trans, di una ragazza e di quattro uomini e ha esaminato documenti ufficiali, tra cui fascicoli d’indagine e verdetti di condanna.

Le donne prese di mira e i loro parenti ricevono messaggi scritti o telefonici minacciosi, nei quali viene loro ordinato di recarsi a una sede della Polizia morale per consegnare l’automobile. L’organizzazione per i diritti umani ha reso noti estratti di 20 di quelle testimonianze, dalle quali emerge una realtà di vero e proprio terrore quotidiano messo in atto da Polizia morale e Polizia stradale, con il supporto delle procure, dei tribunali, del ministero dell’Intelligence, delle Guardie rivoluzionarie, senza tralasciare le forze paramilitari basiji e altri agenti che operano in borghese.

I sequestri vengono eseguiti sulla base di immagini riprese dalle telecamere di sorveglianza o da verbali redatti da agenti in borghese che pattugliano le strade. La polizia ha anche a disposizione una app, chiamata Nazer, su cui vengono caricate le targhe dei veicoli. L’escalation risale a circa un anno fa: a partire dall’aprile 2023, infatti, la Polizia morale ha ordinato il sequestro arbitrario di centinaia di migliaia di automobili con donne alla guida o passeggere anche di soli nove anni di età, che non indossavano il velo o che indossavano veli “inappropriati”.

Negli ultimi mesi la stretta ‘rigorista’ si è poi andata inasprendo, e le autorità hanno anche effettuato massicci fermi e controlli casuali lungo strade trafficate per individuare donne alla guida prive di velo. Gli agenti obbligano le donne a scendere e fanno una scansione della loro patente, marcandola per il sequestro. Le donne sono poi costrette a recarsi a una stazione di polizia per consegnare l’automobile.

“Stiamo assistendo all’aumento della persecuzione ai danni delle donne e delle ragazze solo poche settimane prima che il Consiglio Onu dei diritti umani voti sull’estensione della Missione di accertamento dei fatti, che ha il mandato di indagare sulle violazioni dei diritti umani commesse dopo la morte in custodia di Mahsa/Jina Amini, soprattutto nei confronti delle donne e delle ragazze – spiega Diana Eltahawy, vicedirettrice di Amnesty international per il Medio Oriente e l’Africa del Nord -. Gli Stati membri del Consiglio Onu dei diritti umani devono reagire all’impunità con cui vengono attaccate le donne e le ragazze iraniane, assicurando che un meccanismo internazionale indipendente continui a raccogliere, consolidare e analizzare le prove, in vista di futuri procedimenti giudiziari”.