Ha scelto di parlare, di metterci la faccia nonostante il suo stalker sia stato dichiarato incapace di intendere e volere. La storia della pallavolista Jennifer Boldini è la storia di una giovane ragazza che ha scelto di rompere il silenzio e di denunciare chi ha inciso “profondamente sulla percezione di sé e sulla capacità di affrontare la vita con serenità” arrivando a farla “dubitare di me stessa, della mia capacità di reagire e del mio valore come Persona, come Donna“.
Il calvario è iniziato nel 2023 quando la palleggiatrice di Uyba Busto Arsizio ha cominciato a ricevere una serie di messaggi sui social da parte di 41enne di Varese. L'inizio è stato soft, con commenti innocui e con riferimenti alle gesta sportive e alla bellezza fisica della ragazza. Il silenzio dell'alzatrice, però, ha mandato su tutte le furie l'uomo che ha cambiato approccio: dai complimenti è passato a manifestazioni ossessive e intimidatorie, con insulti e minacce.
“Ha un vizio di mente“
L'UYBA Volley ha sporto immediatamente denuncia, portando il tribunale a disporre un primo divieto di avvicinamento. Un divieto che però non ha fermato il varesino il quale, nella primavera del 2024, ha ripreso i contatti con la pallavolista costringendola a vivere in uno stadio d'ansia quotidiano. Arrivati al termine del processo nei suoi confronti però l'uomo è stato assolto, dopo che la perizia psichiatrica ha dimostrato la sua incapacità di intendere e volere. “Ha un vizio di mente”, si legge nelle carte che hanno portato alla decisione dei giudici di metterlo in libertà vigilata per un anno con l'obbligo di seguire un percorso terapeutico.
Il messaggio social di Jennifer Boldini
"L'ultimo anno mi ha messa di fronte a una sfida che non avrei mai pensato di dover affrontare. Essere vittima di stalking non lascia segni visibili, ma incide profondamente sulla percezione di sé e sulla capacità di affrontare la vita con serenità. Ogni gesto quotidiano, ogni luogo frequentato, era accompagnato da una sensazione costante di vulnerabilità e impotenza. Mi sono ritrovata a dubitare di me stessa, della mia capacità di reagire e del mio valore come Persona, come Donna.
Per cercare di proteggermi, inizialmente mi sono chiusa in me stessa, sperando che con il tempo tutto si risolvesse. Ma quel tentativo di difesa si è trasformato in una prigione emotiva, che mi ha fatta sentire ancora più fragile, incidendo non solo sulla mia mente, ma anche sul mio corpo. Ho iniziato a somatizzare il peso delle emozioni negative che stavo vivendo, rendendomi conto, a un certo punto, che da sola non potevo farcela. È stato allora che ho trovato il coraggio di chiedere aiuto”, ha spiegato Boldini su Instagram.
“È proprio per questo motivo che ho fortemente voluto parlare oggi. Ho avuto la fortuna di avere al mio fianco persone e istituzioni che mi hanno supportata, ma so che non tutte le vittime possono contare sullo stesso aiuto, o magari non trovano il coraggio di parlare, come è successo a me all’inizio. Un grazie di cuore a chi mi è stato vicino: alla mia famiglia e alle persone a me care, alla società e alle compagne, all’avvocato e alle forze dell’ordine”.
Un messaggio chiaro, che ribadisce come nessuna dovrebbe mai restare in silenzio di fronte alla violenza perché abbandonata a se stessa. E di come sia di fondamentale importanza chiedere aiuto. Boldini insegna.