Progetto Happiness racconta... Gli Tsaatan della Mongolia, l’ultima tribù nomade delle renne che vive in armonia con la natura

Inauguriamo oggi la rubrica a cura di Giuseppe Bertuccio D’Angelo, reporter e Ted speaker noto come Progetto Happiness. Insieme a lui scopriremo che la felicità ha tante ricette quanti sono gli uomini al mondo

di GIUSEPPE BERTUCCIO D’ANGELO*
21 febbraio 2025
Giuseppe Bertuccio D'Angelo con due uomini della tribù degli Tsaatan

Giuseppe Bertuccio D'Angelo con due uomini della tribù degli Tsaatan

In questo primo appuntamento con “Progetto Happiness racconta...”, ti porto in un luogo dove il tempo si misura con le stagioni, non con gli orologi. Qui vivono gli Tsaatan, l’ultima tribù nomade delle renne in Mongolia. Un popolo che ha trovato il proprio equilibrio nella natura, seguendo il ritmo delle stagioni, senza possedere nulla di superfluo, senza preoccuparsi di ciò che accade fuori dalla taiga. In un mondo che viaggia costantemente con il piede sull’acceleratore, gli Tsaatan ci ricordano che esiste un altro modo di vivere: più lento, più essenziale, più connesso alla terra. Ma cosa significa davvero appartenere a una cultura millenaria? E cosa può insegnarci chi vive ancora in simbiosi con la natura?

Tsaatan: il popolo nomade delle renne

Per raggiungere gli Tsaatan, ho dovuto lasciare qualsiasi certezza alle spalle. Ore e ore di viaggio attraverso il nulla. Prima, vecchi mezzi anni ’80 che arrancano su distese infinite di ghiaccio. Poi, lunghe cavalcate in sella a una renna, avanzando nella taiga mongola senza strade, senza riferimenti, solo neve, alberi e una guida locale a cui affidarsi ciecamente. Quando finalmente ho raggiunto il villaggio, mi è sembrato di varcare la soglia di un’altra epoca. Un mondo lontano da tutto, dove il tempo scorre con le stagioni e non con gli orologi. Davanti a me, una scena sospesa nel tempo: le ortz, tende coniche che svettano nella distesa bianca come punti di riferimento nella neve; colonne di fumo, che si alzano dalle stufe, unica barriera contro il gelo implacabile; renne libere, che pascolano nella foresta sotto lo sguardo vigile degli uomini della tribù.

Gli Tsaatan non addomesticano le renne: vivono con loro, per loro, grazie a loro. Sono i guardiani di una tradizione millenaria, un legame che non può spezzarsi senza far scomparire entrambi. Un uomo della tribù mi ha detto: “Noi esistiamo solo grazie alle renne. Senza di loro, non potremmo vivere nella foresta”.

Un rituale antico: la cerimonia del tè nella ortz

Dopo ore di gelo e fatica, l’interno della ortz sembrava un rifugio fuori dal tempo. Il calore della stufa, l’odore del fumo e il suono dell’acqua che bolliva annunciavano l’inizio di un rito antico: la cerimonia del tè. Se pensate che fosse un semplice momento di pausa per scaldarsi, vi sbagliate. La prima tazza non è per noi, ma per gli spiriti della natura. È un gesto di gratitudine, un’offerta simbolica che segna la connessione profonda tra il popolo Tsaatan e il mondo che li circonda. Noi beviamo un caffè al volo, loro versano la prima tazza alla terra. Noi siamo abituati a prendere, a consumare, raramente a restituire. Per gli Tsaatan, invece, ogni cosa ha un equilibrio. Nulla viene sprecato, nulla viene dato per scontato. Ma fuori dalla ortz, la modernità avanza. Sempre più giovani lasciano la tribù per cercare un futuro nelle città, scambiando la libertà della taiga per le comodità della vita urbana. Ogni partenza porta via una storia, un rito, un pezzo di questo equilibrio fragile. Restare è sempre più difficile. Ma per gli anziani, questa scelta significa qualcosa di più profondo: proteggere un modo di vivere che forse il resto del mondo ha già dimenticato.

Tre lezioni culturali dagli Tsaatan

Gli Tsaatan vivono un’esistenza profondamente diversa dalla nostra. Eppure, tra le loro tradizioni, ci sono insegnamenti che possiamo applicare anche nella nostra vita quotidiana.

  • Vivere in armonia con la natura

Per gli Tsaatan, la natura non è un ostacolo da superare, ma un sistema di cui fanno parte. Si spostano seguendo il ritmo delle stagioni, rispettano le risorse e non prendono mai più del necessario.

  • La comunità prima dell’individuo

Nella tribù, la sopravvivenza non è una sfida individuale. Le famiglie condividono tutto: cibo, riparo, responsabilità. Nessuno è lasciato solo, perché vivere nella taiga significa dipendere gli uni dagli altri.

  • La trasmissione della conoscenza

Per gli Tsaatan, il sapere non appartiene a un singolo individuo, ma alla comunità. Le tecniche di allevamento, i segreti della migrazione, il linguaggio della natura: tutto viene tramandato di generazione in generazione, senza libri, senza tecnologia, solo attraverso l’esperienza diretta.

La felicità nella sua forma più pura

Quando ho chiesto agli Tsaatan cosa fosse per loro la felicità, non ho ricevuto risposte complesse o astratte. Non mi hanno parlato di successo, di ricchezza, di conquiste personali. Un giovane Tsaatan mi ha risposto con semplicità: “Quando migro con la mia famiglia, quando mi prendo cura delle renne, quando osservo il fiume scorrere… questa è la felicità”.

Per loro, la felicità non è qualcosa da cercare, da accumulare o da misurare. È un’esperienza quotidiana, fatta di connessione, di movimento, di piccoli momenti vissuti intensamente. È migrare con la propria famiglia. È sentire la neve sotto i piedi delle renne. È osservare il fiume scorrere dopo una lunga giornata. Una concezione radicalmente diversa dalla nostra, che spesso lega la felicità a qualcosa di esterno: un traguardo da raggiungere, un obiettivo da spuntare, una meta da conquistare.

Una lezione che non possiamo ignorare

C’è una domanda che non riesco a togliermi dalla mente. Se gli Tsaatan, con così poco, riescono a essere felici, perché noi, con molto di più, continuiamo a rincorrerla? Gli Tsaatan mi hanno mostrato che esiste un altro modo di vivere: più lento, più connesso, più essenziale. Forse non tutti possiamo migrare con le stagioni o allevare renne, ma possiamo riscoprire il valore della semplicità, della comunità e del rispetto per l’ambiente.

*Chi è Giuseppe Bertuccio D’Angelo

Giuseppe Bertuccio D’Angelo viaggia da 10 anni alla ricerca del “segreto” della felicità. Originario di Messina, una laurea in Economia e Commercio, sta esplorando luoghi e comunità diverse in tutto il mondo, rivolgendo ai suoi interlocutori la stessa domanda: “che cos’è per te la felicità?”.

Nei suoi reportage mette in luce, da una prospettiva nuova, porzioni di realtà non documentate dal mainstream: dall’Ucraina al Brasile, dalla baraccopoli di Manila alla Corea del Nord, dai cacciatori con le aquile kazaki alle donne obese della Mauritania.

Quando è in Italia, Giuseppe Bertuccio D’Angelo è protagonista di eventi come il Tedx (Bergamo 2022) e cura progetti di formazione e consulenza in azienda. Ha collaborato con Sos Mediterranee e nel 2021 è stato a bordo della nave Ocean Viking per un mese. Oggi Giuseppe Bertuccio D’Angelo collabora con Action Aid, segue e sostiene progetti di solidarietà e di recupero ambientale. I suoi reportage raggiungono punte di 7 milioni di visualizzazioni, su LinkedIn è seguito da più di 21 mila persone e il suo canale YouTube, Progetto Happiness, conta 1.700.00 mila iscritti.