Violenza di genere: “Le ragazze stanno bene?” Probabilmente no

Il report di Save the Children in collaborazione con Ipsos mette in drammatica evidenza i dati sulla violenza on-life nelle relazioni intime tra adolescenti in Italia

di CHIARA CARAVELLI -
14 febbraio 2024

I rapporti sentimentali nell’adolescenza, come i ragazzi e le ragazze interpretano il consenso in un rapporto sessuale, quanti atteggiamenti violenti vengono considerati come normali e quindi accettati.

La violenza di genere tra gli adolescenti 

Violenza di genere on-life tra gli adolescenti
Violenza di genere on-life tra gli adolescenti

Sono alcuni dei temi trattati nel sondaggio inedito sulla violenza on-life nelle relazioni intime tra adolescenti in Italia, realizzato da Save the Children in collaborazione con Ipsos e pubblicato nel rapporto ‘Le ragazze stanno bene? Indagine sulla violenza di genere onlife in adolescenza’.

Il report contiene inoltre i risultati di un’indagine qualitativa, realizzata dall’organizzazione non governativa grazie alla collaborazione con il Dipartimento giustizia minorile e di comunità e con il supporto delle Unità di servizio sociale per minorenni e gli Istituti penali per minorenni.

I numeri del sondaggio impongono una riflessione su come la violenza di genere sia un fenomeno già molto presente in una fase adolescenziale, motivo per cui sarebbe importante, tra le tante altre cose, che venisse introdotta l’educazione sessuale nelle scuole.

Cosa emerge dal report

Tornando ai risultati emersi dal sondaggio, il 30% degli adolescenti sostiene che la gelosia è un segno di amore e per il 21% condividere la password dei social e dei dispositivi con il partner è una prova d'amore. Già qui, c’è il primo problema, ma andiamo avanti. Il 17% delle ragazze e dei ragazzi tra i 14 e i 18 anni pensa possa succedere che in una relazione intima scappi uno schiaffo ogni tanto. E in effetti, quando si passa dalle opinioni alle esperienze, quasi uno/a su cinque (19%) di chi ha o ha avuto una relazione intima dichiara di essere stato spaventato dal partner con atteggiamenti violenti, quali schiaffi, pugni, spinte e lancio di oggetti.

In una dimensione affettiva tornata ad essere sempre più onlife (e non digital), al 26% degli adolescenti che hanno o hanno avuto una relazione è capitato che il partner creasse un profilo social falso per controllarli. L'11% di tutti gli intervistati ha dichiarato che le proprie foto intime sono state condivise da altre persone senza il proprio consenso (quindi revenge porn). Questi numeri ci fanno capire una cosa, che ancora tanti, troppi ragazzi pensano che atteggiamenti controllanti e violenti siano la normalità, anzi in alcuni siano addirittura una prova d’amore.

Responsabilità nella violenza

Manifestazione di studentesse dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin
Manifestazione di studentesse dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin

E pensare che le percentuali crescono in maniera vertiginosa quando si tocca il tema della responsabilità all’interno di un rapporto sessuale. Il 43% degli intervistati si dichiara molto o abbastanza d'accordo con l'opinione che se davvero una ragazza non vuole avere un rapporto sessuale con qualcuno, il modo di sottrarsi lo trova. La percentuale di chi lo dichiara è più alta tra i ragazzi (46%), ma è elevata anche tra le ragazze. Questo è un dato estremamente preoccupante, perché no una ragazza non sempre trova il modo di sottrarsi. Alle volte fortunatamente riesce, alle volte no. E le volte in cui non riesce, non sono perché ha la volontà di rimanere in quel rapporto, semplicemente il trauma che sta vivendo non le permette di reagire.

Quante volte abbiamo sentito di donne che rimangono bloccate durante una violenza, quante volte abbiamo sentito dire che la paura immobilizza. Eppure, l’unica cosa che ci sentiamo molto spesso dire è che se non avessimo voluto, una maniera di scappare l’avremmo trovata.

Andando avanti con i dati del sondaggio, le cose non migliorano. Il 29% degli adolescenti è molto o abbastanza d'accordo con l'opinione che le ragazze possono contribuire a provocare la violenza sessuale con il loro modo di vestire e/o di comportarsi, mentre il 24% pensa che se una ragazza non dice chiaramente ‘no’ vuol dire che è disponibile al rapporto sessuale (26% tra i ragazzi e 21% tra le ragazze). Questo fenomeno ha un nome: vittimizzazione secondaria. La persona che ha subito la violenza viene ritenuta in qualche modo responsabile, come se quello che sta accadendo fosse una conseguenza diretta del suo comportamento. Si parla di vittimizzazione secondaria quando l’attenzione si sposta dal colpevole alla vittima.

Il consenso 

Altri dati del sondaggio evidenziano che il 21% (senza alcuna differenza percentuale tra ragazze e ragazzi) è molto o abbastanza d'accordo con il fatto che una ragazza, seppur sotto l'effetto di sostanze stupefacenti o di alcol, sia comunque in grado di acconsentire o meno ad avere un rapporto sessuale. Quanto al consenso a un rapporto sessuale, per fortuna il 90% ritiene necessario chiederlo sempre anche all'interno di una relazione di coppia stabile, ma per molti questa convinzione teorica non si traduce facilmente in un comportamento, visto che poi il 36% ritiene di poter dare sempre per scontato il consenso della persona con cui si ha una relazione e il 48% ritiene che in una relazione intima sia difficile dire di no a un rapporto sessuale se richiesto dal partner. Questi numeri, soprattutto se pensiamo al fatto che riguardano ragazzi e ragazze adolescenti, devono farci capire che è necessario fare qualcosa. Che non possiamo rimanere fermi a guardare.