Sommerso dai debiti, tanto da non riuscire a vedere l’uscita da quel pozzo nero in cui era sprofondato. Ma per una volta la fune di salvezza è arrivata direttamente dallo Stato: Mario (nome di fantasia, ndr) ha 50 anni, è un ex operaio metalmeccanico della bergamasca, è riuscito a venire fuori da una situazione critica – come racconta il Corriere della Sera – grazie alla legge 3 del 2012, “Composizione delle crisi da sovraindebitamento”, meglio conosciuta come legge “Salva suicidi”.
Legge 3/2012: la luce in fondo al tunnel dei debiti
Un nome evocativo, che fa immediatamente capire il valore intrinseco di questa norma. E poco prima di Natale la notizia più bella, quando il tribunale ha disposto per decreto la cancellazione dei debiti dell’uomo, regalandogli il dono più grande: la speranza di una nuova vita.
La storia di Mario è quella di un uomo che ha toccato il fondo a causa di quella che, se la situazione non fosse reale e drammatica, potremmo definire una serie di sfortunati eventi; di un uomo che è arrivato sul precipizio del gesto estremo dettato dalla disperazione per tutta una serie di difficoltà economiche e personali. Ma è anche la storia di una persona che è riuscita a salvarsi grazie all’aiuto prezioso delle istituzioni locali, all’intervento di Protezione Sociale Italiana e in forza della normativa che gli ha permesso di ricominciare.
Il precedente dell’ex Miss Italia
Un lieto fine come quello, racconta ancora il Corriere, di un precedente molto noto che riguarda la Miss Italia del 2004 Cristina Chiabotto. La 38enne, infatti, nel 2019 ha utilizzato la stessa legge 3/2012 per affrontare un debito da oltre 2,5 milioni di euro con il Fisco, legato a cattivi consigli fiscali ricevuti a inizio carriera. Nel suo caso il Tribunale di Ivrea approvò il ricorso alla normativa, imponendo alla showgirl di vendere tre negozi (valore complessivo di 241 mila euro) e a versare annualmente una somma di 9 mila euro al Fisco fino all’appianamento del debito. “Ho la coscienza a posto e voglio pagare tutto ciò che devo”, disse all’epoca Chiabotto.
Il caso di Mario
Ma torniamo al caso meno famoso ma non per questo meno significativo, anzi. Perché come ci testimoniano i dati dell’Istat che periodicamente misurano i tassi di povertà assoluta in Italia, sono quasi 5,7 milioni gli individui che nel nostro Paese vivono in questa situazione (dati 2023). Persone comuni che perdono tutto e che, se non intervenissero i servizi pubblici, non avrebbero letteralmente nulla per vivere. Spesso non trovando neanche la ragione per farlo. Mario aveva un lavoro a tempo indeterminato e una relazione stabile, e sognava di mettere su famiglia con la compagna. “Per questo ha acceso un mutuo”spiega l’avvocato Pietro Aiello al Corriere. Poi però l’azienda è costretta a licenziarlo, èo vittima di un incidente stradale e, se non bastasse, la relazione con la sua compagna è finita.
Un mutuo di oltre 100mila euro impossibile da pagare senza impiego, da qui la perdita della casa, messa all’asta e poi venduta. Ma non è bastato a coprire l’intera cifra dovuta alla banca, e intanto lui era costretto a dormire in auto (per 149 giorni ha raccontato al quotidiano), pressato dai call center di recupero crediti, solo. “Non avevo più una vita. Parlavo solo con i creditori che mi martellavano ogni giorno. Era come vivere in un lockdown personale dopo quello del Covid”. Troppo per una sola persona: Mario è caduto in una forte depressione che lo ha portato a isolarsi anche dalle persone care, familiari e amici, e a pensare di togliersi la vita.
La speranza per ricominciare
Poi una luce in fondo al tunnel, quando i Servizi Sociali del Comune di Lallio (Bg) gli trovano un alloggio temporaneo e Matteo Copia, comandante della polizia locale di Treviolo, lo indirizza alla Protezione Sociale Italiana, un organismo specializzato nella gestione delle crisi da sovraindebitamento che è attivo sul territorio dal 2019. Esaminata la sua situazione, è emerso, spiega ancora l’avvocato Aiello, che il 50enne era un “debitore meritevole” perché le somme dovute alla banca non erano frutto di dolo o reati.
“I numeri parlano chiaro: a fronte della montagna di debiti il 50 enne ha solo una piccola pensione di invalidità per 500 euro al mese, il sostegno di un amico, la vecchia auto e la moto incidentata. La domanda rimane nel limbo per 10 mesi e finalmente una settimana prima di Natale arriva il semaforo verde che libera Mario dal macigno che lo schiacciava”. La cancellazione completa del debito rinnova le possibilità di vita dell’uomo, che al quotidiano ha detto commosso: “Ora posso guardare avanti con speranza. Questa esperienza mi ha ridato il coraggio di affrontare anche i problemi psicologici che mi avevano devastato”.