Leonardo Caffo, imputato per maltrattamenti aggravati e lesioni gravi nei confronti della sua ex compagna, è stato condannato a 4 anni di reclusione. Lo ha deciso la quinta sezione penale del Tribunale di Milano, presieduta da Alessandra Clemente, che ha escluso due aggravanti tra quelle contestate. La corte depositerà le motivazioni in 90 giorni.
Caffo: "Educarne uno per colpirne mille, io colpito”
“Va bene educarne uno per colpirne mille, io sono stato colpito – commenta il filosofo –. Su un piano morale chiedo scusa”, aggiunge dopo la lettura della sentenza. Caffo ha poi detto di essere "molto dispiaciuto" e di sperare ancora "che non ci sia violenza contro le donne". Quella stessa che ha compiuto lui? O un’altra, generica? Perché le frasi pronunciate sembrano tutt’altro che sincere, quanto piuttosto pensate e pronunciate per mantenere l’aura dello studioso lontano dai problemi reali, dai fatti concreti. “Cercherò di capire il senso dell'andare in appello. Sono molto dispiaciuto e rammaricato. Io ho detto quello che per me era la verità. La verità processuale poi è un'altra cosa”, ha aggiunto dimostrando appunto di non credere nemmeno lui alle scuse, che non si sa bene a chi fossero indirizzate, ma all’apparenza non all’ex compagna, vittima delle aggressioni.
Frasi gettate in pasto a un’opinione pubblica pronta a pontificare su quanto il problema della violenza esista o non esiste in Italia, pronta a ergersi a giudice supremo anche quando l’evidenza dei fatti è inconfutabile, pronta a sminuire i gesti compiuti da uomini violenti spostando l’attenzione su altro, che spesso è cosa abbia fatto la vittima per ‘provocare’ la reazione.
La Procura aveva chiesto per lui quattro anni e mezzo di reclusione e di non riconoscere le attenuanti generiche, mentre i giudici hanno anche disposto una provvisionale di 45mila euro e l'interdizione dai pubblici uffici per 5 anni. E a chi gli ha chiesto come vede il futuro, Caffo ha risposto: “Pessimo. Lo vedo pessimo e mi spiace profondamente per tutte le persone coinvolte". L’uomo, che ha detto di aver "fallito", ha precisato a chi gli chiedeva della compagna che lei "non deve avere paura di niente". Un atteggiamento narcisista, di chi guarda a sé puntandosi il dito contro per attirare forse una comprensione e un perdono che troppo spesso portano la nostra società a giustificare la violenza pensando a un reale pentimento degli aggressori.
Carola: “Violenza problema ampio e radicato, c’è ancora da fare”
La pensa così anche Carola, parte offesa ed ex compagna di Leonardo Caffo, che dopo la lettura del verdetto ha detto: “Questa sentenza è solo la superficie di un problema più ampio e radicato. Le vittime di violenza continuano a pagare il prezzo di una carenza nell'educazione sentimentale e di una cultura permeata di pregiudizi". La giovane donna, ha aggiunto che "è fondamentale che questa vicenda serva da spunto per riflettere su quanto ci sia ancora da fare per prevenire e contrastare realmente la violenza".
A sostenerla in questa battaglia anche alcune attiviste 'femministe antispeciste' che si sono riunite oggi davanti al Palazzo di Giustizia milanese in occasione della sentenza e poi hanno anche presenziato in aula e assistito alla lettura del dispositivo. Alla fine hanno esposto uno striscione nero con scritto in rosa "Sorella, io ti credo".
Le aggressioni
I presunti maltrattamenti, al centro del processo con rito immediato che ha preso il via il 20 dicembre 2022, sarebbero cominciati nell'estate 2019 e sarebbero andati avanti fino all'estate del 2022, quando la giovane donna, ai tempi non ancora trentenne, decise di lasciarlo e di sporgere denuncia. Nel capo di imputazione sono riportati molti episodi di minacce, insulti - anche nei confronti dei famigliari di lei - e violenze verbali e fisiche. Tra questi un litigio, che sarebbe avvenuto il 17 agosto 2020 a Catania, dove la coppia si trovava per le vacanze: lui, secondo la ricostruzione dell'accusa, le avrebbe afferrato "violentemente la mano destra contorcendogliela" e provocandole una frattura "scomposta" con "accorciamento del dito" e che nell'immediatezza era stata addebitata a una caduta sotto la doccia.
Per i periti nominati dal collegio della quinta sezione penale la malattia è "perdurata per un periodo di tempo superiore ai 40 giorni", mentre non sono stati rilevati danni permanenti "sulla capacità prensile" della mano. I difensori del filosofo e intellettuale, ora 36enne, durante la loro arringa hanno ammesso che la relazione tra i due era diventata conflittuale ma hanno negato le violenze e le aggressioni denunciate dalla ex. Nei confronti di Caffo, nell'agosto di due anni fa, l'allora gip Ileana Ramundo, aveva disposto la misura cautelare dell'allontanamento da nucleo familiare, con divieto di avvicinamento, che è stato revocato dal Tribunale lo scorso settembre, poco prima della scadenza dei termini. A causa del processo, Caffo aveva rinunciato a partecipare al festival 'Più libri più liberi' diretto da Chiara Valerio a Roma.