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Luigi Dimino e la sua squadra di "angeli in moto"
Partirà il prossimo 5 aprile da Borgosesia lo speciale viaggio in sidecar di Luigi Dimino attraverso l’intera penisola fino alla lontana Sicilia. Un viaggio di ribellione verso un destino avverso e di fiducia rinnovata nella vita per chi nel fiore degli anni è stato colpito dal fulmine a ciel sereno della terribile sindrome di Guillain-Barré, che lo ha purtroppo reso tetraplegico.
Eppure niente è riuscito a scalfire la natura indomita di Luigi che invece di arrendersi all’evidenza ha trovato ogni giorno le energie necessarie per reagire e dare scacco matto alla sorte cattiva. Da sempre impegnato in ambito sociale ha sfruttato la sua passione per la motocicletta fondando, quando era ancora in grado di scorrazzare per le strade del mondo, l’attivissimo gruppo di volontariato degli Angeli in Moto, con lo scopo di assicurare la consegna a domicilio di farmaci a persone anziane e fragili e offrire supporto ai malati di sclerosi multipla.
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Proprio quegli stessi compagni di avventura sono oggi pronti a sostenere e realizzare i suoi sogni grazie al lungo tour programmato attraverso paesi e città d’Italia in cui fermarsi, per incontrare bambini affetti da disabilità ai quali regalare l’ebbrezza di un giro in sidecar, opportunamente modificato. Luigi Dimino è il primo tetraplegico tracheostomizzato disfagico al mondo a compiere questa impresa, grazie a un equipaggio composto da Emilio Armati con Erica Trombini e Anna Zanella, con lo scopo di portare il preciso messaggio che nessuno è sconfitto fino a che ha respiro: lui che del respiro aveva fatto una professione e un’arte soffiando dentro il suo sassofono con il quale riusciva a incantare ogni volta il pubblico.
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Tutto accade due anni fa, a soli 46 anni, mentre si sta esibendo sul palco: le ginocchia gli cedono all’improvviso e da quel momento è la fine della sua vecchia esistenza. Ne inizia però una tutta nuova, in cui si rimette in gioco: “A volte piango, ma subito mi asciugo le lacrime e vado avanti. Questo non sarà solo il mio viaggio – sottolinea Luigi - ma il viaggio di ognuno di noi per dimostrare cosa vuol dire vivere da tetraplegico riuscendo a farcela lo stesso, nonostante le difficoltà. Non nascondo come un progetto simile che mi vedrà in giro per un mese circa comporti molte spese, ed è per questo che ho deciso di organizzare una raccolta fondi, dato che per noi anche un litro di benzina in più può fare la differenza. Chi vuole conoscermi meglio può visitare i miei siti Facebook e YouTube, in viaggio con Luis Luigi Dimino ed eventualmente partecipare al crowfounding con una offerta, usando le seguenti coordinate: Luigi Dimino Banca Sella IT77E0326844440052958002690. Potrete incontrarmi presto di persona seguendo i miei passi, riconoscermi sarà facile: sul sidecar e sulle magliette che indossiamo spicca il numero 737. Esattamente i giorni da me passati tra la vita e la morte”.
Luigi, viaggiare senza cadere nelle tue paure, verrebbe da dire parafrasando Battisti...
"Certamente. Amo viaggiare e lo farò sempre e comunque senza nessuna paura, pronto in ogni caso a reagire a qualunque tipo di avversità. L’ansia e le preoccupazioni per il proprio stato, qualunque esso sia e quando viene compromesso da una determinata ragione, non possono limitare le immense capacità di reazione e organizzazione della nostra mente. Siamo noi gli artefici delle nostre vittorie e delle nostre sconfitte, senza eccezioni di sorta”.
Come pensi di affrontare gli inconvenienti immancabili di questo tour in sidecar?
“Da sempre mio padre mi ha insegnato che se da una parte esistono i problemi dall’altra ci sono per forza le soluzioni che vanno cercate dentro se stessi oltre ogni possibile paura e incertezza. Quindi ognuno di noi in base alla propria capacità ed esperienza deve a assolutamente attivare le risorse necessarie per risolvere qualunque genere di inconveniente, partendo dal presupposto che spesso l’esistenza umana può essere funestata da esperienze dolorose. Ci sono persone che di fronte a piccoli problemi rimangono in panne, ritenendoli insormontabili. Credo di essere per la mia condizione la prova del contrario: mi metto in gioco sicuro di potercela fare e anzi non vedo l’ora di partire".
È un lungo viaggio che implica difficoltà, anche di tipo economico.
"Questo è un dato di fatto che tanto io quanto le persone che hanno reso possibile questo progetto teniamo ben presente. In ogni caso abbiamo stabilito di fare tappe ‘comode’ e senza eccessiva fretta: fermandoci quando è necessario e soprattutto ci piace. Come, ad esempio, quando daremo ai bambini disabili la possibilità di provare la sensazione di viaggiare in sidecar, quell’appendice della moto che ormai vediamo solo in qualche vecchio film. Pensiamo di arrivare in Sicilia in una quindicina di giorni ma questo non può né deve essere un obbligo inderogabile. Ovviamente le spese da sostenere ci sono e per noi sono piuttosto importanti per questo abbiamo deciso di dar vita a un canale di crowfunding per chi vuole sostenerci”.
Tu sei un musicista, credi che l'educazione all'armonia possa contribuire a trovare serenità nella tua condizione?
"Non ci sono dubbi. Senza la musica la mia vita non sarebbe la stessa e credo che non avrei la stessa forza di sopportare quanto mi è accaduto. Ironia della sorte, tutto è successo mentre stavo suonando, spingevo come al solito con il mio sax e ogni cosa sembrava fantastica. La gente si divertiva e io ero felice. A un certo punto sento cedere il ginocchio,cerco di riprendermi ma avverto che anche l’altro non regge. È stato l’inizio della fine. Ma non certamente del mio amore per la musica: continuo a comporre e vivo costantemente in un universo di suoni e di armonia. Una immensa risorsa”.
Chi sono gli angeli in motocicletta che ti stanno vicini?
“Gli Angeli in Moto sono una mia creazione. Un gruppo di persone attive nel settore del volontariato e spinte da un grande amore per il prossimo. Ragazzi uniti dalla passione per le motociclette ma anche da un grande senso di responsabilità verso i più fragili e i più bisognosi di cure e sostegno. Anche io con loro mi sono dato per anni da fare a consegnare medicine a tante persone, spesso anziani, in difficoltà. Oggi questi miei compagni di mille avventure sono i miei angeli custodi. Sapere di non essere soli è una sensazione che ti conforta e fa sentire meglio”.
Qual è il sogno che ti piacerebbe più di tutti realizzare?
“Come ho già detto sono uno che non si piange addosso. Certo, è inevitabile che ci siano momenti di sconforto, di smarrimento: non saremmo esseri umani. A 48 anni si vorrebbe fare un mucchio di cose, mentalmente sono un vulcano e le mie energie sono integre. Forse è per questo che non smetto di pormi obiettivi, mete da raggiungere. Poi però di accorgi che i limiti ci sono e che c’è poco da fare. Ti accorgi che non puoi usare le mani: ecco, questo mi abbatte in modo particolare perché le mani sono fatte per fare e a me è sempre piaciuto adoperarle per fare. Qual è quindi il mio sogno? Tornare a poterle usare quelle mani, per premere i tasti del mio strumento, per prendere una penna in mano, per accarezzare”.
Cosa dici alle tante persone che si abbattono per un nonnulla, che vivono momenti di depressione senza una vera ragione?
“Ognuno di noi ha momenti di inevitabile cedimento e arriva fatale il giorno in cui smettiamo di credere in noi stessi, iniziando ad avere dubbi che tolgono fiducia e speranza nel domani. Questo mio viaggio intende essere proprio da stimolo a chi ha smesso di contare sulle proprie capacità di rinascita, di reazione. Se ci riesco io in queste mie condizioni, chiunque può e deve farlo. La rabbia e le preoccupazioni fanno parte della vita e a chi mi chiede se ho pianto rispondo che sì, l’ho fatto e mi capita di farlo. Poi mi asciugo le lacrime e vado avanti. Ho imparato da questa mia esperienza che solo chi ha conosciuto il dolore può apprezzare la pienezza della felicità, così come chi è costretto a vivere nell’ombra esulta finalmente alla vista della luce”.