Se per alcune coppie la maternità surrogata rappresenta l’unica possibilità – un’ancora di salvezza – per diventare genitori e creare la propria famiglia, per altri è qualcosa di inammissibile, inaccettabile. Persino per chi, di quella procedura, è figlio o figlia.
Ma al dolore dei figli nati da gravidanza per altri, provocato da questi giudizi, causato dalle parole di chi condanna spesso in modo spietato chi vi ricorre, chi ci pensa? Chi tutela quei bambini e bambine, ma anche tanti adulti, che si sentono appellare come figli di utero in affitto?
La lettera aperta al Papa
“Papa Francesco (che domani – oggi, ndr – riceverà Olivia Maurel, nata da GPA e portavoce di una campagna contro la maternità surrogata), in dichiarazioni recenti, considera ‘deplorabile la pratica della cosiddetta maternità surrogata, che offende gravemente la dignità della donna’. Questa posizione chiude le porte a modelli familiari meno tradizionali, provocando l'apostasia (il ripudio del proprio credo) di persone credenti che hanno scelto questo modello di famiglia sentendosi giudicate e stigmatizzate”.
Ma il Pontefice, “Con quante gestanti e quanti nati ha parlato?”, si chiedono oggi le persone firmatarie di una lettera aperta proprio a Bergoglio, un gruppo composto anche da figli nati da GPA, su iniziativa dell’associazione basca Gur umeen ametsak, cui hanno aderito teologi, gestanti e famiglie, e che l’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica condivide, sottoscrive e diffonde anche in Italia.
“Di fronte a questa sentenza netta del Papa – continua la lettera – la domanda è: con quante donne che hanno portato in grembo attraverso la surrogazione di maternità ha realmente parlato il Papa per fare questa affermazione? In quali Paesi? In quali circostanze? Ha indagato oltre determinati casi specifici? Le parole di Papa Bergoglio hanno provocato dolore in molte famiglie cattoliche il cui modello deriva dalla gestazione surrogata. Ma è molto maggiore il dolore che ha provocato a centinaia di donne cattoliche che hanno portato in grembo per conto terzi, che rispettano e accettano le parole di Francesco, affermando senza alcuna sfumatura che i loro atti altruistici sono motivati esclusivamente dall'aspetto economico, che sono donne povere, senza istruzione, senza risorse né sostegno familiare e la cui marginalità le porta a essere sfruttate”.
Il convegno “Famiglie e diritti universali”
All’interno di questo gruppo ci sono anche Fiorella e Valentina Mennesson, nate da gravidanza per altri nel 2000, figlie di Sylvie e Dominique Mennesson, che solo nel 2019 hanno potuto riconoscerle come proprie figlie, dopo un rifiuto delle autorità francesi durato 19 anni e grazie a una importante sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo. Le sorelle testimonieranno la propria esperienza domani, 5 aprile, al convegno organizzato dalla Luca Coscioni e da Famiglie Arcobaleno, “Famiglie e diritti universali. Libertà e autodeterminazione nei percorsi di gravidanza per altre e altri” (Qui il programma, qui la diretta). Al loro fianco anche Pablo Bilbao, portavoce dell’Associazione Gur umeen ametsake.
Il programma della giornata si svilupperà su due fronti: un convegno internazionale dalle ore 9.00 alle 18.30 alla Camera dei Deputati, Piazza del Parlamento 19, e un flash mob alle 12 in Largo di Torre Argentina, seguito da una conferenza stampa.