Olivia Maurel, chi è l’attivista contro la maternità surrogata invitata dal Papa

Nata da madre surrogata, quando l’ha scoperto Olivia Maurel ha iniziato la sua battaglia personale. Sarà ospite del Papa, a Roma, dove il 5 e il 6 aprile si terrà una conferenza internazionale sul tema. La sua esperienza sarà usata dal governo come arma contro la Gpa?

di TERESA SCARCELLA
2 aprile 2024
Olivia Maurel (Instagram)

Olivia Maurel (Instagram)

Olivia Maurel, nata tramite maternità surrogata, ha inviato una lettera al Papa raccontando la sua storia. Dopo la lettera, il Papa ha invitato lei e una delegazione della Dichiarazione di Casablanca per l'abolizione universale della maternità surrogata. “Il Papa incontrerà Olivia Maurel e la Delegazione della Dichiarazione di Casablanca in Vaticano il 4 aprile alle 8.30”, riferisce in una nota l'organizzazione. Il 5 e 6 aprile si terrà a Roma una conferenza internazionale sul tema. Il Papa in più occasioni si è espresso contro la maternità surrogata, che “rappresenta una grave violazione della dignità della donna e del bambino”, come ha detto nel discorso al corpo diplomatico dello scorso 8 gennaio, e ha esortato la comunità internazionale a vietare universalmente tale pratica.

Nata nel 1991 in Kentucky da surrogata tradizionale (ovvero quando anche l'ovocita appartiene alla madre surrogata) oggi Olivia Maurel si batte contro la stessa pratica che le ha dato la vita che, dal suo punto di vista, non tiene conto della volontà del bambino. 

La testimonianza 

“Troppo spesso dimentichiamo le persone che sono state colpite dalla surrogata. Persone che non hanno mai dato il loro consenso – ha detto lei stessa raccontando pubblicamente la sua storia - Sono i bambini nati da surrogata, strappati dalle madri alla nascita per essere venduti a sconosciuti, come macchine da ordinare in fabbrica. Bambini considerati oggetti volgari e prodotti. Come me: creata, venduta, comprata”.

L’esperienza che Maurel racconta è quella di una bambina, di una donna oggi, che ha vissuto molto male l’essere nata da maternità surrogata e quindi l’essere cresciuta con una madre adottiva, a tal punto da parlare di “vendita” e non di “adozione”. L’avrebbe scoperto già da adulta, grazie al test del dna, ma sostiene di averlo sempre saputo in cuor suo, tanto da ricollegare a questa cosa molti dei problemi avuti in fase di crescita e non solo. 

Da lì è iniziata la sua battaglia personale, che lei vorrebbe diventasse collettiva. “Do la colpa al sistema che sta cercando di legalizzare progressivamente la surrogata, prima per ragioni mediche come l'infertilità, poi per ragioni sociali e qualsiasi altro motivo fino a quando non accetteremo del tutto il traffico dei bambini – dice – A tutti quelli che pensano che la maternità surrogata debba essere regolata rispondo che se anche un solo bambino si troverà ad affrontare i problemi che ho affrontato io dovrebbe bastare a convincervi che non c'è nulla di buono in questo processo, che in nessun modo potrà essere reso etico”.

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Dal personale al collettivo

La sua posizione è molto vicina, se non addirittura identica, a quella mantenuta dal nostro governo che vorrebbe far diventare questa pratica un “reato universale”. Non sorprenderebbe, quindi, se la sua esperienza verrà usata dalla politica italiana per sostenere la demonizzazione della Gpa (gravidanza per altri). 

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Ci sarebbe da sottolineare una cosa però. L’esperienza e i traumi – assolutamente rispettabili e non giudicabili  – vissuti da Maurel, rimangono personali, quindi soggettivi. A cosa siano dovuti e se siano veramente riconducibili alla nascita, non sta a noi dirlo. Sono personali le vicende e gli eventuali traumi vissuti da persone adottate anche senza gpa, come personali sono anche le storie che raccontano esperienze opposte a quelle di Maurel, quindi positive, di donne e uomini diventati genitori nonostante i problemi di salute o le varie impossibilità; di bambini e bambine cresciuti con la loro famiglia adottiva senza particolari problemi, se non quelli tipici della crescita. 

Come si giudica, allora, se una pratica come questa possa essere un beneficio per la collettività oppure no?