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Oltre tremila persone morte o disperse lungo le rotte migratorie nei primi otto mesi del 2022

Rispetto al periodo 2015-2017 i dati sono in calo ma ancora troppo alti: occorrono nuove politiche pubbliche

di DOMENICO GUARINO -
17 ottobre 2022
Oltre 3mila persone hanno perso la vita, o sono risultate disperse, lungo le rotte migratorie nel mondo, nei primi 8 mesi di quest’anno

Oltre 3mila persone hanno perso la vita, o sono risultate disperse, lungo le rotte migratorie nel mondo, nei primi 8 mesi di quest’anno

Morti o dispersi. Dall’inizio del 2022 per tremila persone, uomini, donne e bambini, la ricerca di un futuro migliore lungo le rotte delle migrazioni si è trasformata in una trappola fatale. Per la precisione (nei primi otto mesi dell'anno) si tratta di 3.044 persone, di cui oltre mille solo nella rotta che dal nord Africa arriva in Europa o in Medio Oriente. Con il Mar Mediterraneo, il Mare Nostrum, che si conferma tra i luoghi più pericolosi al mondo, battuto da trafficanti di uomini privi di scrupoli, e circondato da frontiere spesso impermeabili. Oltre agli eventi estremi come la morte, le rotte migratorie sono il teatro spesso di violenze efferate: stupri, torture, vessazioni fisiche e morali. Le cifre sono state rese note in occasione della “Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione” istituita in ricordo del naufragio dell’imbarcazione libica che nel 2013 provocò la morte di 368 persone, quasi tutte di nazionalità etiope ed eritrea.
La situazione relativa ai primi otto mesi del 2022 (Elaborazione openpolis su dati Oim, ultimo aggiornamento: giovedì 6 Ottobre 2022)

La situazione relativa ai primi otto mesi del 2022 (Elaborazione openpolis su dati Oim, ultimo aggiornamento: giovedì 6 Ottobre 2022)

In particolare, per quanto riguarda il Mediterraneo, da gennaio ad agosto del 2022 si sono registrate 310 vittime e 851 dispersi. Nella stessa area geografica, ma in Africa settentrionale, nei primi otto mesi dell'anno 450 persone sono decedute o non se ne è più avuta notizia. In tanta disperazione, l’unica buona notizia è che il numero dei migranti deceduti o dispersi sia calato, pur rimanendo inaccettabile. Tra il 2015 e il 2017, secondo le stime del progetto “Missing migrants” dell’Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim), un’agenzia delle Nazioni unite, erano state infatti 21.082 le persone morte o disperse lungo le rotte migratorie nel mondo. L’anno più drammatico il 2016, quando complessivamente si erano registrati 8.084 casi. Naturalmente stiamo parlando di stime al ribasso, poiché molti incidenti non vengono intercettati e quindi registrati. Tornando al mar Mediterraneo, che rappresenta la direttrice lungo la quale arrivano la stragrande maggioranza dei migranti nel nostro paese, i dati di "Missing migrants" dicono che il mese più drammatico è stato aprile, con 48 vittime accertate e ben 288 dispersi. Una media di quasi 10 persone morte o disperse ogni giorno. Anche qui, tuttavia, dal 2016 al 2021 il numero di morti e dispersi è diminuito, passando da 5.136 a 2.048. Un calo che, secondo gli analisti, non è però dovuto a condizioni di maggiore sicurezza nell'attraversamento del mare, ma molto semplicemente al fatto che il numero degli sbarchi è sceso vistosamente negli anni.
Morti o dispersi nel solo mese di aprile 2022 (Elaborazione openpolis su dati Oim, ultimo aggiornamento: giovedì 6 Ottobre 2022)

Morti o dispersi nel solo mese di aprile 2022 (Elaborazione openpolis su dati Oim, ultimo aggiornamento: giovedì 6 Ottobre 2022)

“E’ evidente che non è bastata la creazione di una guardia di frontiera e costiera europea, avvenuta nel 2016 a rafforzamento dell'agenzia europea di controllo delle frontiere esterne (Frontex), istituita 12 anni prima. Il controllo delle frontiere europee e gli accordi con paesi extra-Ue non aumentano la sicurezza, anzi” dice, commentando i dati la Fondazione Open Polis. Secondo cui “bisognerebbe essere collettivamente consapevoli che il fenomeno migratorio è costante e per certi versi inarginabile. Occorrerebbe insomma organizzarlo e regolarizzarlo al meglio, per esempio attraverso corridoi umanitari e accordi internazionali tra paesi di partenza e di approdo, affinché possa diminuire la probabilità di morire lungo il viaggio”.