Pesanti sospetti postumi di stupro e molestie sessuali si addensano sulla memoria del magnate egiziano Mohamed Al Fayed, proprietario degli storici magazzini Harrods a Londra, nonché padre di Dodi, morto con la principessa Diana nel 1997 a Parigi nell'incidente automobilistico al Tunnel dell'Alma.
Sale a 37 il numero di denunce dalle ex dipendenti dello staff del centro commerciale, di cui cinque hanno raccontato perfino casi di stupro, contenute in un'inchiesta giornalistica pubblicata della BBC a un anno dalla scomparsa a 94 anni del miliardario. La morte di Al Fayed, passato indenne da una prima indagine di polizia nel 2015, rende però impossibile un processo penale.
E intanto arrivano rivelazioni dello stesso genere anche dalla sezione femminile del club britannico di calcio Fulham, di cui il magnate è stato proprietario per 16 anni.
Il documentario
Le rivelazioni sono al centro di un documentario e podcast dell'emittente pubblica dal titolo “Al- Fayed: Predator at Harrods”, da cui emerge anche una prolungata azione di insabbiamento condotta dai vertici dei magazzini di lusso – dal 2010 di proprietà del fondo sovrano del Qatar – su ordine del businessman protagonista negli ultimi decenni di vita anche di una campagna d’accuse contro la famiglia reale britannica su ipotesi di trame e complotti dietro la fine tragica di suo figlio e di Lady D.
"Mohamed Al Fayed era un mostro, un predatore sessuale senza alcun principio morale”, ha dichiarato in una delle interviste raccolte dalla BBC una delle ex dipendenti, dicendo di essere stata stuprata a Londra quando ancora era una teenager. “Una persona spregevole”, lo ha invece definito Sophia (nome di fantasia usato per proteggerne l'identità), che era stata segretaria di Al Fayed dal 1988 al 1991 e ha riferito di diversi tentativi di stupro subiti.
Natacha, identificata col solo nome per tutelarne la privacy, ha invece ripercorso nella conferenza stampa quanto vissuto all’età di 19 anni: “Sono stata sottoposta a test per l'Aids e le malattie sessualmente trasmissibili senza consenso e ho poi capito che era un modo per controllare la mia purezza”. Ha poi definito il suo ex datore di lavoro “altamente manipolatore” e sempre pronto agli abusi, dai “baci forzati” alla violenza sessuale.
Le donne coinvolte nella vicenda hanno raccontato di violenze e molestie sistematiche avvenute fra le tante proprietà del miliardario (a partire dagli appartamenti di lusso) e gli ambienti vip da lui frequentati – nella capitale britannica, a Parigi, Saint Tropez e Abu Dhabi – accusandolo di averle usate come ‘giocattoli per il suo piacere’ in un clima fatto anche di minacce e di allusioni a telecamere piazzate per spiarle.
Le precedenti accuse
Al Fayed era già stato accusato per fatti simili dalla polizia inglese, che aveva aperto un’indagine nei suoi confronti per stupro nel 2015 ma non era mai stato formalmente incriminato. Se la via penale è preclusa dopo la scomparsa del magnate, 14 delle donne ascoltate dall'emittente hanno recentemente intentato una causa civile contro Harrods per danni, e altre si preparano a farlo. L'attuale dirigenza dei magazzini ha dichiarato di essere “sconcertata” per quanto emerso e si è scusata, anche se appare molto probabile a fronte della vastità dello scandalo che vi saranno forme di indennizzi alle vittime.
Tutto questo inoltre non può che alimentare una damnatio memoriae sul conto di Al Fayed, che da venditore di bibite e poi macchine da cucire nella natia Alessandria d'Egitto era riuscito a costruire una fortuna nel Regno Unito, entrando a far parte degli ambienti più influenti ma senza mai riuscire a ottenere il tanto desiderato passaporto britannico e restando sempre un outsider, definito dai maligni il “falso faraone”.
Accuse anche dall’Italia. Torna l’ombra del MeToo
Anche perché lo scandalo delle violenze sessuali sistematiche si allarga a macchia d'olio, diventando un caso legale internazionale sulla scia della battaglia avviata dal movimento Metoo. Le presunte vittime – originarie di diversi Paesi, inclusi Italia, Malaysia, Australia, Romania, Usa e Canada – lavoravano "tra episodi di stupri e molestie sessuali" perpetrati “nell'arco di 25 anni”. “Al Fayed era un mostro e poteva agire grazie al sistema”, ha dichiarato l'avvocato Dean Armstrong, sottolineando quanto il miliardario morto nel 2023 a 94 anni fosse in vista e influente nel Regno soprattutto tra gli anni Ottanta e Novanta, nel corso di una conferenza stampa in cui è emerso che tra le accusatrici del magnate la più giovane aveva 16 anni al momento dei fatti contestati.
Non solo, il team legale, che comprende come figura di spicco Gloria Allred, impegnata in precedenza in battaglie nei tribunali degli Usa in difesa delle donne vittime di vip, ha affermato che lo scandalo Al Fayed “combina alcuni degli elementi più abietti” dei casi di altri predatori sessuali seriali tristemente famosi come Jimmy Savile, Jeffrey Epstein e Harvey Weinstein.
Il Fulham ha “protetto” le sue giocatrici
La novità delle ultime ore arriva invece da un ex allenatore della squadra femminile del Fulham, club di cui il defunto Al Fayed è statp proprietario per 16 anni. Gaute Haugenes, che ha allenato la squadra dal 2001 al 2003, parlando con la BBC afferma che sono state adottate misure di sicurezza extra per proteggere le giocatrici dal magnate, perché i membri dello staff si erano accorti che al defunto miliardario “piacevano le ragazze giovani e bionde”. Alle calciatrici non era quindi permesso di restare da sole con lui.
“In questa fase non rappresentiamo nessuna donna che ci risulta abbia subito attacchi al Fulham Football Club, ma le nostre indagini sono ovviamente in corso su tutte le attività in cui lui era coinvolto”, ha affermato l'avvocato Maria Mulla. “È altamente improbabile che non ci siano vittime là fuori da altri posti di lavoro. Ovunque sia andato, ci saranno vittime”.
Dal Fulham affermano che si sta cercando di stabilire se qualcuno all'interno del club sia stato coinvolto, invitando le persone a rivolgersi al dipartimento di sicurezza o alla polizia. “Naturalmente ieri ho letto tutti i giornali e, a dire il vero, non è stata una gran sorpresa”, ha detto Haugenes. “Sapevamo che gli piacevano le ragazze giovani e bionde. Quindi ci siamo assicurati che queste situazioni non si verificassero. Abbiamo protetto le giocatrici”.
L’ex allenatore ha anche affermato di essere stato pagato da Harrods, e non dal Fulham, durante la sua permanenza nel club. “Quando è arrivata la busta paga da Harrods è stato abbastanza strano. Inoltre, il contratto diceva che potevano mettermi nel negozio di alimentari a Dublino se avessi voluto. Oggi non sarebbe mai successo", ha detto.
I complotti e i legami opachi con la politica
Criticato più volte anche per i legami opachi con la politica e il mondo del business, il suo impero economico all'apice del successo aveva visto fra i gioielli i magazzini Harrods (acquistati nel 1985), il Fulham Football Club a Londra e l'hotel Ritz Carlton di Parigi. Era stato portato agli onori della cronaca per il flirt tra il figlio Dodi e la principessa Diana, poi conclusosi tragicamente nell'incidente di Parigi. Quella morte mai accettata aveva spinto il miliardario a cavalcare i sospetti di un qualche complotto ordito dalla “famiglia Dracula”, come lui aveva bollato i Windsor.