Mona Eltahawy, "La rabbia delle ragazze sconfiggerà il patriarcato". Un taglio giallo fluo e lo sguardo arrabbiato. Mona Eltahawy è più combattiva che mai con il suo vademecum "Sette peccati necessari. Manifesto contro il patriarcato" (Le plurali editrice, 2022).
Attivista e giornalista egiziano-statunitense. Nel novembre 2011, la polizia antisommossa egiziana l’ha picchiata, rompendole il braccio sinistro e la mano destra, l’ha aggredita sessualmente ed è stata detenuta per dodici ore dal ministero dell’Interno e dai servizi segreti militari. Lei non si è fatta piegare e oggi mostra fiera le braccia tatuate. Ha continuato a denunciare, diventando promotrice di un femminismo globale.
Mona Eltahawy, una voce fortissima
E' stata nominata dalla rivista Newsweek tra le “150 donne senza paura del 2012”, e dal Time 'una delle attiviste più influenti al mondo'. Alla presentazione del libro a Pisa non ha paura di urlare "Fuck the patriarchy" perché "siamo ragazze arrabbiate" che non vogliono più nascondersi dietro alle "buone maniere".
Guardando all’Italia, a che punto siamo?
“Sono arrivata al momento giusto in Italia per dare forza e esprimere la mia solidarietà alle femministe. Spero che Elly Schlein, leader dell'opposizione in Italia, sia femminista e una forte oppositrice della premier Giorgia Meloni, una donna in posizione di potere ma che promuove il patriarcato ed è fascista”.
Qual è la sua ‘ricetta’ per combattere il patriarcato?
“Il femminismo deve essere intersezionale: dobbiamo collegare le diverse lotte tra loro come quella alla misoginia, capitalismo, omofobia, razzismo, perché sono tutte connesse. Ciascuno deve lottare nel proprio Paese perché, anche se è una lotta più faticosa, la possiamo comprendere a pieno: ciascuno nella propria terra dal Medio Oriente agli Stati Uniti. Solo in questo modo è possibile rafforzare il movimento globale".
Quali sono i sette peccati necessari di cui fa riferimento il titolo del suo libro?
“Rabbia, attenzione, volgarità, ambizione, potere, violenza e lussuria”.
Cosa intende per rabbia e violenza?
“Abbiamo sia il diritto di essere arrabbiate contro le ingiustizie sia quello di combattere il patriarcato utilizzando tutti gli strumenti a nostra disposizione. So che è una visione controversa, ma voglio ricordare alle persone che per secoli la violenza sulle donne è stata consentita”.
Le donne cosa possono fare nel loro piccolo?
"Il patriarcato è un polpo che si insinua nella società attraverso i tentacoli che rappresentano diverse forme di violenza. Dobbiamo aiutare le donne a combattere contro il patriarcato mantenendo viva la loro rabbia.
Sono educate a essere carine, educate e affabili fin da piccole invece devono imparare a tenere alta la propria rabbia per imparare a difendersi contro le ingiustizie e a crescere come donne consapevoli".
In Italia è attuale il dibattito sulla maternità surrogata, qual è la sua posizione?
"Sia che si tratti della persona con l'utero sia dei genitori che lo affittano, la mia principale preoccupazione come femminista è quella di tutelare l'autonomia del corpo femminile".